Il mostro della cripta: Bobbio rosso sangue

È immediatamente un prologo con morto ad aprire Il mostro della cripta, opera seconda del Daniele Misischia che aveva debuttato nella regia del lungometraggio grazie al valido zombie movie The end? L’inferno fuori, datato 2017.

Zombie movie prodotto dai Marco e Antonio Manetti meglio noti come Manetti Bros e che, al fianco di Alessandro Pondi, Paolo Logli, Cristiano Ciccotti e il regista stesso, oltre a figurare in qualità di produttori firmano lo script di queste quasi due ore di visione immerse nella Bobbio del 1988, dove l’adolescente Tobia De Angelis si diletta nel girare cortometraggi horror insieme ai suoi amici e legge il suo fumetto preferito: Squadra 666 – Il mostro della cripta.

Fino al giorno in cui, notate alcune analogie tra la storia raccontata nelle pagine e alcuni atroci avvenimenti di morte che si stanno susseguendo nel posto, decide di rintracciarne il disegnatore, cui presta il volto Lillo Petrolo.

Un po’ come il giovane al centro del classico dei succhiasangue Ammazzavampiri si faceva affiancare dall’attore di uno show televisivo dedicato ai signori della notte dai lunghi canini quando arrivava a sospettare che il proprio vicino di casa fosse uno di essi.

Del resto, tra un padre Malachia in chiaro omaggio ad uno dei diabolici ragazzini del kinghiano Grano rosso sangue e poster assortiti – da Nightmare – Dal profondo della notte a Non aprite quella porta, passando per Bad taste – Fuori di testa, Hellraiser e Moonwalker – affissi sulle pareti delle stanze, è evidente che il principale intento de Il mostro della cripta sia quello di rievocare l’atmosfera del periodo in cui, proprio come nel film, la Boys di Sabrina Salerno spopolava nelle radio.

E ne sono palesi testimonianze anche i richiami a Shining testimoniati sia dal cane chiamato Wendy che dall’immagine di Giovanni Calcagno che, alla maniera di Jack Nicholson nel capolavoro di Stanley Kubrick, infila minacciosa la testa in un buco della porta.

Ma, man mano che i protagonisti – comprendenti anche la Amanda Campana di Bastardi a mano armata, Nicola Branchini ed Eleonora De Luca – s’imbarcano in un’avventura dall’epilogo simil-It che non sarebbe affatto dispiaciuta ai Goonies dell’omonimo cult di Richard Donner e fa la propria entrata in scena la creatura dal sapore di fantascienza anni Settanta suggerita dal titolo, realizzata da Sergio Stivaletti, non si fatica nell’avvertire la poca riuscita dell’operazione.

Perché se, in mezzo a dettagli sanguinolenti e deflagrazioni di teste, da un lato Il mostro della cripta suggerisce dinamiche care ai mitici fumetti ACME d’inizio anni Novanta (vi dicono nulla Splatter e Mostri?), dall’altro non manca di soffrire di una certa amatorialità generale e, soprattutto, di una poco coinvolgente narrazione su cui sembra pesare anche l’eccessiva durata. Amatorialità che, purtroppo, penalizza anche l’effetto nostalgia ricercato, considerando la palesemente frettolosa ricostruzione dell’epoca d’ambientazione (nei cinema danno Nightmare 4 – Il non risveglio, girato nel 1988 ma in realtà distribuito in Italia un anno più tardi).

 

 

Francesco Lomuscio