GIACOMO DEIANA: luce dentro questo “Single”

Lavoro di grandissimo cuore quello che arriva pensando al suono di Giacomo Deiana, chitarrista, cantautore sardo ma anche, mi si passi il termine, collettore emotivo. Non-vedente da giovanissima età, sarà un grandissimo interesse affrontare con lui il nostro consueto punto di vista sulla bellezza e non solo ovviamente. Questo nuovo disco dal titolo “Single” uscito per la RadiciMusic di Firenze si fregia di un video del singolo “Serena” diretto da Marco Oppo dal forte impatto emotivo… un tautogramma di sole “s” dedicato a tutti noi che possiamo guardare e che per troppo tempo passiamo la nostra vita senza vedere. L’opera di Deiana, un delicato linguaggio d’autore  a spasso tra pitture pop e strumentali di sola chitarra acustica, resta comunque un piccolo momento di astrazione individiale che di certo ne si fa scudo ne cerca soluzioni mediatiche di comodo per dare alla sua voce un’importanza diversa. Sottolineiamo anche le featuring di Andrea Andrillo, Max Manfredi, Pierpaolo Liori e Giuliana Lulli Lostia. Con lui riflettiamo come di consueto sul concetto di bellezza e lasciamo scorrere questo disco da cui non ci aspettiamo alcun tipo di rivoluzione ma solo tantissimo equilibrio e semplicità:

Direi che questa volta l’intervista potrebbe non finire mai. Noi parliamo di bellezza. E per chila guarda la bellezza è un veicolo sfacciato di effimera superficialità. Per chi che, come te, che non la vede come la sente e che significato ha la bellezza?
Che gran complimento mi fai ritenendomi all’altezza di rispondere ad una domanda così complessa, grazie!
Fortunatamente il concetto di bellezza è così impalpabile, soggettivo e mutevole che appartiene, con sfumature e declinazioni differenti, ad ogni essere umano, quindi, anche il fatto di non vedere, non limita la fruizione di ciò che da piacere, stupisce, spiazza, modifica le prospettive, ribalta le certezze, colpisce d’improvviso, fornisce nuovi e sempre diversi significati di armonia, in precario e momentaneo equilibrio su ciò che ci sembra rispecchiare canoni che vorremmo fossero eterni ma che eterni non sono.
Anche la parte che necessariamente è mediata da uno sguardo terzo può essere goduta, magari affidandosi alle parole di chi sa meglio rendere la potenza di un’immagine, la meraviglia di un paesaggio, anche se non è sempre facile.

Tutto questo non prescinde dal tuo essere artista. Dunque la bellezza estetica che arriva attraverso la forma canzone, che nel tuo caso è anche forma di sola chitarra, quanto concorre, quanto vincola la stesura e la finitura di una composizione?
Per spiegarmi al meglio mi aiuta ricorrere ad una metafora culinaria: facciamo conto di avere a disposizione tutti gli ingredienti possibili e immaginabili e di dover comporre dei piatti per una cena.
Se utilizziamo sempre, per ogni piatto, tutto ciò che abbiamo nella dispensa rischiamo di ottenere pietanze che hanno lo stesso sapore. Così per le canzoni è fondamentale saper scegliere cosa far risaltare, quali colori, quali atmosfere ricreare, perché sarà necessaria la sintesi, il colpo d’occhio, un’immagine, sì in movimento, ma limitatamente ai pochi minuti della durata del brano.
Confesso di essere uno che se ha a disposizione cinque minuti di musica se li prende tutti, alla faccia della modernità che vorrebbe ogni brano della durata massima di tre! Per rispondere ulteriormente alla tua domanda aggiungo che non c’è comunque limite nello scendere a curare il dettaglio minuzioso, il particolare, anche quando, anzi, forse soprattutto quando, è un solo strumento a reggere la tensione narrativa. Per la gioia di fonici e produttori!

La bellezza delle parole. La bellezza dei suoni.” Tutto Tramonta” da una parte, dall’altra Barcellona-Saragoza. Da una parte la guida, dall’altra il viaggio. Sono significati diversi di bellezza. A cosa risponde questa diversa necessità di fare musica?
Tenendo presente che quasi mai decido a priori quale sarà il mezzo più adatto ad esprimere ciò che voglio rappresentare, posso dirti che, in questo caso particolare, il sound e il ritmo che mi stavano restituendo la mia chitarra classica mi sono sembrati perfetti per raccontare di un viaggio del passato. Quindi non solo si tratta di un viaggio, ma del ricordo di un viaggio.
Al contrario “Tutto tramonta” è un po’ un capolinea, non definitivo, ma fotografa l’incontro tra due persone che sono state provate dalla vita e che si promettono reciproca protezione e sostegno per il presumibilmente difficile proseguo del viaggio. A dispetto di ciò che alcuni hanno pensato è un brano pieno di speranza. Infatti tutto tramonta sta a significare che anche le sofferenze hanno fine, che nuovi giorni nasceranno e che il peso dei pensieri, delle convenzioni sociali, la troppa teoria, potranno lasciare spazio a nuove esperienze.

Parliamo di questa copertina? Un lavoro interessante…
Quando devo decidere quale sarà la prima immagine che si troverà davanti chi verrà in contatto con il mio lavoro parto dal presupposto ovvio che io non sarò tra i fruitori diretti di questo primo impatto visivo.
Quindi la mia scelta ricade innanzitutto su un artista del cui spirito poetico sono assolutamente certo, che so che sarà in grado di valorizzare con la sua opera il contenuto del mio disco, addirittura anticipandolo e preparando l’ascoltatore a ciò che ci troverà dentro.
In questo caso Stefania Ariu, che è anche una ceramista di primissima qualità, è stata la mia scelta, per così dire, a colpo sicuro!
Pochi tratti, colori decisi, la semplicità e l’efficacia…confesso di invidiare un po’ questa capacità di sintesi che a me un po’ manca!

Il singolo e il video di “Serena”, un video importante. Mi colpisce però l’estetica del testo. Solo parole che iniziano con la lettera S, ed è un esercizio che hai ripetuto due volte nel disco, perché?
Beh, in parte hai già risposto tu dicendo che ti ha colpito la scelta! Ti ha colpito perché comporre un tautogramma non è cosa facile, soprattutto perché il gioco, perché per me è iniziato così, aveva come regole quella di dare ovviamente un significato chiaro e comprensibile al testo e utilizzare solo parole trovate nella mia testa, niente vocabolario, niente google!
In realtà i tautogrammi che ho composto sono tre, ma al momento di entrare in studio – sono umano, abbiate pazienza – mi sono accorto che mandare a memoria il terzo testo sarebbe stata un’impresa ardua e, come tutti quelli che mi conoscono sanno quanto la mia pigrizia abbia impedito di includerlo nell’album!
Pensandoci bene la risposta alla tua domanda sarebbe potuta essere anche: perché è divertente!
Si fa musica anche per questo, perché è stimolante, piacevole, e percorrere nuovi sentieri è un modo per rendere ancora più divertente il processo creativo.

A chiudere: in questo mondo completamente cieco, immerso nell’effimera sostanza delle cose, chi sono coloro che guardano per davvero?
Domanda profonda che richiede una risposta personale. Direi che sono tutti coloro che scelgono di non volgere lo sguardo altrove. Non voglio correre il rischio di essere retorico, però avere il coraggio di guardarsi dentro per davvero, di cogliere la connessione inscindibile tra la nostra vita e il nostro ambiente, scoprire che la nostra felicità e quella degli altri coincidono e vivono una relazione di interdipendenza, riuscire a comprendere il valore della luce che, accesa per illuminare il cammino di chi si ha vicino, rende chiaro anche il proprio percorso, per me significa saper vedere.