La più brillante impresa bellica della Regia Marina Militare, come allora si chiamava, durante il Primo Conflitto Mondiale è certamente l’impresa di Premuda, nota sui libri di storia e delle pubblicazioni sull’avvenimento. Il film di Leonardo Tiberi Il destino degli uomini ripercorre quella impresa che culminò il 10 Giugno 1918 nell’affondamento della corazzata Szent István (Santo Stefano) della Imperial-Regia Marina Austro-Ungarica, azione militare notevolissima che ebbe luogo al largo dell’isola di Premuda.
Il film ci racconta della vita di Rizzo nel primo conflitto e poi come imprenditore durante il secondo, quando venne imprigionato in fortezza dai tedeschi. Il racconto molto avvincente, senza cali di toni né retorica, è inframmezzato dai preziosi filmati degli Archivi Luce, filmati non più in bianco e nero ma “colorati” con estrema maestria dal personale per rendere così omogenea la fruizione visiva complessiva. Un lavoro assolutamente da segnalare per l’eccellente risultato.
Non è certo facile riassumere un’azione bellica di tale portata, in sintesi ecco gli accadimenti: la notte del 10 Giugno la sezione di MAS 15 e 21 (Motoscafo Armato Silurante), al comando del capitano di corvetta Luigi Rizzo, in agguato nella zona avvistarono un grosso convoglio in navigazione. Era una formazione navale nemica diretta al Canale d’Otranto. I due MAS si insinuarono abilmente, non visti, tra le unità nemiche. Il MAS di Luigi Rizzo, portandosi a distanza molto ravvicinata, con il favore della scarsa luce e dirigendo con notevole abilità il mezzo d’assalto, sganciò i due siluri sul grosso bersaglio, arrivando a colpire la corazzata SMS Szent István (“Santo Stefano”). La corazzata affondò tre ore dopo, trascinando con sé ottanta uomini di equipaggio. L’altro MAS, al cui comando vi era Giuseppe Aonzo, si dirigeva a su volta contro la corazzata gemella Tegetthoff (dal nome dell’ammiraglio che nel 1866 sconfisse la flotta italiana nella battaglia di Lissa), ma quest’ultima non subì la stessa sorte della Szent István.
Come si arrivò a Premuda ? Il contesto della guerra navale nell’Adriatico impegnava le nostre unità navali nella protezione delle coste italiane, ma soprattutto nella strategia della Marina nel sigillare il canale di Otranto con un blocco navale, che richiese un enorme sforzo e organizzazione di mezzi. Il blocco così allestito impediva alla Marina austro-ungarica di operare attivamente e fu quindi oggetto di contropiani austriaci per forzarlo. In quest’ottica, la Marina austro-ungarica radunò il meglio della sua flotta per un piano di sfondamento del Canale di Otranto; ed è contro queste unità che l’azione di sorpresa di Rizzo e Aonzo ebbe successo, frutto del piano prestabilito dallo Stato Maggiore della Marina, che aveva allestito un quotidiano pattugliamento aggressivo delle acque del Basso e Alto Adriatico per mezzo di unità insidiose e veloci come i MAS.
Tornando al film, interpretato da Andrea Sartoretti insieme a Marta Zoffoli, Pietro Genuardi e Ralph Palka, è frutto di una coproduzione italo-tedesca Baires Produzioni con l’Istituto Luce Cinecittà in associazione al Gruppo Banco Desio e con il contributo della regione Veneto e il patrocinio e collaborazione della Ministero della Difesa e della Marina Militare, che hanno presenziato l’anteprima a cominciare dal capo di stato maggiore della Marina Militare: l’ammiraglio di squadra Walter Girardelli,
Distribuito da Istituto Luce Cinecittà in occasione del Centenario della fine della Grande Guerra, il film-evento è il terzo capitolo della trilogia di Leonardo Tiberi, che racconta il conflitto tra spettacolari riprese e incredibili immagini d’archivio colorizzate.
Perfetto Sartoretti nei panni dell’eroe del mare Rizzo, in un’opera che fa storia, memoria e spettacolo.
1918-2018. Cento anni, milioni di vite coinvolte, un mondo completamente cambiato, una storia che non smette di essere raccontata e di emozionare. In occasione dell’anniversario della fine del conflitto che ha cambiato l’Italia e il mondo per sempre, con Il destino degli uomini Tiberi conclude la sua trilogia dedicata alla Prima Guerra Mondiale. Un pannello composto con i precedenti Fango e gloria (2014) e Noi eravamo (2017), salutato dall’attenzione delle istituzioni e da un successo di pubblico decretato da moltissime proiezioni in tutta Italia e da passaggi molto seguiti sulla tv pubblica.
Un successo dovuto soprattutto all’originale formula di racconto che unisce il citato materiale del prezioso Archivio storico dell’Istituto Luce a riprese originali di fiction. Un impasto che ha avuto il grande merito di rendere spettacolare il racconto storico e di dare autorevolezza e autenticità di documento alla trama fiction. Un modo nuovo di fare cinema in Italia, che vede una ricerca contemporanea nella Settima arte internazionale (si pensi all’ultimo spettacolare Peter Jackson di They shall not grow up) e che ha raggiunto anche moltissimi studenti (Fango e gloria, tra l’altro, è stato coronato con un Premio Speciale ai Nastri d’argento).
Sottolineiamo ancora una volta la notevole capacità di mescolare realtà e finzione per raccontare episodi drammatici del conflitto attraverso una memoria storica, ma che, nonostante la guerra, alla fine finisce per unire i due avversari. Prova ne sia la produzione stessa di questa splendida operazione, sentito omaggio ad un nostro eroe dei mari, ma anche un ricordo a tutti i caduti di quel terribile conflitto che risponde al nome di Grande Guerra, per poi assumere solo in seguito l’agghiacciante titolo storico di Prima Guerra Mondiale. Perché nessuno credeva che, dopo quel terribile conflitto, se ne potesse scatenare un altro.
Marco Leofrigio
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