Fuoricampo: le difficoltà dei migranti

Il calcio come aggregatore, come salvezza, come passaporto per la libertà e la ricchezza è un leitmotiv molto usato e abusato. Il collettivo Melkanaa, in collaborazione con l’Università di Roma Tre, utilizza il calcio per denunciare le difficolta dei migranti in Italia attraverso il documentario Fuoricampo.

La Liberi Nantes Football Club è una squadra di calcio composta da rifugiati e richiedenti asilo che partecipa al campionato di terza categoria. La squadra, però,  non può concorrere al titolo dato che alla maggior parte dei suo componenti mancano ancora i documenti per soggiornare regolarmente nel nostro paese. La loro esclusione diventa l’emblema della loro esistenza: l’essere confinato ai margini, senza alcuna possibilità di integrazione a causa di lentezze burocratiche ed incomprensione linguistiche.

Il documentario segue alcuni giovani neri per le strade di Roma, evidenzia attraverso i loro sguardi e le loro parole tutta la sofferenza e solitudine che stanno attraversando.

Fuoricampo è un documentario che, in realtà, nulla apporta al panorama cinematografico o sociale. Infatti, se la regia è spesso incerta e la sceneggiatura frammentaria e superficiale, il film rischia di essere travisato e di infiammare gli animi già polemici della nostra società.

I giovani migranti, infatti, sono ritratti nella loro quotidianità: in salute, forti e robusti, ben vestiti e con cellulari di ultima generazione. Sognano una vita migliore, che cercano in Italia.

Anche gli italiani quando migrarono nelle Americhe lo fecero per scappare da situazioni di guerre e povertà. Pertanto, è una situazione che bene conosciamo in tutta la sua drammaticità e profonda sofferenza.

La questione della migrazione è un tema delicato e complesso, considerando che al centro ci sono delle vite umane. Ridicolizzarlo o trattarlo con superficialità risulta controproducente e molto pericoloso.

Fuoricampo vorrebbe riflettere su una questione purtroppo drammaticamente reale, rivelandosi, invece, solo un confuso collage di visi e situazioni anonime.

 

 

Anastasia Mazzia