Frank Bramato: la bellezza passa anche per le non forme

Semplicemente non forma. O quantomeno ricerca della stessa senza aver paura di osare, senza aver paura di deformarne che anche altro ha una forma tutta sua. E forse la bellezza di Frank Bramato, nel riascolto di questo lavoro dal titolo “Non essere”, è decisamente foriera di altro oltre che al solito cliché della forma conosciuta. Disco di sperimentazione della forma ma anche di classicismo nella stessa, di intelligente presa per i fondelli ma anche severa denuncia della pubblica piazza (come del personalissimo orticello poetico). Dal sociale al profondo, Bramato non lascia fuori nulla. E che nessuno si senta escluso… in fondo Frank Zappa non è morto per nulla.

Noi iniziamo tutte le nostre interviste parlando di bellezza. Una parola importante per un artista… e tu con la bellezza giochi, denunciando proprio il suo aspetto estetico superficiale. Per te cos’è la bellezza?
La bellezza è un concetto universale che attraversa milioni di soggettività, e nonostante questi articolati passaggi riesce sempre a tornare pura e limpida così come era partita. Purtroppo di questi tempi spesso si confonde la bellezza con la mera estetica, che al contrario della prima è soggetta a mutazioni costanti. L’estetica cambia volto e forma a seconda delle mode ed annulla ogni tipo di soggettività in cambio di un’omologazione di massa destinata a mutare costantemente senza lasciare traccia. Cerco di cantare inneggiando al bello, quello che riempie l’anima e ci accompagna come un esempio universale in cerca di interpretazione .

Appunto di essenza e di “Non essere” parliamo… la società di oggi misura l’uomo in tutt’altro vero?
Qualche anno fa sembrava che la “nuova rivoluzione digitale” dovesse cambiare le sorti del mondo, dando spazio a chiunque volesse esprimersi senza necessariamente essere vincolato da niente e nessuno. In parte è stato così, è meraviglioso poter usufruire di questi mezzi e sfruttare la tecnologia per arrivare a “costruire”. Ho fatto diversi tour nei Balcani proprio grazie all’internet, organizzati da casa con dei semplici click. La tragedia avviene quando questi mezzi si impossessano in maniera incondizionata dell’individuo, pilotandolo, distraendolo e portandolo a pensare che quello che dice e fa sia frutto di un suo pensiero, quando in realtà sta solo replicando un “non messaggio” che per qualche strano motivo si perpetua . Questo vale per la politica, per l’arte, la religione ed ogni aspetto della società. Che peccato! Non esiste essenza senza l’essere , per questo motivo meglio Non Essere.

E parlando invece di estetica… che ci dici di questa copertina?
Ho avuto la fortuna di conoscere tante belle persone nel mio percorso artistico. Con molte è scattata un’affinità particolare che dura negli anni. È il caso dell’artista Grazia Riccardo, alla quale mi sono affidato completamente per la realizzazione di questa copertina. Conoscevo già le sue doti e la sua sensibilità ed ero certo che sarebbe venuta fuori una copertina che rispecchiasse l’album. Così è stato, ha ascoltato, letto ed interpretato con la mano di una pittrice. Sono molto contento perché da adesso in poi le due opere viaggeranno insieme facendosi compagnia.

Come anche i colori spesso scuri, la poca luce, l’intimità o (penso io) il “non vedere” sfacciatamente le forme… ho interpretato bene questo aspetto grafico che ricorre quasi ovunque, dalle foto ai video?
I video sono stati girati (in maniera magistrale) dai ragazzi di FXVIDEO Aron e Matteo, partendo dallo stesso principio: ascoltare ed interpretare senza alcuna forzatura . “Il flusso è libero” e quasi sempre va dove deve andare, portando con se i colori e le immagini che preferisce. Per quanto riguarda il “non vedere” hai interpretato benissimo, ho sempre preferito la penombra alla luce, forse per nascondere la miriade di difetti che mi appartengono, il buio mi aiuta a riflettere, la luce mi ha sempre fatto paura.

Dal pop alle sperimentazioni vocali: che disco è questo?
È un disco che mette insieme tutto quello che nella mia testa si è accumulato negli anni. Credo che un musicista, per quanto creativo ed eclettico, subisca in maniera incondizionata l’influenza di tutto ciò che ascolta. Ho sempre adorato la musica “storta”, quella che non segue necessariamente una forma stabile e riconoscibile, e questa sicuramente ha fatto da collante durante la stesura dei brani, ma dentro di me c’è anche il pop, il rock e le esperienze di ascolto che ho fatto durante i viaggi. La voce è il mio strumento principale, parto quasi sempre da lì seguendo le orme lasciate dai grandi maestri, uno tra tutti Demetrio Stratos che ha condizionato il mio modo di intendere la voce o meglio la vocalità.

Dunque: essere o non essere?
É questo il dilemma! Un dilemma eterno che va approfondito attraverso l’intimità. Non si può essere se si appartiene alla società, alla massa, al sistema . Sarebbe presuntuoso se dicessi che la cosa non mi riguarda ma cerco di divincolarmi per quanto sia possibile attraverso l’arte, che mi fa evadere per piccoli istanti da tutto il resto. La “ricaduta” è sempre traumatica ed è per questo che lotto con tutte le mie forze per arrivare a “Non Essere”.