Halloween Night di Bobby Roe

Oggi voglio dedicare questa puntata a tutti coloro che amano il genere mockumentary/found footage, e per far ciò vi parlerò di un film del 2014, uscito in Italia con l’anonimo titolo di Halloween Night, ma il cui titolo originale è decisamente più interessante e suggestivo, The Houses October Built, Le Case Costruite in Ottobre. Questo progetto nasce da un’idea molto originale del regista, il texano Bobby Roe, che è anche uno dei protagonisti del film. Le origini di Halloween Night risalgono al 2011, quando Roe decide di dirigere un documentario molto approfondito sulle Hounted Houses americane, cioè quelle location (pubbliche o private) dove vengono messi in scena degli show terrificanti in cui attori mascherati e truccati come le grandi icone dell’immaginario horror si divertono a far spaventare della grossa la gente che paga per vivere questi momenti adrenalinici. Nel cuore di questo fenomeno tipicamente Made in USA Roe decide di ambientare il suo mocku, usando lo stile classico del genere, le riprese in prima persona con videocamere amatoriali e le interviste (in questo caso vere) ai personaggi che rendono vive e credibilmente terrificanti queste case stregate.

Un gruppo di amici, Brandy, Zack, Bobby, Mikey e Jeff decide di girare l’America a bordo di un camper nei giorni che precedono Halloween per visitare le Hounted Houses più terrificanti che ci siano, alla ricerca di quella più misteriosa per eccellenza, della quale non si conosce nemmeno l’esatta ubicazione, ma di cui si favoleggia che gli orrori che promette siano di natura del tutto differente dalle altre case. I giovani cercano emozioni vere, reali, che non facciano loro percepire gli artefici che sono dietro le varie Hounted Houses, ma che regalino loro attimi di puro terrore….e saranno, come ben ci si può immaginare, accontentati, ben oltre le loro aspettative.

Le premesse che sono alle spalle di questo film sono ottime, e promettevano meraviglie. Il documentario di Roe del 2011, che portava lo stesso titolo, era una vera e propria analisi antropologica e sociologica nel mondo sommerso di coloro che in America gestiscono l’attività delle Hounted Houses, fenomeno estremamente diffuso, soprattutto in quel Texas dal quale proviene il regista. Roe si era sempre meravigliato che nessuno avesse mai pensato di trarre un soggetto cinematografico da questa realtà di massa, e così decide di iniziare lui stesso questa indagine documentaria, in cui intervista realmente sia coloro che lavorano all’interno di queste case del terrore sia coloro che pagano fior di quattrini per andare a farsi terrorizzare! Molte delle riprese del film all’interno di questi macabri parchi di divertimento sono state fatte direttamente dentro le Hounted Houses, e poi questi spezzoni sono stati tagliati e rimontati all’interno del film per connotarlo in maniera sempre più realistica. Quindi, come si diceva, buone idee, ma assolutamente poco ben sfruttate.

Purtroppo il film secondo me non ha nulla della vena d’interesse del documentario, e diventa la solita storia trita e ritrita dei ragazzotti americani scemi che si vanno ad infilare nei peggio guai ed alla fine pagano il fio della loro incoscienza. La recitazione è davvero a livello elementare, il che dimostra che non è vero che per girare un mockumentary bisogna non saper recitare, ma anzi, tutto il contrario: qui gli attori, tra cui troviamo lo stesso regista, cercano di essere naturali ma non ci riescono affatto, sono artefatti e finti come i soldi del Monopoli, e riescono a rendere non credibile e irreale tutto ciò che toccano. E questo è altamente lesivo per il fine dell’opera, perché il mocku deve farci credere che ciò che guardiamo è reale, deve farci immedesimare nei protagonisti della vicenda, e toglierci dalle mere vesti di spettatori. Quando un Point of View Movie è fatto bene deve cadere ogni sorta di barriera tra chi guarda e chi agisce, e lo spettatore deve ritrovarsi magicamente a guardare i fatti che accadono come se ne fosse lui stesso protagonista in prima persona. Questo esperimento è ben riuscito in uno dei capisaldi del genere, l’iconico ed immortale The Blair Witch Project, dove con due  lire e un bosco i registi Myrick e Sanchez sono riusciti a trasportarci in una realtà altra che ha terrorizzato le nostre menti. Purtroppo niente del genere avviene durante la visione di Halloween Night, manca completamente ogni sorta di catarsi, e sebbene le maschere siano molto ben realizzate ed inquietanti, tuttavia il film è completamente privo di mordente e di spina dorsale…davvero un peccato! Oltre al cast poco convincente, ed ancor meno credibile, il cui colpo di grazia viene dato in Italia dal terribile doppiaggio che sembra fatto da persone che hanno dimenticato le regole basilari del linguaggio, c’è da notare l’uso assolutamente improprio e non ponderato della videocamera a mano: non è possibile che in un filmato che si spaccia come amatoriale e girato in prima persona vi sia il montaggio, che è l’espediente filmico per eccellenza. Sì è cercato di fare un mocku ma alla fine non vi si è riusciti appieno, in barba a coloro che credono che fare un film di questo genere sia una passeggiata da ragazzi…direi che invece è proprio il contrario! Certo, qualche bel momento di tensione qua e là lo si trova, per esempio nelle scene che vedono protagonista il personaggio per me più ben riuscito del film, cioè la ragazza con la maschera da bambola di porcellana incrinata, che appare nei posti più improbabili quando meno ci si aspetta, generando un senso di inquietudine incredibile. E’ buffo, tuttavia, che la prima volta che i protagonisti la vedono, all’interno di una stanza di un’Hounted House, si domandino increduli di cosa si tratta: cosa si aspettavano di trovare in una casa stregata, i Puffi o la Sirenetta? Mah, vabbè…talvolta in questi film pare che l’idiozia dei protagonisti sia cosa necessaria a mandare avanti la storia, ma io credo che si potrebbero quanto meno evitare le situazioni ed i dialoghi maggiormente imbarazzanti, cosa che qui, proprio, non si fa. I dialoghi sono così al limite della ridicolezza da far quasi venire voglia di spegnere tutto e dedicarsi al decoupage o al giardinaggio, mentre di contralto il regista non riesce in alcun modo a far ingranare il pathos, rendendo il film una vera noia senza fine in cui le palpebre si ritrovano a calare spesso e volentieri.

Nemmeno il finale, a suo modo scioccante, riesce a ritirare su le sorti di un film che, permettetemi che ve lo dica, è proprio tanto tanto bruttarello. Qualcosa del genere aveva fatto tre anni prima il regista Mike Goi nel suo mocku più famoso e chiacchierato, il brutale ed allucinante Megan is Missing, dove per un finale del genere si piangeva e si tremava in totale empatia con la povera protagonista: qui la sorte dei 5 decerebrati ci lascia completamente indifferenti, e festeggiamo la fine dello zibaldone con un sonoro sbadiglio di soddisfazione. Non me ne vogliano coloro, e so che sono svariati, a cui è piaciuto, ma io l’ho trovato davvero di una banalità e di una noia sconcertanti. Certo, alle spalle c’è il produttore di Paranormal Activity e di Insidious, Steven Schneider, ma ciò non è certo garanzia di prodotto di qualità, anzi, direi tutt’altro… Alla fine della fiera, la cosa più interessante di questo Halloween Night è lo sguardo che dà al fenomeno commerciale delle case stregate, baracconesco ed un po’ malato, tipico di una certa sottocultura americana. Per il resto il film  è noioso, con una sceneggiatura inesistente e completamente privo di sorprese e colpi di scena convincenti, a tratti addirittura fastidioso nella sua dabbenaggine da quattro soldi. Eppure si è meritato anche un sequel nel 2017…mah, non credo lo guarderò sinceramente, la mia avventura con le case costruite in ottobre suppongo che si fermerà qui…di found footage molto più interessanti e spaventosi di questo ce ne sono a iosa, senza dover andare sempre a scomodare la vecchia cara streghetta di Blair.

 

https://www.imdb.com/title/tt1958043/

 

Ilaria Monfardini