Dalle prime emozioni davanti al Giornalino di Giamburrasca e Fantastico ai programmi costruiti con le proprie forze, Mirco Realdini racconta il suo percorso nel mondo dello spettacolo con l’entusiasmo e la determinazione di chi ha fatto della passione la propria professione. La gavetta e i sogni di un bambino divenuto uomo e artista polivalente, capace di alternarsi dalla televisione ai film e passando per la musica e la radio. Realdini si è sempre messo in gioco, per dimostrare a tutti il suo valore e il suo talento e oggi è in TV con La rubrica Top Vip su Music Generation su 7 Gold, dove i vip si raccontano con garbo e ironia e dove Mirco, con il suo sorriso, fa sentire tutti a casa. Una carriera ricca di sfumature, momenti e attimi indimenticabili per Mirco e che l’hanno trasformato da Bambino innamorato della TV ad artista, con “quasi” trent’anni di carriera, ma sempre innamorato della TV.

Mirco, partiamo dai tuoi ricordi. Qual è stata la tua prima emozione televisiva e il primo artista o conduttore di cui hai memoria?

Ricordo ancora la sigla de Il giornalino di Giamburrasca e quindi tra i miei primi ricordi c’è Rita Pavone. Da bambino la guardavo e restavo incantato, non solo per la musica, ma per quell’energia e quella presenza scenica che ti arrivava dritta addosso. Rita è fantastica, una vera forza della natura. Anni dopo, nel 2013, ho anche avuto la fortuna di incontrarla e intervistarla, e per me, è stato come chiudere un cerchio.

La passione per la TV c’è da sempre, ma quando hai capito che la televisione sarebbe stata parte della tua vita?

C’è un episodio che mi è rimasto nel cuore: ero ancora un ragazzino e vidi una puntata del programma Cari genitori con Enrica Bonaccorti. Con la mia famiglia eravamo stati selezionati per sostituire una famiglia che, per altri impegni, aveva dato forfait. Tuttavia, alla fine quella famiglia si presentò e noi non fummo più selezionati. All’inizio fu una delusione, ma poi capii che quella “porta chiusa”, mi aveva fatto scattare un qualcosa dentro e così iniziai a sentire la voglia di far parte di quel mondo. Da lì ho iniziato a studiare, osservare e imparare.

E così da spettatore e appassionato, sei passato dall’altra parte dello schermo…

Sì, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 è iniziata la mia carriera televisiva diventando inviato per il programma Ballando e Cantando con Marchetti. Per me fu la realizzazione di un sogno e con il senno di poi, fu un momento importante per me. Un percorso lungo, fatto di piccoli passi e di scelte non sempre facili, ma sempre dettate dalla passione. Il prossimo anno festeggerò i trent’anni di carriera, e se guardo indietro mi rendo conto che ogni cosa, anche la più difficile, mi ha insegnato qualcosa e mi ha portato qui.

Nel tuo percorso c’è anche molto coraggio: ti sei spesso autofinanziato, hai creato format da zero. Il tuo è vero amore verso la tv, anche prendendoti dei rischi…

Assolutamente sì! Ho sempre creduto nei miei progetti. Quando ho deciso di lanciare La nostra domenica, ho firmato il contratto prima ancora di avere i fondi. Qualcuno mi ha detto che ero pazzo, ma io ci credevo. Perché quando credi davvero in qualcosa, trovi il modo di farla funzionare. Oggi sono fiero di dire che ogni passo è stato frutto del mio lavoro, delle mie scelte e del mio entusiasmo.

Cosa rappresenta per te andare in tv sempre con il sorriso sulle labbra?

Per me il sorriso è una forma di rispetto e di connessione verso i miei ospiti e verso il pubblico. Non è solo un modo per mostrarsi gentili, ma è un linguaggio universale, una porta che ti apre all’altro. In TV, come nella vita, cerco sempre di far sentire l’ospite a suo agio e di metterlo nella condizione di esprimersi davvero. Una volta, a Sanremo, durante la trasmissione Caffè con Vista – Speciale Sanremo, incontrai Romina Power, che durante la kermesse era ospite speciale con Al Bano per la famosa reunion. Così le chiesi un’intervista, in attesa di un’intervista c’erano giornalisti di network più quotati di me, ma alla fine lei (che già mi conosceva ndr.), decise di rilasciare l’intervista solo a me. Fu un’intervista dove parlammo esclusivamente di musica e non toccammo il discorso gossip. Insomma, avevo cercato di rispettare il suo volere e lei lo apprezzò tantissimo. Poi ci fu una conseguenza divertente per quell’intervista…

Quale?

Fu che quando finii l’intervista con Romina, incontrai Al Bano che, sapendo che avevo appena intervistato Romina, mi chiese di cosa avessimo parlato. Quando gli spiegai che nell’intervista parlammo solo di musica, lui ne fu entusiasta e anzi, mi chiese addirittura di fare l’intervista a lui. Insomma, presi due piccioni con una fava. Ecco, credo che il mio lavoro si basi tutto su questo: rispetto, empatia e autenticità.

Guardando al futuro, cosa ti auguri?

Mi auguro di continuare a fare ciò che amo, con la stessa passione di quando ho iniziato. E spero che la televisione ritrovi un po’ di quella magia che aveva un tempo, quando contavano più le idee e meno i numeri. Il pubblico sente quando qualcosa è fatto col cuore: ed è lì che nasce la vera connessione.


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