Il Criticone n.29 – “PPZ – Pride + Prejudice + Zombies”, crossover riuscito solo a metà

Il criticone

Nuova puntata della rubrica “Il Criticone” con le recensioni dei film al cinema. Oggi è la volta del crossover “PPZ – Pride + Prejudice + Zombies“.

Nell’Inghilterra pre-vittoriana una grave epidemia proveniente dalle colonie causa il resuscitare morti e persino la pazzia di Re Giorgio (!). Per contrastare l’invasione zombi è stata creata una zona sicura alla quale è possibile accedere solo attraverso un unico ponte. Al suo interno gli abitanti cercano di vivere una vita normale, anche se ogni tanto qualche nuovo zombi spunta fuori. Per questo motivo è importante sapersi difendere adeguatamente ed le cinque sorelle Bennet hanno appositamente studiato lo shaolin in oriente, così da utilizzare arti marziali e armi varie per difendere la loro incolumità e quella della famiglia.

Le combattive sorelle Bennet

Mentre la giovane Jane è alle prese con il bel Charles Bingley, la più tosta Elizabeth deve vedersela con il tenebroso colonnello Darcy, unico uomo capace di tenerle testa. Intanto l’invadente signora Bennet cerca in tutti i modi di trovare un buon partito per maritare le proprie figlie, supportando persino l’insopportabile ed effeminato Collins, cugino-ereditiere di famiglia. Quando l’amico d’infanzia di Darcy, George Wickham, torna in città dopo anni, tutti si preparano a contrastare l’imminente invasione zombi, tra una bega amorosa e l’altra.

Darcy (Sam Riley) e Bingley (Douglas Booth)

Orgoglio e Pregiudizio e Zombie“, pubblicato nel 2009 da Seth Grahame-Smith era in sostanza una ristampa del classico di Jane Austen, con l’aggiunta di svariati momenti di macellazione zombesca, ed inevitabilmente ne è arrivata la versione cinematografica. Diretto da Burr Steers, regista di fiducia di Zac Efron (!) e attore in “Pulp Fiction” di Tarantino, questo PPZ esce sull’onda dei numerosi film di zombi generati dal successo della serie “The walking dead“, come “Warm bodies” o “World War Z” con Brad Pitt.

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La copertina del libro di Seth Grahame-Smith

Il film è un mix tra un melodramma in costume, un action movie ricco di arti marziali e ovviamente uno zombie movie classico. Il tutto condito da diverse dosi di umorismo dovute sia alla sorprendente scaltrezza con cui le sorelle Bennet maneggiano le armi e fanno fuori orde di zombi, sia alla palese effeminatezza del camuffissimo ed insopportabile cugino-pastore Parson Collins, interpretato da un bravissimo Matt Smith, autentico clone di Michael Palin dei Monty Phyton. Buone anche le prove degli altri attori, da Lily James (“Cenerentola“) nei panni della volitiva Elizabeth Bennet a Sam Riley (“Control“) in quelli del cacciatore di zombi Darcy; da Douglas Booth (“Romeo & Juliet“) giovane e innamorato Bingley, a Jack Huston (prossimo Ben-Hur), vendicativo George Wickham. E non dimentichiamo Charles Dance nel ruolo del signor Bennet.

Jane (Bella Heathcote) ed Elizabeth Bennet (Lily James)

L’adattamento risulta anche credibile, il dialogo si trasforma spesso in azione, ci sono alcune scene belle gustose e la variante della zombificazione progressiva può essere interessante (anche se già vista più volte, anche recentemente in “Contagious” con Schwarzenegger). Forse il problema del film è proprio il voler tenere il piede in troppe scarpe, non prendendo mai una direzione chiara e diventando anche un po’ pesantuccio, soprattutto in alcune lunghe pause che il film si prende. E così non soddisfa appieno né gli appassionati dell’horror, né amanti del classico, risultando un crossover riuscito solo a metà. Sicuramente estremizzato il femminismo di Jane Austen, con le cazzute sorelle Bennet che si ritrovano il più delle volte a salvare la pelle dei loro accompagnatori maschi e la scena della discussione tra Elizabeth e Darcy, trasformata in una lotta a colpi di coltelli e lotta, ne è un esempio.

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Una scena del film

In definitiva un film discontinuo che potrebbe piacervi, come annoiarvi… quindi a voi la scelta. E per concludere, nota di demerito per i titolisti italiani che, a differenza del romanzo, hanno preferito lasciare il titolo in inglese. Mi chiedo, perché?

VOTO: 6

 
 

Ivan Zingariello

 

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