Francesca De Mori ci racconta “altre Strade”

Mondospettacolo è lieta di intervistare Francesca De Mori, interprete molto raffinata, voce limpida e ben usata, che unisce in modo eccellente la musica jazz alla canzone d’autore. Proviamo a conoscerla meglio:
 

Perchè Francesca De Mori ha iniziato a cantare?
Innanzitutto grazie per le domande molto carine che mi ponete. Ho modo così di ricentrarmi e portare alla coscienza alcuni episodi anche passati. Francesca ha iniziato a cantare perchè fin da piccola le dicevano che aveva una bella voce e che era bello sentirla cantare,  lo chiedevano proprio. Cantava perchè il  papà  durante i suoi lavori nei campi cantava e non c’era più grande felicità che essere la gioia del proprio padre e cantare con lui; cantava perchè la sorella le faceva cantare le canzoncine dei bambini con semplicità.
Canto grazie alla sensibilità della mia maestra delle elementari che oramai non c’è più ma che mi piace ricordare con nome e cognome. Si chiamava Maria Rosa Ricchieri e credo abbia intuito che in quella bambina molto molto vivace e animata si annidava una richiesta, un bisogno di essere vista e ascoltata. Certo non sapevo che si poteva essere una cantante, una che dà voce alla musica e vivere di questo. Alcuni amici, dopo varie peripezie, e mentre svolgevo attività di assistenza agli anziani, mi hanno suggerito di fare la corista per un gruppo musicale e da lì è partita la mia nuova vita. L’ho iniziata e adesso sono qui ancora con quella bambina, che è più temprata dagli anni e dall’esperienza della Francesca adulta, ma che ogni tanto mi prende per mano e canta con me.
 
Puoi raccontarci della tua preparazione artistica, e svelarci in quale artista forse hai sognato di “reincarnarti?”
Domanda originalissima. Parto subito dal fondo dicendoti che vorrei reincarnarmi in un’artista di canto indiano o una sacerdotessa egiziana; ricevevano una buona educazione in campo artistico e specialmente musicale. Per fare questo dovrei tornare indietro nel tempo. Poi sono sempre stata affascinata dal teatro canzone, per me Gaber, Milva, Ornella Vanoni sono grandi riferimenti. Attualmente ammiro molto anche Maddalena Crippa, attrice. La mia preparazione artistica e di studio realmente l’ho iniziata a 27 anni circa. Dopo aver girato il Nord Italia con orchestre di liscio, di musica dance ed aver svolto esperienze di piano bar mi sono innamorata di Milano e con un percorso di 5 anni, mentre lavoravo come cameriera e come cantante, ho terminato gli studi musicali. Finalmente poi, dopo un corso di un anno e preparatorio, ho potuto iniziare anche ad insegnare canto, e a occuparmi solamente di ciò che amo di più al mondo. Ho dovuto però rinunciare alle sicurezze che comporta un lavoro “normale”, retribuito regolarmente, con ferie etc. Non è un percorso semplice, lo devi fortemente volere accettandone i grandi alti e bassi.
 
Cos’è la musica e il canto per Francesca De Mori?
L’idea di un suono “creatore del mondo” appartiene a culture lontane. Comincio dicendo che musica e canto sono la possibilità di sentirsi collegati per ogni essere umano al divino, ma soprattutto alla parte più profonda di noi. Con il suono della nostra voce, non importa se cantanti o no, ci è dato un potere curativo enorme. Troppo? No, è così. La vibrazione degli elementi naturali: il vento,  il fuoco, l’acqua, il movimento del respiro che avviene fuori e dentro di no, ci fanno stare bene. Credo che attraverso  la musica l’essere umano possa sentirsi molto vicino all’essenza della natura. Il canto per me è stato respiro, direzione, energia, anche sofferenza in alcuni momenti precari economicamente e di salute.
Quale messaggio vuole trasmettere il tuo nuovo lavoro “Altre Strade?”
“Altre strade” è dedicato a chi qualche volta ha perduto la speranza e si è sentito smarrito. L’invito è di ritrovare sempre la propria forza, di avere fiducia nella scintilla che si accende da sè, realizzando la bellezza che tutti portiamo dentro, che ci tiene in vita e che ci rende unici e indispensabili gli uni agli altri.
Di quali musicisti ti sei avvalsa per la realizzazione dell’album?
 
“Altre strade” nasce dalla scrittura, parole e musica, di Daniele Petrosillo. Collaboro con lui alla parte letteraria solo nel brano “Altre strade. Il disco si compone di 5 brani inediti e 3 interpreti e autori noti. Si rende omaggio alla canzone d’autore, l’idea è di riprendere la canzone d’autore italiana, arricchendone la parte musicale. Nei brani originali la scrittura è contraddistinta da influenze jazzistiche e questo contribuisce a non rendere i brani facilmente catalogabili dal punto di vista del genere musicale. L’incontro con il pianista e arrangiatore Salvatore Pezzotti è stato un “matrimonio artistico” e in lui abbiamo trovato slancio per preparare tutti i brani. Suoi gli arrangiamenti del Quartetto d’Archi Archimia – Paolo Costanzo, Andrea Anzalone, Serafino Tedesi, Matteo Del Soldà – ospiti nel disco assieme a Raffaele Kohler alla tromba e flicorno. Nel disco viene data importanza, oltre che alla parte melodica e armonica, anche alla parte ritmica con tempi inusuali – 5/4, 7/4 – e fondamentale è stato l’apporto musicale di Rino Dipace.
Lo porterai in giro in qualche live?
Da alcuni mesi abbiamo realizzato alcuni concerti che ci hanno permesso di sperimentare il live. E’ molto emozionante per noi. A settembre ripartiamo con una serata il 15 a Lezie di Garlasco, il 28 ottobre al Teatro Verdi di Cassolnovo – Pv- e il 18 gennaio 2018 saremo al Jazz Club Bonaventura di Milano. Presto ne aggiungeremo altre date che sono in fase di programmazione. Tutte le date vengono aggiornate sulla mia pagina artista su fb.
Se è vero che il frutto di un artista rispecchia la sua vera personalità musicale, qual’ è la tua, visto che sei un misto di jazz e canzone d’autore?
La mia personalità musicale è a servizio della musica e delle persone che mi ascoltano. In questo senso quando interpreto una canzone prima di tutto ho bisogno di sentirla e poi mi dono per come la percepisco nella psiche,  mi accade alcune volte che si compia qualcosa che mi supera e va oltre.
 
In che dimensione preferisci esibirti tra Jazz Club, Teatro…
 
Non ci sono preferenze, le dimensioni raccolte e silenziose sono le più intriganti. Quasi spaventevole è il silenzio in alcuni teatri.Lì mi sento all’inizio impaurita, ma poi quando tutto inizia sento una gratitudine immensa verso … se dico Universo è troppo?
Ti piace riascoltarti?
Domanda molto difficile. Grazie ad un nuovo percorso di studio in Germania, sto accogliendo parti di me che prima non notavo. Dura non essere critici verso ciò che si realizza. Ho imparato un modo molto semplice per “fregare” il mio perfezionismo e quindi ora dentro di me convivono due entità, la prima mi guarda con amore, non mi giudica ed è fiera di me, per le fatiche fatte, etc.; la seconda invece non mi conosce e cerca di dare un parere asettico, ma imparziale, come se mi vedesse per la prima volta. Forse fa un pò sorridere, ma con me funziona parecchio. Poi posso fare interagire le due parti e io in un certo senso godermi lo spettacolo.
 
Hai già in mente cosa sarà il prossimo lavoro per quando deciderai di metterlo in cantiere?
Sto cominciando a pensare insieme a Daniele Petrosillo al prossimo disco.Qualche novità ci sarà, la realizzazione non la vedo così lontana. Spero di potervene riparlare molto presto. Grazie a voi e un saluto a chi mi leggerà.
 
 
Grazie per averci concesso questa bella chiacchierata.