Gretel e Hansel: il figlio di Anthony Perkins rilegge in salsa horror la popolare fiaba

Come il titolo, senza lasciare spazio a fraintendimenti, suggerisce Gretel e Hansel si propone in qualità di rilettura 2020 della popolare fiaba tedesca riportata dai fratelli Grimm e manifestante non pochi punti di contatto con Pollicino di Charles Perrault.

Rilettura rientrante, però, nel genere horror e che va quindi ad aggiungersi allo stuolo di operazioni analoghe annoverante, tra le altre, il libero adattamento sudcoreano Hansel e Gretel di Yim Pil-sung, del 2007, e l’Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe diretto nel 2013 da Tommy Wirkola, del tutto improntato sull’azione e sullo splatter.

Elementi di cui, però, su sceneggiatura di Rob Hayes fa totalmente a meno questa nuova versione a firma dell’Oz Perkins autore di February: L’innocenza del male e di Sono la bella creatura che vive in questa casa, nonché figlio del compianto Anthony”Psycho”Perkins.

Versione ambientata in un imprecisato passato e in cui la Sophia Lillis dell’It cinematografico viene calata nei panni di Gretel, ragazzina fuggita di casa insieme al fratellino minore Hansel alias Samuel Leakey alla ricerca di cibo e lavoro, per poi ritrovarsi, una volta attraversato il bosco, nell’abitazione di una anziana e amichevole signora.

Anziana signora incarnata dalla Alice Krige che i fan della celluloide di paura ricordano di sicuro per essere stata interprete di Storie di fantasmi di John Irvin e del kinghiano I sonnambuli di Mick Garris e che, ovviamente, nasconde un oscuro segreto.

Perché, nonostante la carestia imperante, la donna non fa mancare banchetti senza limiti e Gretel, a differenza di Hansel, non esita a percepire che tali eccessi non possano testimoniare altro che la presenza del male.

Man mano che la oltre ora e venti di visione che prende progressivamente forma si rivela un racconto di formazione in fotogrammi infarcito di allegoria relativa a ciò che si è disposti a pagare per ottenere il potere.

Un racconto di formazione dall’impostazione piuttosto teatrale che, al di là dei suggestivi esterni impreziositi dal lodevole lavoro svolto sulle scenografie, risulta facilmente intuibile dall’importanza data alle lunghe conversazioni al chiuso affrontate dagli attori.

Ma, con ogni probabilità, Gretel e Hansel è il film che fa per voi se riuscite ad accontentarvi delle avvolgenti atmosfere funeree garantite dalla bella fotografia di Galo Olivares e dal curato lato estetico, in quanto, per il resto, caratterizzato da un’estremamente lenta narrazione e privo di sorprese e situazioni capaci di essere realmente spaventose, non può fare altro che spingere a sprofondare in un sonno liberatorio.

 

       

 

Francesco Lomuscio