Il presidente: corruzione e potere

Dagli schermi della trentacinquesima edizione del Torino Film Festival, Il presidente è l’ultimo lungometraggio diretto dal cineasta argentino Santiago Mitre, il quale, da sempre attento alla situazione politica del proprio paese, già nel 2015 era stato ospite alla storica manifestazione cinematografica con La patota Paulina.

Ed ecco che, con un grande Ricardo Darin nei panni del protagonista, il regista mette in scena l’intricata storia del presidente argentino Hernan Blanco, il quale, recatosi in un lussuoso hotel sulle Ande per un incontro tra vertici internazionali, si trova invischiato in un importante caso di corruzione che vede coinvolta la sua stessa figlia.

A questo punto, l’uomo si vede nella condizione di dover difendere sia se stesso che la propria famiglia e di salvaguardare, al contempo, gli interessi del suo paese.

Uno script sì macchinoso e stratificato, questo de Il presidente, ma anche ben realizzato e dettagliato, in cui, senza timore alcuno né falsi perbenismi, il regista non ha paura di mettere alla berlina il potere stesso e l’effetto che ha sull’essere umano. Il tutto, in un gioco dove, alla fine, nessuno ne uscirà completamente pulito e in cui il confine tra il bene e il male non è mai stato così labile.

Con una location – così imponente, così isolata dal mondo da mettere in soggezione – come l’hotel dove si trova il protagonista, che tanto ci fa pensare, addirittura, all’Overlook Hotel (togliendo, ovviamente, tutte le relative componenti horror), il presente lavoro si classifica come un thriller dai ritmi calibrati a dovere, che, pur soffrendo di un leggero calo dopo la metà del lungometraggio, man mano che ci si avvicina al finale registrano un riuscito crescendo di tensione capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo, fino alla fine.

Al servizio di un lungometraggio che, raccontando la storia di un singolo, mette in scena qualcosa di universale e, purtroppo, anche di tristemente attuale. Un lavoro destinato a restare impresso nella nostra memoria per molto e molto tempo.

 

 

Marina Pavido