“Vatcocc” di Guasto non è una canzone facile. Non è nemmeno una canzone “carina”.
Vatcocc” è uno schiaffo. Uno di quelli che non ti lasciano lividi ma ti svegliano.

Guasto – Vatcocc

Dopo due anni di silenzio, Guasto non torna. Irrompe.
E lo fa con un brano che non chiede il permesso, non cerca l’approvazione, e soprattutto non cerca di piacere a tutti. C’è dentro Milano, ma vista da chi non ci è nato e ci si è ritrovato immerso fino al collo. C’è il napoletano, che non è solo lingua: è pelle, è ritmo, è identità che resiste.

La produzione – firmata da Santamaria, Principe e Socio M. – è un incrocio pericoloso tra elettronica urbana e strumenti reali che sembrano sbucare da un’altra epoca. Il risultato? Una corsa sonora tra marciapiedi bagnati, tram notturni e sogni a metà. È disorientante, ma vera.

Il testo? Più che scritto, sembra sputato fuori. Parole che non cercano bellezza, ma urgenza. Rabbia contenuta, nostalgia in overdose, identità che si sfalda ma non molla. “Vatcocc” non racconta, vive. Male, magari. Ma vive.

Guasto non ci accompagna: ci lancia in mezzo al traffico e ci dice “Arrangiati”.
E stranamente, è proprio quello che serviva.


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