Il colpo del cane: quattro zampe per un… Pesce!

Giusto il tempo di ascoltare fugacemente la sempreverde Rock’n’roll robot di Alberto Camerini presso una festa in casa, che Il colpo del cane porta in scena le giovani omosessuali Rana e Marti, ovvero la Silvia D’Amico di Non essere cattivo e Daphne”Fiore”Scoccia.

Giovani precarie di cui la seconda accetta di fare da dogsitter al bulldog francese affidatole da una ricca signora dalle fattezze della veterana Anna Bonaiuto; almeno fino al momento in cui, conosciuto all’interno di un parco un sedicente veterinario interpretato da Edoardo Pesce e che sostiene di chiamarsi dottor Mopsi, finisce per farselo rubare proprio da lui.

Segnando l’inizio di un inseguimento automobilistico nella campagna di Roma che, con le due protagoniste decise a ritrovare il cane per poterlo riportare presso la facoltosa padrona, anticipa soltanto il lungo flashback attraverso cui apprendiamo cosa abbia portato il ladro in questione a compiere il furto.

Uno stratagemma narrativo atto a testimoniare una struttura tutt’altro che classica tramite cui il regista Fulvio Risuleo, alla sua opera seconda dopo il surreale e lodevolissimo Guarda in alto, lascia chiaramente emergere la propria volontà di non gestire in maniera banale e prevedibile un esile soggetto stavolta privo di divagazioni fantastiche.

Infatti spiega: “Il film si struttura con due parti asimmetriche. La prima è un lungo preludio. La seconda invece è una digressione sull’antagonista della prima parte. Ho volutamente cercato una struttura sbilenca che potesse viaggiare sui binari dell’emotività dei personaggi, senza basarmi su ‘algoritmi narrativi’ precostruiti. È un film sui punti di vista e di come la realtà cambi a seconda dell’angolo da cui la guardiamo. Anche il genere non è uno solo: la commedia, il dramma, il mistero e l’azione si incrociano nella stessa storia”.

E, man mano che la oltre ora e mezza di visione si evolve fotogramma dopo fotogramma catturando l’attenzione di uno spettatore sempre più curioso di sapere come andrà a finire il tutto, è l’ottimo lavoro svolto sulla sceneggiatura dallo stesso Risuleo a rientrare tra i maggiori pregi de Il colpo del cane.

Una ottima sceneggiatura al servizio di una gradevole e, a tratti, comica operazione che, sostenuta a dovere dai buoni elementi del cast, si rivela una storia di precariato e disperazione mirata ad offrire una intelligente riflessione relativa ad una società in cui qualsiasi azione non sembra ruotare altro che attorno all’ottenimento facile di denaro.

 

 

Francesco Lomuscio