Giuseppe D’Alonzo apre il nuovo anno con un emozionante singolo “L’ora più dolce”. IL brano disponibile dal 10 gennaio vede la collaborazione della cantante Manuela Limina.
Un brano toccante che parla di due generazioni a confronto unite dall’amore, incuriositi gli abbiamo fatto qualche domanda.

Giuseppe D’Alonzo intervista
Se “L’ora più dolce” fosse un momento della giornata, quale sarebbe? Alba, tramonto o notte fonda?
Senza dubbio sarebbe l’alba, di buon auspicio e speranza per l’amore adolescenziale ma anche per l’amore maturo che cerca un nuovo slancio in una vita da vivere più lentamente, più intensamente quindi con ancora maggiore attenzione ai bisogni dell’altro. Come è giusto che sia con l’avanzare dell’età, quando ci si prende sempre maggior cura del partner e i dettagli sono sempre più importanti.
C’è stato un dettaglio o un evento particolare che ha acceso la scintilla per scrivere questa canzone?
Più che altro un momento, mentre strimpellavo la chitarra e suonavo una sequenza di accordi davvero interessante, che poi è diventata la parte dei vocalizzi.
In quel momento ho capito che stavo già suonando una nuova canzone con una struttura assai particolare, senza ritornello, ma con un fuori tonalità che funziona bene, permette un cambio di marcia e prepara il terreno all’assolo di chitarra che gode così di una enfasi iniziale importante e permette di ripartire con strofe che, pur rientrate in tonalità, possono godere di una metrica diversa e un cantato più energico. La scintilla o la chiave se volete che mi ha spinto a scrivere questa canzone è stato proprio questo passaggio che permette una decisa progressione un po’ fuori dagli schemi del PoP in termini di struttura.
Se dovessi descrivere Manuela con una sola parola musicale, quale sarebbe?
Vocalità. Senza dubbio, a mio avviso, è la sua più grande dote.
Qual è stato il momento più emozionante o surreale che hai vissuto lavorando su questo progetto?
Quando abbiamo registrato le voci e ho visto letteralmente prendere forma i vocalizzi che, aimè, vivevano solo nella mia testa e su un draft con la mia voce assolutamente non adatta al brano. È stato davvero surreale e allo stesso tempo appagante per entrambi.
C’è un verso della canzone che inizialmente era diverso e poi hai deciso di cambiarlo?
Sinceramente no, l’ho scritta di getto mentre componevo la musica.
Cosa penserebbe il Giuseppe D’Alonzo bambino ascoltando questo brano?
Pur non essendo una melodia rock blues, di cui il Giuseppe bambino era molto attratto, apprezzerebbe l’assolo di chitarra, un arpeggio ben calibrato, registrato con la hollow body che si vede nel video, una Hagstrom di origine svedese acquistata usata tanti anni fa che suona ancora davvero benissimo.
Probabilmente non avrebbe gli strumenti per cogliere tutte le sfumature ma avrebbe gli elementi per comprendere i versi in terza persona che raccontano un amore tipicamente adolescenziale, a differenza di quelli in prima persona che parlano di un amore maturo in via di trasformazione.
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