I Problemi di Gibbo: perdersi nella semplicità

Direi che basta lasciar andare nell’aria le prime note di “Tutto il mondo” o della successiva “#Buonumore” per aver chiaro il quadro di quanta dolcezza acustica si riversa dentro le trame di un disco d’esordio colorato a pastello contro la frenesia del mondo moderno. Sono i reggiani I Problemi di Gibbo, nome insolito ma accattivante, che pubblicato questo lavoro dal titolo “Sai dirmi perché?” fatto di canzoni semplici, acqua e sapone, con un connubio ben riuscito tra acustica ed elettronica, ben suonato senza trasgressioni estetiche e senza presunzioni. Accolto molto bene dalla critica visto che ormai siamo oberati di tendenze estreme fintamente futuristiche. E lo diciamo a gran voce di quanto sia bella la semplicità e di quanta bellezza ci sia nel perdercisi dentro.

Noi parliamo spesso di bellezza. Quella bellezza sfacciata ma anche della bellezza che si nasconde dietro le righe. Secondo voi cos’è la bellezza?
La bellezza è la cosa più importante! Non tanto la bellezza legata a canoni estetici. Se tutti facessimo un sforzo in più per cercare la bellezza, sarebbe di sicuro un mondo migliore. Ogni cosa che facciamo dovrebbe mirare alla bellezza. É uno stato d’animo, un modo di vivere e una soluzione ad ogni cosa. I Marlene Kuntz in una loro canzone dicevano: “noi cerchiamo la bellezza ovunque, e passiamo spesso il tempo così, senza utilità, quella che piace voi…” La bellezza è anche un modo di vivere, per apprezzare le piccole cose, per rimanere più umani e meno macchine.

E quanto è importante per la realizzazione di un disco, di una canzone?
È molto importante, anche se difficile da raggiungere. Ogni forma d’arte punta alla bellezza. A questo serve l’arte, ti fa stare bene. Anche se non è facile riuscire a raggiungerla. Abbiamo capito che molto spesso la bellezza la si raggiunge attraverso la semplicità, portando tutto alll’essenziale. Semplice a dirsi, ma molto più difficile a farsi, ci proviamo.

Estetica e apparenza. Anche questo è importante per scendere in campo. Come curate questo concetto? Cioè dove e come avete trovato l’equilibrio che vi rappresenta tra il contenuto e il modo di farlo apparire agli occhi del pubblico?
“Apparenza” è una brutta parola, non è una cosa di cui ci si può fidare. Ma purtroppo viviamo in un mondo dove tutto è apparenza. In una nostra canzone diciamo “niente è più reale, conta solo quel che appare”, ovviamente come provocazione. L’esigenza di fare arrivare certi contenuti a più gente possibile, spesso non coincide con ciò che bisognerebbe fare per avere visibilità. È un problema che abbiamo ben presente e il nostro modo per cercare di coniugare le due cose, è la semplicità e la sincerità. É la strada più difficile e ancora abbiamo tanto da imparare, ma crediamo che sia il modo più onesto e quello in cui ci riconosciamo.

Avete una cura giovane, fresca e molto frizzante nel curare i vostri video. L’ultimo direi che è geniale. Come nascono?
Abbiamo sempre pensato che la parte video, sia il modo in cui un artista in qualche modo si presenta, l’immagine che dai di se. Diventa quindi una parte importante della comunicazione artistica, ma difficile da realizzare e controllare. Noi siamo musicisti, non videomakers… Abbiamo quindi cercato di trovare un nostro linguaggio anche per la parte video, sapendo comunque che abbiamo molti più limiti. I primi due video che abbiamo realizzato sono totalmente autoprodotti, e abbiamo curato personalmente ogni aspetto tecnico e grafico. Non è facile avere sempre nuove idee, ma ci proviamo. Di sicuro è un aspetto nuovo in cui avremo modo di sperimentare molto.

Estetica di copertina anche… la cover del disco è un’opera realizzata a mano. Anche questa scelta non è per niente casuale vero?
Esatto… Una copertina di un disco non è una cosa che si ha l’opportunità di fare spesso. È una cosa importante. Uno spazio utile per aggiungere spessore al lavoro artistico, anche se spesso si guarda più all’estetica. Abbiamo quindi deciso di chiedere aiuto ad un amico, Simone Ferrarini, un grande street artist, di quelli che fanno quello che fanno perché hanno l’esigenza di farlo. I sui lavori non sono mai banali, e hanno sempre un messaggio forte da esprimere. Siamo orgogliosi che abbia deciso di regalarci la copertina del nostro primo disco.