Guarda chi si vede: il fantasma Camilli

Guarda chi si vede è il nuovo lungometraggio di Riccardo Camilli, dopo Giudizi universali e Peggio per me.

Un lavoro che lo ha riportato (in piena pandemia) dietro la macchina da presa e in cui Camilli scrive, dirige e… si trasforma in fantasma!

Il film ci racconta le giornate di Claudia (personaggio cucito perfettamente addosso all’attrice Gioia Vicari), commessa della periferia romana e vedova di Marco (interpretato dallo stesso Riccardo Camilli). La donna ha perso il marito in un drammatico incidente nelle Marche: un ponte è crollato a causa della scarsa manutenzione e il destino ha voluto che Marco passasse lì proprio in quel momento. Lasciarsi i dolori alle spalle e rifarsi una vita non è semplice. Gli eventi trattengono Claudia nell’immobilità, incapace di darsi la spinta per uscirne. Ma ecco che improvvisamente, come per magia, Marco riappare nella sua vita e inizia a parlarle… Il riferimento al disastro del ponte di Genova è chiaro, ma il regista rivisita gli elementi della tragedia a modo suo. Il ponte diventa quasi un non luogo e il suo crollo un lontano sottofondo. La lente si focalizza non sulle vittime dichiarate ma su quelle spesso dimenticate: coloro che rimangono. E Claudia è rimasta, con diversi compiti, tra l’altro. Su tutti, quello di essere madre della diciottenne Nina (Alessia De Mattia), figlia unica dal rapporto molto profondo con la madre, senza filtri. In certi passaggi si ha l’illusione di trovarsi di fronte a due sorelle.

Ed è proprio quella sorellanza nascosta che crea le basi per sostenersi a vicenda e affrontare gli ostacoli. Ci penserà Marco però, nelle vesti di fantasma, ad aiutarla nel passo definitivo. Eppure non siamo dentro Ghost – Fantasma: Marco non è il Sam interpretato da Patrick Swayze; non appare per stringerla un’ultima volta o cose simili. Lui è lì (con naturalezza e ironia) a spingerla tra le braccia di qualcun altro, magari quelle di Alessandro (Angelo Orlando). È lì per spronarla a dimenticarlo, a superarlo. La invita a “vivere”, un gesto di amore puro che colpisce ed emoziona il pubblico. Guarda chi si vede è un film indipendente per vari aspetti, a partire da quello produttivo, perché nasce da una autoproduzione a tutti gli effetti, con il sostegno anche del crowdfunding lanciato dallo stesso regista. Ma è soprattutto indipendente di pensiero, scevro da qualsiasi obbligo sociale che spesso impone la riflessione pesante e aulica su certi argomenti. Il film non si piange addosso. La storia sboccia attorno a un evento drammatico, questo sì, ma lo fa in maniera leggera. Una follia, verrebbe da pensare, ma non è così. Anzi, è proprio questa leggerezza (che va precisato, non sfocia mai nel banale o nel ridicolo) a rendere il film un gioiellino.

La delicatezza, stemma identificativo con cui Camilli si destreggia, è encomiabile. La si evince anche dall’assenza di accuse. Il regista sceglie di ritagliare solo un attimo di gogna per la giornalista-sciacallo di turno. Ma per il resto non ha voglia, né bisogno di denunciare o fare satira eccessiva. Non vuole rincarare la dose su argomenti specifici. Non ci sono dita puntate contro, è la storia di fondo in sé ad autodenunciarsi per quello che è. La vergogna è talmente chiara da non doverla ricalcare. Dopotutto, come viene detto dalla protagonista, non esiste una persona sbagliata in un posto sbagliato, al momento sbagliato. L’unica cosa sbagliata era quel ponte; le persone su di esso erano assolutamente giuste. Il messaggio è emozionante e lo spettatore riesce in pieno ad immedesimarsi nello sguardo asettico e perfetto di Claudia con cui si apre e chiude il film. È un’espressione di attesa, forse, quasi vuota, che ciascuno di noi può andare a riempire con la sensibilità empatica a propria disposizione. Come vivremmo se ci trovassimo al suo posto? Quanto è difficile superare e/o convivere col frastuono di un dramma che echeggerebbe in eterno dentro chiunque? Guarda chi si vede è una perla che prova a suggerirci una strada per trovare una risposta non facile ma, quantomeno, alternativa alla resa.

 

 

Alessandro Bonanni