Francesco Baccini è una figura unica della musica italiana: cantautore, pianista, provocatore ironico e acuto osservatore del mondo. In quasi quarant’anni di carriera ha scritto canzoni che mescolano sarcasmo, malinconia e denuncia sociale, sempre con uno stile inconfondibile. Oggi lo incontriamo per parlare di passato, presente e futuro, con la schiettezza che lo contraddistingue.
Francesco, ti definiresti un “outsider” del panorama musicale italiano?
Sono un outsider della vita, non solo della musica. Anche nei momenti di maggiore popolarità, quando ero quasi “trendy” – parola che mi fa ridere – il mio successo era da outsider. Canzoni come Sotto questo sole o Le donne di Modena non erano certo ballabili né costruite a tavolino per fare successo. Non erano brani da marketing, eppure hanno funzionato. Io sono sempre stato fuori dagli schemi.
Guardando indietro, c’è un momento della tua carriera che consideri una svolta?
Sì, la svolta è stata quando ho potuto fare il mio primo disco come volevo io, grazie a una botta di fortuna. Se fosse stato per i discografici, non sarebbe mai successo. È stato Vincenzo Mollica a cambiare tutto: ha sentito i miei pezzi e mi ha chiesto quando sarebbe uscito il disco. Io gli ho detto che non c’era nulla in programma, e lui ha fatto una telefonata. Da lì è nato Cartoons, il mio primo album, fatto a modo mio.
Hai mai avuto pressioni per adeguarti al mercato discografico?
Sempre. I discografici esistono per romperti le scatole, è il loro mestiere. Io li odio, fondamentalmente. Dovrebbero fare gli impiegati: io creo il prodotto, tu lo vendi. Punto. Invece si credono artisti, pensano di sapere cosa funziona meglio di te. E da quando hanno preso il sopravvento, la discografia è collassata, è morta. Questo è il risultato.
C’è un brano a cui sei particolarmente legato, anche se meno noto al grande pubblico?
Sono legato a tutti i miei brani, altrimenti non li avrei incisi. Il fatto che alcuni abbiano avuto meno successo è casuale, spesso perché non sono stati promossi abbastanza. Dopo trentacinque anni di concerti, me ne accorgo: la gente mi dice “Ma questa canzone? Perché non la conoscevo?”. Il pubblico è ingenuo, pensa ancora che una canzone passi in radio perché è bella. Magari! La bellezza è l’ultimo dei problemi.
In passato hai collaborato con artisti molto diversi, dai Ladri di Biciclette a Fabrizio De André. Cosa ti porti dietro da quelle esperienze?
Ogni mio album contiene diecimila mondi musicali diversi, quindi collaborare con artisti così differenti è naturale per me. Ho lavorato con Branduardi, con i Sottotono, e tanti altri, e mi diverto proprio per questa varietà. Ogni collaborazione mi lascia qualcosa: un punto di vista, un approccio, un modo di vivere la musica. È come viaggiare in mondi diversi.
Come vedi la musica italiana di oggi? C’è qualcuno che apprezzi davvero?
La musica italiana di oggi è un discorso complesso. Ci sono artisti validi, ma il sistema è cambiato. Non voglio fare il vecchio che dice “ai miei tempi era meglio”, ma la verità è che oggi conta più l’immagine del talento. Qualche nome? Ci sono, ma non li dico, sennò sembra che voglio fare il talent scout! Diciamo che apprezzo chi ha qualcosa da dire e lo fa con onestà.
I talent show: opportunità o trappola?
Sono una trappola. La televisione non c’entra niente con la musica. Alla TV interessa il trash, il gossip, l’audience. La musica non fa ascolti, punto. I talent show sono un gioco televisivo, non un trampolino per artisti veri. Chi ci casca rischia di bruciarsi.
Se potessi parlare con il Baccini ventenne, cosa gli diresti?
Gli direi: “Cazzo, ma come hai fatto?”. Sul serio, guardo indietro e mi chiedo come sia riuscito a farcela partendo da sotto zero. Oggi, con il mercato di adesso, quello che ho fatto sarebbe quasi inconcepibile. Gli direi di continuare a crederci, ma anche di prepararsi a un mondo che non sempre premia il talento.

E oggi, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Io vivo tirando fuori sogni dal cassetto, è la mia normalità. Non ho un sogno fisso, perché ogni giorno ne invento uno nuovo. Continuare a fare musica a modo mio, senza compromessi, è già un sogno che realizzo ogni giorno.
Lascia un commento