Oh, Italia, terra di bellezze senza tempo e di idee che sembrano uscite da un film di fantascienza scritto male. L’ultima trovata? Dimenticatevi “mamma” e “papà”, ora ci sono “Genitore 1” e “Genitore 2”. Una scelta che, in teoria, dovrebbe innovare, ma che nella pratica trasforma tutto in una parodia involontaria. Vi siete mai chiesti come suonerebbero i titoli di film e canzoni se applicassimo questa regola? Spoiler: il risultato è un mix di risate e sconcerto per il destino della nostra cultura.

Partiamo dal cinema. Il leggendario “Mamma Roma” di Pasolini? Diventa “Genitore 1 Roma”, un titolo che sembra più un codice fiscale che un’opera d’arte. “Mamma Mia!”? Semplice: “Genitore 1 Mia!”, perfetto per un musical su un impiegato statale smarrito nei suoi doveri. E che dire di “In viaggio con papà” con Sordi e Verdone? Ora è “In viaggio con Genitore 2”, che sa di road movie per compilare moduli anagrafici.

Le canzoni non sfuggono al delirio. “Viva la mamma” di Edoardo Bennato? Ecco “Viva Genitore 1”, un inno che perde tutto il suo calore e sembra celebrare un’entità amministrativa. “Ciao mamma” di Jovanotti? Diventa “Ciao Genitore 1”, un saluto che potrebbe essere diretto a un call center. “Sei forte papà” di Gianni Morandi? Ora è “Sei forte Genitore 2”, un titolo che trasforma un abbraccio in una valutazione da colloquio di lavoro. “Mi scappa la pipì papà” di Pippo Franco? Semplice: “Mi scappa la pipì Genitore 2”, roba da far scappare anche la poesia. E “PadreMadre” di Cesare Cremonini? Ovvio: “Genitore 2 Genitore 1”, un binomio che sembra un’equazione mal riuscita.

Ma il capolavoro arriva con “Piange il telefono” di Domenico Modugno. Immaginiamo il testo riscritto:
Pronto
Ascolta Genitore 1 è vicino a te?
devi dire a Genitore 1
c’è qualcuno che
Chi sei il signore dell’altra volta?
vado a chiamarla ma sta facendo il bagno
non so se può venire
Dille che son qui
dille che è importante
che aspetterò
Ma tu hai fatto qualche cosa alla mia Genitore 1?
quando chiami tu mi dice sempre
digli che non ci sono
Ma dimmi sai scrivere di già
è bella la tua casa
a scuola come va?
Bene ma dato che la mia Genitore 1 lavora
è una vicina che mi accompagna a scuola
però ho solo una firma sul mio diario
gli altri hanno quella del loro Genitore 2 io no
Dille che son qui che soffro da sei anni
tesoro proprio la tua età
Eh no! io ho cinque anni
ma tu la conosci la mia Genitore 1
non mi ha mai parlato di te
aspetta, eh…
Un dialogo struggente ridotto a un’interazione da sportello pubblico. Addio emozione, benvenuta burocrazia.

E ancora: “Mamma Maria” dei Ricchi e Poveri diventa “Genitore 1 Maria”, un nome da assistente virtuale più che da hit estivo. “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York” si allunga in “Genitore 1 ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York”, troppo lungo persino per un biglietto aereo. E “La mamma è sempre la mamma”? Ora è “Genitore 1 è sempre Genitore 1”, una frase che potrebbe vincere il premio per la tautologia più inutile dell’anno.

Siamo seri: questa mania per i termini asettici sta trasformando l’Italia in un esperimento linguistico degno di un laboratorio. “Mamma” e “papà” non sono solo parole, sono radici, emozioni, pezzi di storia. Sostituirli con “Genitore 1” e “Genitore 2” non è un passo avanti, è un salto nel grottesco. L’Italia sarà pure la culla della cultura, ma a questo ritmo rischia di diventare la culla del ridicolo.


4 risposte a ““Genitore 1 e Genitore 2: Quando l’Italia Riscrive Film e Canzoni nel Nome del Ridicolo””

  1. Avatar Silvio VARETTO
    Silvio VARETTO

    Condivido. Grande Direttore

    1. Avatar DIRETTORE

      Grazie mille 🙂

  2. Avatar Silvio VARETTO
    Silvio VARETTO

    Complimenti Direttore

    1. Avatar DIRETTORE

      Grazie mille 🙂

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