COMELINCHIOSTRO: il dietro le quinte di un esordio

Giorgio Bravi dietro lo pseudonimo di COMELINCHIOSTRO rende immagini e poesia a chiunque voglia fermarsi a portata di mano. E poi ci sono mille altre sfumature in questo disco d’esordio che proviene dritto dritto dal Montefeltro. E dal titolo porrei l’accento all’analisi assai quotidiana: “Di che cosa hai paura?”. Pare che ci sia una evidente paura di avventurarsi in conoscenza, in immaginazione, in fantasia, in curiosità. La scrittura figurativa di Bravi ci restituisce mille chiavi di lettura per raccontarvi questo disco che si poggia un poco tra le fiere domestiche dell’era epica e un poco tra i ricami romantici del tempo barocco. Il tutto condito con sana elettronica di maniera. Buona lettura

Immagini. Quanto conta l’estetica per te e per la tua musica?
Io credo che se il mondo si salverà sarà la bellezza a salvarlo. Una cosa che mi ha sempre colpito della pittura è il fatto che una tela può farti viaggiare con la fantasia, anche la tela più realistica del mondo suscita emozioni, ricordi, visioni diverse. La mia musica vorrebbe dipingere una tela che ogni ascoltatore può interpretare e fare sua.

“Di che cosa hai paura?” sulle prime sembra voler elencare le nuove fobie di questa società. In conclusione mi trasmette un senso di semplicità e serenità. Un senso di bellezza e di accettazione, come a dire: visto che non c’è niente di cui aver paura? Qual era invece il tuo scopo finale?
Esattamente questo. Non c’è niente di cui aver paura, la vita è bella anche quando è difficile (non a caso uso l’hashtag #nondisperatelavitaèbella). Ogni giorno anche in mezzo alle difficoltà siamo circondati dalla bellezza e dalla poesia; e concentrarsi sulla bellezza e su ciò che si può fare è molto meglio che concentrarsi sull’orrore e sulle miserie della società. Non sto dicendo che bisogna voltarsi a guardare da un’altra parte anzi, sono convinto che dare spazio alle cose belle (non solo dal punto di vista esteta) limiti in un certo senso il potere di espansione della mediocrità e della cattiveria umana. La considero una forma di battaglia pacifica, forse la sola che ha davvero un senso, una sorta di baluardo.

Ermetismo: una parola chiave per la tua scrittura. Non trovi che sia ostico in un momento come questo in cui tutto è immediato, sfacciato e decisamente esplicito?
Si credo che ostico sia la parola giusta, ma posso solo scrivere ciò che sono, la mia scrittura non può che descrivere il mio mondo e la mia visione della bellezza. Forse non sembra ma cerco di fare del mio meglio per “parlare” a più gente possibile .. solo devo raccontare quello che sono non posso far finta di essere qualcos’altro. Non ho la pretesa che a tutti piaccia ma sono convinto che c’è ancora tanta gente a cui piace lasciarsi cullare da visioni psichedeliche, dal regno mistico e fatato delle ombre .. che (parafrasando Shakespeare) sono incorporee è vero ma non per questo meno reali.

Secondo te, restando su questo tema, è finito il tempo della poesia e del romanticismo?
Credo che non finirà mai il tempo della poesia e del romanticismo, l’essere umano ha bisogno della poesia quanto dell’ossigeno, ne ha sempre avuto bisogno e sempre ne avrà, sicuramente sono cambiate e cambieranno le forme ma non cambierà la necessità di averne.

L’esordio di COMENLINCHIOSTRO: è il disegno che ti aspettavi?
In realtà non avevo aspettative quando ho iniziato questa avventura, sentivo l’esigenza di fare un disco e l’ho fatto, senza stare tanto a pensarci.
Poi però le nascite sono sempre molto traumatiche e portano con se emozioni, felicità e tante speranze.
C’è da dire, comunque, che fino a questo momento ho avuto dei bei riscontri: molte belle recensioni, alcune addirittura lusinghiere, ho avuto un mezzo complimento anche da RUMORE, che non è certo famoso per elargire belle parole gratuite sugli artisti emergenti; poi qualche critica, anche condivisibile ad essere onesti, due pezzi sono approdati alle Audizioni Live di Musicultura (i miei pezzi sono stati scelti tra oltre 900 iscritti), Facile è stato il singolo della settimana a radio 675, sto andando avanti nelle selezioni di altri importanti concorsi di musica emergente .. direi che per adesso il disegno continua ad emozionarmi. Pensandoci bene, se devo trarre una conclusione, posso dire che una cosa me l’aspettavo: mi aspettavo che “di che cosa hai paura?” sarebbe stato un punto da cui iniziare un lungo viaggio .. anche se non ho mai saputo dove mi avrebbe portato .. in definitiva, comunque vada, mi porterà avanti.