Dopo Ai confini del male, del 2021, Vincenzo Alfieri dirige Il corpo, remake del thriller spagnolo El cuerpo.
Rebecca Zunin, interpretata da Claudia Gerini, è una stimata e importante imprenditrice nel campo della ricerca medica, ma la sua morte improvvisa lascia tutti sgomenti.
Quando il suo corpo sparisce dall’obitorio prima dell’autopsia e senza lasciare alcuna traccia, un’ombra ricade su coloro che le erano vicini. Per indagare sul caso viene incaricato l’ispettore Corrado Cosser, portato in scena da Giuseppe Battiston, che da subito si accorge di quanto sia intricata la vicenda. I primi sospetti ricadono sul giovane marito della vittima, Bruno Furlan, incarnato da Andrea Di Luigi, anche se tutte le persone che erano accanto a Rebecca avevano un movente per volerla morta.
Il lungometraggio di Alfieri ha un’atmosfera cupa, e il “duello” verbale e psicologico tra l’ispettore Cosser e Bruno Furlan, che si svolge tutto in una notte, sembrerebbe evocare Una pura formalità di Giuseppe Tornatore, eccellente pellicola del 1994 con un cast d’eccezione: Gérard Depardieu e Roman Polanski a ricoprire i ruoli di un sospettato di omicidio di e un commissario di polizia. La narrazione de Il corpo si muove tra accuse e indizi, e questi ultimi si trovano sparsi nelle stanze alquanto buie dell’obitorio, ma puntualmente vengono ritrovati con una facilità disarmante. La sospensione di incredulità è dunque messa a dura prova anche per le reiterate azioni di un sospettato, che si muove con estrema libertà proprio all’interno della scena del crimine. La sottrazione del cadavere ammantata di mistero conferisce all’operazione quella dose d’interesse che purtroppo diluisce col passare del tempo, insieme a flashback poco incisivi.
Un vero peccato, poiché la soluzione finale è soddisfacente, ma a non convincere è la sceneggiatura, che ricorre ad una casualità per arrivare alla conclusione. Il materiale per costruire invece una struttura più solida si ha come l’impressione che fosse lì a portata di mano, e avrebbe sicuramente reso Il corpo un thriller riuscito a dovere. Le scenografie di Simone Taddei e la fotografia di Andrea Reitano sono le cose migliori del film; da sottolineare, però, anche le interpretazioni di Giuseppe Battiston, che per corporatura e carattere burbero ricorda il commissario Maigret, e Claudia Gerini, affascinante e spregiudicata donna di potere. Menzione anche per Andrea Sartoretti nel ruolo di Mancini, il quale coadiuva le indagini accanto all’ispettore Cosser.
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