I fantasmi d’Ismael, la negazione dell’essere

I fantasmi d’Ismael rappresenta una serie di vite sospese, prima tra tutte quella del protagonista, Ismael Vullard (Mathieu Amalric), un regista impegnato nella sua ultima fatica: un film sulla figura di suo fratello, dove viene raccontata la storia del diplomatico Ivan (Louis Garrel) e della amata Arielle (Alba Rohrwacher).

Conosciamo Ismael mentre va a soccorrere Bloom (Laszlo Szabo), suo anziano maestro, anche lui alle prese con il medesimo fantasma che perseguita l’uomo: Carlotta (Marion Cotillard).
Carlotta, figlia di Bloom, aveva sposato Ismael quando erano poco più che adolescenti e, dopo un breve matrimonio travagliato, anche per colpa della continua infedeltà della donna, lei era scomparsa.

Bloom ed Ismael si sono ritrovati stretti, ma, allo stesso tempo, allontanati dal medesimo dolore e dalla stessa angoscia. Avevano cercato ovunque quella donna che li aveva tanto uniti e che loro avevano immensamente amato. Dopo anni di infruttuosa ricerca, Ismael si era ritrovato a firmare un documento nel quale si affermava che Carlotta fosse da considerare ormai morta, non scomparsa.
E così, i due uomini avevano pianto per anni su di una tomba vuota.

Nel buio di una vedovanza senza morte Ismael sembra tornare alla vita grazie a Sylvya (Charlotte Gainsbourg), un’astrofisica che cercherà di condurlo fuori dal tunnel di incubi tremendi che popolano i sogni dell’ uomo. Ismael, infatti, scrive di notte, per paura di dormire, i suoi incubi sono così atroci da sembrare realtà.
Vicino a Sylvya, però, l’uomo pare aver trovato una specie di equilibrio tra sonno e veglia e, quando gli incubi si presentano, lei è lì a proteggerlo, amorevole come una madre.

Ad interrompere quel breve istante di felicità è Carlotta, il cui ricordo si materializza così, proprio come era svanito, tornando dalla terra dei morti per mettere nuovamente in discussione il suo ruolo nella vita di quello che fu suo marito e di quello che le fu padre.

In questo limbo di emozioni, interrotto da monologhi dei singoli personaggi, entriamo nella sfera emotiva di ognuno di loro, conoscendone i pensieri e le follie, i controsensi e le passioni.
Il regista, Arnaud Desplechin riporta in scena, con I Fantasmi d’Ismael, una lotta interiore che si concretizza nel mondo reale. Ogni incubo, ogni dolore, ogni sentimento è liberamente espresso, senza vincoli sociali né pruderie moraliste. Ciò che si pensa viene detto creando un’atmosfera imbarazzante, ma estremamente liberatoria.

I fantasmi d’Ismael è un film che non si ama appena usciti dalla sala, va elaborato, va lasciato scorrere e sedimentare, così solo potrà essere amato.

 

Mara Carlesi