IL MERCANTE DI VENEZIA: QUANDO SHYLOCK DIVENTA ALBERTAZZI

Il 21 gennaio ha debuttato al Teatro Ghione di Roma una nuova edizione della celebre opera di Shakespeare, Il Mercante di Venezia per la regia di Giancarlo Marinelli e l’adattamento di Giorgio Albertazzi, anche nelle vesti di Shylock.

La scena si apre in una suggestiva atmosfera lagunare con il dialogo amicale, a tratti quasi amoroso (sottolineato nella versione dell’Albertazzi) tra Antonio, un intenso Franco Castellano, ed il giovane Bassanio.

Il racconto prende il via attraverso un ritmo incalzante e festoso, reso particolarmente dinamico anche grazie alla presenza di un cast giovane ed energico tra cui spicca la talentuosa Stefania Masala nelle duplici vesti di Porzia e del giureconsulto e l’esplosiva Cristina Chinaglia (Giobino), per poi arrivare alla maestosa ed intensa interpretazione del maestro Albertazzi che, con la sua profondità, riesce a mettere in evidenza dapprima le prese di posizione, poi l’umanità ed infine le  fragilità del rassegnato ebreo.

Questa vivace e ben riuscita rappresentazione rispecchia fedelmente l’idea iniziale di Albertazzi che affermava: “…Immagino questa Venezia simile ad una spiaggia della California; ragazzi bellissimi, donne sinuose come sirene, un senso continuo di vertigine, una perpetua vacanza, musica dappertutto, feste dappertutto, un sabato sera periodico nella impossibile moltiplicazione della giovinezza…”

Testimone di quella idea iniziale che ispirò il Maestro già nell’edizione del 2000, l’attore Vincenzo Bocciarelli, col quale ho avuto modo di condividere in platea la prima dello spettacolo e, così, poter sentire dalla sua viva voce le sue esperienze (Edipo Re, L’angelo azzurro, Il Mercante di Venezia) accanto ad Albertazzi. In quella prima memorabile edizione, infatti, Bocciarelli fu Bassanio accanto a Porzia interpretata da Lucrezia Lante Della Rovere.  “È stata un’emozione rivivere l’opera da spettatore e così ricordare i momenti di quella bellissima tournèe. Il Maestro Giorgio mi stupisce ogni volta di più… il più grande insegnamento è che bisogna guardare il mondo sempre con lo “stupor” del fanciullo…  inoltre il tempo che passa e la maturità artistica che inevitabilmente ne deriva deve essere una ricchezza aggiunta. L’interpretazione del 2015, rispetto a quella di ormai 15 anni fa, è cambiata, è diventa più ricca! Il lavoro dell’attore è una continua metamorfosi, un instancabile divenire.”

Claudia Conte