Il professore e il pazzo: uniti per un nobile scopo

Punta parecchio in alto Il professore e il pazzo, primo film diretto dallo sceneggiatore Farhad Safinia, che si firma, però, P. B. Shemran. Punta in alto sia per quanto riguarda l’argomento trattato, che, non per ultimo, per il ricercatissimo cast scelto.

Ci troviamo nell’Inghilterra del 1874. Il professore scozzese James Murray (Mel Gibson) viene incaricato di redigere l’Oxford English Dictionary, uno dei progetti più ambiziosi della storia della letteratura. Dall’altro canto, il chirurgo W. C. Minor (Sean Penn), rinchiuso in un ospedale psichiatrico per aver ucciso per sbaglio un uomo, decide di prendere parte come volontario al progetto, facendo in modo che il suo aiuto diventi presto indispensabile.

Due uomini agli antipodi, dunque, per un unico, grande scopo.

Da un lungometraggio come Il professore e il pazzo si evince immediatamente, come già accennato, l’ambizione del progetto stesso, sia per quanto riguarda la storia di una nazione, che per la (presumibilmente) facile presa sugli spettatori. Ma sarà davvero così?

Confezionato in maniera (fin troppo) impeccabile, il lavoro di Safinia risente eccessivamente dei canoni preimposti e, di conseguenza, finisce inevitabilmente per mancare di personalità, peccando di eccessivo didascalismo e di un fastidioso manierismo che altro non fanno che renderlo simile all’elevato numero di produzioni cinematografiche nate dai medesimi intenti.

Fatta eccezione per i bravi interpreti, a rendere Il professore e il pazzo un prodotto qualitativamente deludente sono, di fatto, una regia fin troppo prevedibile e uno script che annovera diverse sottotrame al proprio interno che, a loro volta, sembrano del tutto scollegate tra esse, oltre a un commento musicale onnipresente e invasivo in modo quasi imbarazzante.

Quindi, se Mel Gibson e Sean Penn tengono banco per le oltre due ore di visione, contribuendo a conferire al tutto un valore aggiunto, particolarmente degno di nota è l’ottimo Eddie Marsan, a proprio agio nel ruolo di uno dei custodi dell’ospedale psichiatrico dove è rinchiuso W. C. Minor. Ma la buona resa finale di un film non può basarsi esclusivamente sulle performance dei propri attori.

 

 

Marina Pavido