Si parla ormai già da un po’ del chitarrista svedese Dregen alias Andreas Tyrone Svensson e del proprio percorso nel mondo dell’industria degli alcoolici, proprio grazie alla sua birra che sta diventando famosa ovunque e che lui ha battezzato RIFF.
Quindi, è il momento di entrare in affari alla grande per il leader delle bands The Hellacopters e Backyard Babies, che non si ferma qui ma vuole diventare famoso anche grazie ad una delle bevande più amate al mondo.
Come è nato il progetto RIFF?
Tutto è partito dai Motörhead, che qualche anno fa diedero il nome ad una birra. Probabilmente, ce ne sono stati altri che hanno firmato un drink prima di loro, ma di certo i Motörhead sono stati i primi a farlo in quanto band. Durante gli anni mi erano capitate diverse occasioni per mettermi a produrre birra e altre bevande alcooliche e non, ma i tempi per me non erano maturi. Quando poi ho deciso di farlo, mi sono impegnato al cento per cento e ho avuto voce in capitolo in tutto: dal design delle bottiglie al sapore della birra etc. Nel periodo in cui è arrivata la pandemia ho avuto una richiesta da una birreria e ho deciso di accettare. Devo dire che è stato un lavoro divertente. RIFF è stata immessa sul mercato la scorsa estate e si è rivelata un successo. Io, però, non mi fermo qui, sono uno che ama sempre evolversi e vedere fino a che punto può arrivare, così ho deciso di cambiare partner. Quelli dell’azienda con i quali lavoro adesso fanno le cose con passione e vogliono emergere. Una situazione perfetta per il mio prodotto.
Come mai ha deciso di mettere la tua firma su una IPA, lager e a alcohol-free?
Quando ho cambiato birreria volevo ripartire da qualcosa di nuovo. Fare un package, un po’ come quando incidi un disco, fai uscire un singolo e anche un video. La birra è un prodotto così popolare che ti dà modo di lavorare a diversi progetti nello stesso tempo. C’è una birra adatta al periodo natalizio e una all’estate e così via. Ci puoi mettere un sacco di creatività e, essendo io un musicista e, in generale, un artista, mi piace molto dedicarmici. Un esempio: compro ancora dischi in vinile perché mi piacciono molto dal punto di vista estetico e, se dovessi scegliere tra due lp, comprerei sempre quello che si presenta meglio, con la cover più azzeccata. Se il disco fuori ha una bella cover, di sicuro anche la musica dentro è bella. E, credetemi, con la birra è lo stesso.
Come mai hai scelto il nome RIFF per la tua birra?
Semplice: Riff è il secondo nome di mio figlio.
Quali sono gli obbiettivi che sei intenzionato a raggiungere grazie a RIFF?
Credo che sia tutto dannatamente divertente, ma non mi sono posto un vero e proprio obiettivo, niente di eclatante comunque. La cosa fondamentale è mettere fuori i miei prodotti e, poi, sarà bello ritornare in tour e vedere i miei fan bere la mia birra sia in patria che all’estero. Esportarla sarebbe davvero un sogno.
Quanto sei stato coinvolto nel processo di realizzazione della tua birra?
Come ho già accennato, quasi in tutto, dall’etichetta al gusto. Volevo una bottiglia di vetro marrone scuro, dal collo lungo e di ispirazione retrò. Ho lavorato con Björn Rallare alle etichette. Lui ha capito perfettamente ciò che volevo. Il sapore è molto classico e tradizionale. L’IPA è incredibilmente buona e lo dico io che, onestamente, non sono mai stato un fan di questo genere di birra. Poi una buona birra da poter bere anche in auto è ciò che in molti desiderano, quindi una bevanda alcool free è esattamente ciò che ci vuole. Credetemi, RIFF finirà presto sugli scaffali di tutti i supermercati!
Susanna Marinelli
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