Il pianeta errante e La morte viene dal pianeta Aytin: gli ultimi due film della quadrilogia fantascientifica di Antonio Margheriti, in home video

Anthony M. Dawson, ovvero Antonio Margheriti: uno dei più affermati registi di genere italiani che, durante la sua lunga e brillante carriera, realizzò tutti i tipi di film possibile, dall’avventuroso allo spaghetti-western, fino all’horror, il giallo, il bellico e la fantascienza. E fu proprio in quest’ultima e affascinante categoria che Margheriti si distinse particolarmente, essendo il primo cineasta italiano ad aver diretto pellicole che si confrontavano con tale iconografia, la quale richiedeva non poche competenze tecniche.

Celeberrimo – e divenuto oggetto di culto – è il suo ciclo cinematografico di Gamma Uno della metà degli anni Sessanta: quattro lungometraggi a basso costo – Il pianeta errante, I diafanoidi vengono da Marte, I criminali della galassia e La morte viene dal pianeta Aytin – girati contemporaneamente nel giro di dodici settimane, sfruttando gli stessi attori e le stesse scenografie. Pur essendo stati concepiti per il mercato televisivo statunitense, la MGM decise di distribuirli prima in quello cinematografico. I film videro la partecipazione di alcuni interpreti di fama (Claude Rains) o che ebbero successo in seguito (Lisa Gastoni, Ombretta Colli, Franco Nero, Umberto Orsini, Giacomo Rossi Stuart, Enzo Fiermonte e Giuliano Gemma). Furono realizzati con l’intenzione di dare vita a un nuovo genere made in Italy (dopo quello dello spaghetti western), differenziandosi dai lungometraggi americani a elevato budget.

Il pianeta errante è il terzo dei quattro titoli, scritto e sceneggiato da Ivan Reiner e Renato Moretti e interpretato, fra gli altri, da Giacomo Rossi Stuart e da Ombretta Colli. Aiuto regista è stato Ruggero Deodato. A detta dello stesso Margheriti, più che un nuovo capitolo del cinema di fantascienza di matrice italiana, Il pianeta errante voleva essere un remake del suo Il pianeta degli uomini spenti. Lo testimonia il fatto che buona parte delle sequenze conclusive furono girate utilizzando le medesime scenografie e montate con stile visionario e quasi psichedelico.

Nel film il gruppo di astronauti della base spaziale è impegnato nella ricerca delle cause di misteriosi terremoti che si verificano sul pianeta Terra. Si trovano così a contatto con un minuscolo pianeta rosso, vivo e pulsante, che si nutre di asteroidi, attirandoli a sé con il gas. L’equipaggio di Gamma Uno decide di impiegare un ordigno a base di antimateria per distruggerlo, ma, per farlo, deve scendere nelle viscere del pianeta, dove, a causa dello smarrimento del detonatore, uno degli astronauti dovrà sacrificare la propria vita.

La morte viene dal pianeta Aytin, invece, è il quarto e ultimo film del ciclo; il cast tecnico e artistico è praticamente identico a quello del precedente.

Stavolta, in un’epoca futura, la Terra è invasa dagli abitanti di un lontano pianeta del sistema solare. Il loro aspetto è pauroso: sono pelosi come degli Yeti e hanno i capelli di colore blu. Lo scopo per il quale sono scesi sul nostro pianeta è quello di eliminarne tutti gli abitanti. La difesa dei terrestri è affidata a un pugno di coraggiosi e lo scontro perché la catastrofe non avvenga sarà duro e senza quartiere.

La meravigliosa artigianalità del regista di Danza Macabra desta tutt’oggi una grande ammirazione, poiché, senza l’ausilio di alcun effetto cinematografico (men che meno digitale) riuscì ugualmente a dare corpo a un’iconografia fantascientifica più che dignitosa, tenendo sempre presente che Antonio Margheriti fu, ovviamente, un pioniere del genere. I modellini dei mezzi volanti, le scenografie riprodotte in studio, la fantasia nell’immaginare le tecnologie del futuro, i costumi, le sceneggiature che si basavano su questioni che la scienza stava affrontando in quel periodo storico: tutto, sebbene oggi sia stato superato dalla realtà, mantiene intatto un irresistibile fascino, per cui è impossibile non lasciarsi ipnotizzare, per uno sguardo ansioso di essere deliziato da un certo gusto vintage della visione. Senza dimenticare che, al netto di qualsiasi giudizio, quella di Margheriti fu un’operazione in un certo senso avanguardistica, che influenzò non poco il cinema successivo (in tal senso, non si può omettere di segnalare che Gamma Uno ispirò finanche la Stazione V di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick).

Per poter godere appieno della quadrilogia di Margheriti bisogna fare lo sforzo di comprendere quanto all’epoca della sua realizzazione nulla o quasi fosse stato detto o fatto di e sul genere fantascientifico (almeno nel nostro paese). Si trattava, allora, di partire da zero, di inventare potendo disporre di risorse ridottissime. Ragione, quest’ultima, che dovrebbe indurre lo spettatore contemporaneo ad apprezzare ancora di più ciò che fu coraggiosamente realizzato l’autore di E Dio disse a Caino.

Pubblicati da Mustang Entertainment in collaborazione con CG Entertainment (www.cgentertainment.it), Il pianeta errante e La morte viene dal pianeta Aytin sono disponibili in dvd, in formato 1.78:1, con audio in italiano (Dolby Digital 2.0) e sottotitoli per non udenti opzionabili. Nei contenuti speciali de La morte viene dal pianeta Aytin sono presenti le interviste ai registi Edoardo Margheriti e Ruggero Deodato; infine, il trailer.

 

Luca Biscontini