Francesco Garito: la semplicità della parola

Quello di Francesco Garito è un disco semplice di suoni e di estetica. Un disco che torna alle origini quando non c’erano computer. E per noi che l’estetica sembra fondamentale ci sembra assai stimolante e interessante confrontarsi con chi, in qualche misura, l’estetica sembra proprio volerla mettere da parte. Ecco quindi una nuova testimonianza di come il tornare alle origini sembra essere oggi una tendenza diffusa. La canzone d’autore del toscano Garito in questo disco dal titolo “L’Attesa” è una canzone registrata in analogico e non in digitale, un lavoro che non guarda al gusto estetico in senso stretto, non sottolinea passaggi e tempi per funzionare secondo le mode del main stream. Quello di Garito invece è un fare musica istintivo che pensa al messaggio e da questo non prescinde. Non a caso questo nuovo video “Evisioni” in cui l’artista toscano musica una poesia di Paolo Dattola dimostra come lunghezza e ripetitività siano scogli a lui assolutamente indifferenti. Ed il risultato pare dargli ragione. L’intervista per gli amici di Mondo Spettacolo:

Partiamo subito con una domanda conflittuale. Noi di Mondospettacolo siamo molto attenti all’estetica delle cose e dei suoi protagonisti. A quanto pare la tua forma canzone all’estetica volta le spalle. O sbaglio?
Ma se per estetica intendiamo l’aspetto del bello e la forma dell’armonia io trovo che il mio lavoro non abbia assolutamente voltato le spalle a tutto ciò anzi lo abbia cercato su strade magari poco battute ma non per questo meno affascinanti e ricche di bellezza.

Secondo te dunque l’estetica delle cose è meno importante se paragonata al messaggio e al contenuto?
Al contrario credo che l’estetica sia una parte importante, ma non la sola, di un progetto e che aiuti a sostenere i contenuti. Forse dovremmo stabilire cosa è l’estetica oggi e quanto sia soggettivo il concetto di bellezza.

Si torna a parlare di Francesco Garito e di questo lavoro “L’Attesa”. Perchè secondo te siamo tutti così affamati di visibilità oggi?
Intanto chiarisco subito che il mio intento nel produrre un opera non è certo la visibilità o meglio non è questa ricerca che fa muovere il mio processo creativo. Credo ci siano più livelli di visibilità e soprattutto delle strade molto facili e molto veloci da percorrere per avere dei riflettori puntati addosso, non so di preciso cosa insegua la gente, scrivo canzoni non sono un sociologo, ma credo che ognuno di noi voglia affermare il proprio posto in questo mondo e la differenza la fa la strada che si decide di percorrere.

“Evisioni” come anche il primo singolo estratto “Fahrenheit 451” sono linguaggi musicali ed estetici molto lontani dai prodotti cosiddetti main stream. Dunque il tuo non è un voler apparire ma un voler esserci… che è molto diverso o sbaglio? Oppure, tanto per parafrasare il testo della canzone, questo significa un trasgredire alle regole dell’omologazione, un tradire a suo modo… ?
Come dicevo è la strada che ho deciso di seguire, la meno battuta ma quella che mi da più soddisfazioni, il mio modo di dire le cose e di affermare me stesso, poi se non coincide con i gusti diffusi non è un problema mio, mi accontento di arrivare anche solo ad un ascoltatore. Trasgredire le regole oggi è molto meno rock di 40 anni fa.

Uno sguardo clinico all’estetica della canzone d’autore oggi. Tasselli che scriveranno il futuro o semplici oggetti d’arredo?
Le canzoni oggi non incidono sulla società, non spostano opinioni, non determinano comportamenti, forse riescono ad alleviare la quotidianità di pochi, la canzone d’autore è una nicchia, un rifugio per appassionati, credo che in futuro si parlerà di canzone d’autore come si parla oggi della carboneria !! Il linguaggio è cambiato, i modi ed i mezzi di comunicazione sono cambiati, non so se sia bene o male ma bisogna essere consapevoli di tutto questo.