Francesco CAMIN: un disco, un alberoe un cantautore

Che bella sensazione di pulito dietro le note un po’ vere e un po’ digitali di questo nuovo disco di Francesco Camin. Si intitola “Palindromi” e in qualche misura coniuga a se la vita di ogni giorno, le distopie del futuro e un po’ quella sua visione che lo conduce a considerare la natura (e gli alberi nello specifico) come deterrente e senso primo da restituire a questa vita artificiale. Che poi, quasi in controtendenza, questa canzone d’autore è figlia di queste tecnologie moderne, suoni sintetici, confezioni industriali… nonstante questa che di suo par essere un ossimoro, CAMIN ci regala una canzone semplice, di liriche semplicemente popolari. Niente di scontato sul fronte estetico e musicali di questi “Palindromi” geneticamente ispirati dall’artista.

Il nostro magazine parla di estetica. Ovviamente la bellezza è donna come avrai immaginato dai nostri contenuti. Ma non solo donna… anche estetica dell’anima, quindi cultura, quindi sapere. Per te l’estetica invece cos’è?
Per fortuna partiamo con una domanda semplice! Sarò sincero, non so rispondere precisamente. Posso prendere spunto dalla definizione di estetica e cioè “settore della filosofia che si occupa della ricerca del bello”; nella mia esperienza vissuta finora mi sento di dire che mi piace provare a vedere il bello in qualunque cosa mi circondi, cercando di calmare i sensi che siamo soliti utilizzare per decifrare il mondo che conosciamo, lasciando così che sia il cuore a vedere e a parlarmi.
Se dovessi racchiudere il senso di estetica in un concetto solo lo farei volgendo lo sguardo alla natura: negli alberi e più in generale nelle manifestazioni naturali c’è tutto il bello di cui abbiamo bisogno.

Parliamo ad un cantautore: dunque l’estetica della forma canzone per te che requisiti deve avere?
Diciamo che esistono delle regole secondo cui una canzone risulta più ascoltabile, più “catchy”, insomma più fruibile.
Mi piace però pensare che le regole esistano per essere messe in discussione, quindi diciamo che una canzone può essere bella non rispettando nessun canone di scrittura o composizione.
Te ne accorgi se una cosa è bella, che sia o meno collocata in un contesto musicale o artistico.

E a questo disco che estetica hai voluto dare? E poi come l’hai messa in contatto con i suoi contenuti che sono tutt’altro che esteticamente superficiali?
È un disco che fonde la musica con la natura, lo si può dedurre dalla scelta dei colori del packaging, dal formato, dal fatto che all’interno oltre al disco che suona c’è anche un disco di carta che germoglia davvero.
Credo che il contatto tra l’estetica dell’album e i contenuti espressi al suo interno funzioni, personalmente sono soddisfatto del risultato e osservando la copertina mi sento di dire che la musica racchiusa risuoni bene con le sfumature raccontate a livello visivo e tattile.

Secondo te, restando su questo tema, l’uno pregiudica l’altro? Cioè voler essere di qualità e sensibilità si pregiudica l’immediatezza del bello e del gustoso?
Dipende sempre dal filtro di visione di ognuno. Non esiste niente di oggettivo, qualsiasi cosa è tremendamente soggettiva perché declinata da ognuno attraverso le sue percezioni.
Detto questo, personalmente non trovo distanza tra “qualità” e “immediatezza del bello”, ci sono tantissimi prodotti, artistici e non, che sono belli secondo i canoni comuni ma che allo stesso tempo trasmettono messaggi importanti.
Anzi, credo che le vere grandi opere presentino entrambe le caratteristiche!

Palindromi. Un senso di percorrenza doppio. Anche un dare ed avere. Per te cosa significa?
“Palindromi” è un titolo che mi è stato consigliato da una persona con la quale ho condiviso molto, che rimarrà nel mio cuore, e alla quale è stato dedicato l’album.
Si chiama Anna, un palindromo appunto 🙂
C’è poi un significato alla scelta della parola: quando due persone sono fuse nell’amore vero, cioè quando le loro anime si toccano, danno vita ad una terza entità, una cosa nuova che non appartiene a nessuno dei due ma alla quale appartengono entrambi. Questa terza “cosa” è un vero e proprio palindromo, perché è il risultato dell’intreccio dei due, che quindi può essere “letto” in entrambe le direzioni mantenendo lo stesso significato.

E dunque oggi Camin, dopo questo disco, cos’ha di più nello zaino della vita?
La voglia di inciderne un altro!