Dopo aver arricchito la sua filmografia con alcuni action che avrebbero lasciato il segno (da Nikita a Léon) ed essere riuscito a sconfinare nel puro kolossal internazionale (ci riferiamo al fantascientifico Il quinto elemento), il cineasta transalpino Luc Besson decise di mettere un ulteriore colpo a segno anche nell’ambito del cinema storico, realizzando un lungometraggio ispirato ad un personaggio che dire leggendario è dire poco: Giovanna d’Arco.
La condottiera, colei che parlava col Signore e che per questo segnò per sempre il proprio destino. Una figura che venne portata sul grande schermo già diverse volte, ricordata soprattutto grazie alle pellicole dirette da Carl Theodor Dreyer (La passione di Giovanna d’Arco, del 1928) e da Roberto Rossellini (Giovanna d’Arco al rogo, del 1954).
Nel 1999, quindi, Besson sentì l’esigenza di dire la sua in proposito, mettendo in piedi un affresco storico senza badare a spese, tra ricche scenografie e costumi maestosi, più la presenza di un suntuoso cast. Infatti, Giovanna d’Arco vanta nei panni della protagonista una Milla Jovovich ancora lontana dai ruoli d’azione di Resident evil e simili, ma nel pieno del suo sodalizio fuori e dentro lo schermo col regista di Subway, in questo caso affiancata dai validi John Malkovich, Faye Dunaway e Dustin Hoffman, più un giovane Vincent Cassel.
La trama prende avvio dal momento in cui la giovane Giovanna (Jovovich) va incontro alla brutalità degli inglesi, che le uccidono a sangue freddo la sorella durante la Guerra dei Cento Anni. Con la conseguenza che la ragazza, decisa a servire il popolo francese, sotto la guida di Dio si mette alla testa di un esercito per guidarlo verso la vittoria, in mezzo a scontri violenti e brutalità senza eguali.
L’Onnipotente le ha detto che avrebbe vinto questa battaglia e che il Delfino Carlo VII (Malkovich) sarebbe divenuto re. Una profezia che la porta contro lo scetticismo e la crudezza degli uomini che comandano l’epoca che sta vivendo.
Memore della lezione cavalleresca impartita da Mel Gibson nel 1995 grazie al film Oscar Braveheart – Cuore impavido, Besson sembra deciso con Giovanna d’Arco a conseguire gli stessi risultati artistici, innalzando un monumento su celluloide alla figura femminile di questa condottiera mai dimenticata, aggiungendo al contempo alla propria galleria di personaggi un’altra sagoma forte del gentil sesso (d’altra parte è dell’autore del citato Nikita che stiamo parlando), elemento cardine del suo cinema.
Poggiando quindi sulle esili spalle di una concentrata Jovovich, l’operazione si rivela puro intrattenimento storico, tra momenti dedicati alla descrizione di un’epoca contraddittoria e bigotta (sceneggiatura a firma del regista stesso e dell’Andrew Birkin de Il nome della rosa) e vere e proprie ricostruzioni belliche, in mezzo a veritiere battaglie sanguinolente di notevole fattura.
Un’opera che scava verso la verità dei fatti, sorretta da una regia ispirata e, per fortuna, ambiziosa, gestita in modo da regalare al pubblico quel sano spettacolo che c’è da aspettarsi e accodandosi senza alcun problema alla prestigiosa e già menzionata eredità cinematografica riguardante la famosa “pulzella di Orleans”.
Con cinque card da collezione incluse nella custodia inserita in slipcase cartonato, Giovanna d’Arco rivive in alta definizione grazie a Koch Media, che lo rende disponibile in un’accattivante edizione da collezione costituita da due blu-ray: il primo dispensatore del Master Gaumont (durata 160 minuti), il secondo di quello Sony (durata 158 minuti).
Mirko Lomuscio
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