Il Corriere – The mule: Clint Eastwood e le consegne… stupefacenti

Se nel 2018 molti estimatori (e non solo) avevano storto il naso dinanzi al suo Ore 15:17 – Attacco al treno, l’attore e regista Clint Eastwood torna, più in forma che mai, con un nuovo lungometraggio da lui scritto, diretto e, stavolta, anche interpretato.

Tratto da un articolo di giornale, Il corriere – The mule lo cala nei panni di Earl, un uomo quasi novantenne talmente dedito al lavoro da aver trascurato per anni la sua famiglia e che, versando in condizioni economiche poco favorevoli, viene – inizialmente a sua insaputa – coinvolto in loschi traffici, finendo per fare da corriere al fine di consegnare enormi quantità di cocaina.

Un compito insolito, questo, per una persona anziana. Eppure, proprio per questo motivo, il personaggio interpretato da Eastwood sembra funzionare alla perfezione, così in contrasto con il mondo che lo circonda, così ancorato alle abitudini del passato (la frequentazione di vecchi circoli di ballo), così restìo ad adattarsi ad alcune tendenze dei giorni nostri (prima tra tutte, l’abitudine di utilizzare i telefoni cellulari in qualsiasi momento della giornata).

Il risultato finale è un prodotto attuale e, allo stesso tempo, dal gradito retrogusto retrò, che si fa forte della convinzione che lavorando spesso di sottrazione e senza troppi fronzoli si ottengono i risultati migliori.

E, di fatto, l’operazione in sé può dirsi ampiamente riuscita: Il corriere – The mule, pur non riuscendo a eguagliare veri e propri capolavori eastwoodiani del calibro de Gli spietati o Mystic river, si rivela un elaborato più che dignitoso, caratterizzato da uno script pulito e lineare e, non ultimi, da tutti i principali elementi della cinematografia dell’ottimo Clint, tra i quali spiccano l’amore per la famiglia, l’importanza degli affetti e l’espiazione delle colpe.

A tal proposito, è impossibile non pensare al memorabile Gran Torino, del 2008, in cui l’immagine finale dello stesso Clint Eastwood che giaceva in terra a mo’ di Cristo crocefisso era tanto esplicita quanto fortemente simbolica a riguardo.

Il corriere – The mule scende giù come un bicchiere d’acqua fresca e, per la sua grazia e per l’appeal della storia in sé, riesce a edulcorare anche quella sorta di malinconia di fondo che pervade l’intero lungometraggio.

D’altronde, come diceva François Truffaut, per dar vita a una storia valida, spesso, basta anche solo un articolo di cronaca. E Clint Eastwood, in questo caso, sembra averlo preso alla lettera.

 

 

Marina Pavido