Ilaria Monfardini è una delle figure più attive e appassionate del cinema di genere italiano. Attrice, critica cinematografica e curatrice di rassegne, ha collaborato con importanti registi dell’horror contemporaneo e si è fatta conoscere per la sua dedizione nel promuovere e valorizzare il cinema underground italiano. In questa intervista ci racconta il suo percorso, le sue sfide e i suoi progetti futuri.

Come è nata la tua passione per il genere horror? C’è stato un episodio in particolare che ti ha segnato?

La mia passione per il genere horror nasce quando avevo otto anni. Mia mamma aveva l’abitudine di guardare in televisione alle 20:30 i film gialli e horror, soprattutto quelli di Dario Argento. Poiché a quell’ora la mia famiglia cenava, mia mamma metteva me e mio fratello con le spalle verso la TV, perché non vedessimo i film. Una sera, in cucina, lei stava dando fuoco a qualcosa e mio padre si è alzato per andare ad aiutarla. Così io, approfittando della mancanza dei grandi, mi sono girata verso la TV. Sullo schermo c’era una ragazza che apriva la finestra di un bagno, e fuori nella notte due occhi terrificanti la scrutavano, per essere poi presa da due mani anch’esse terribili ed uccisa. Ovviamente si trattava di Suspiria del maestro Argento. Da quel momento quella scarica d’adrenalina è diventata la mia più grande passione e non l’ho più abbandonata.

Cosa significa per te lavorare con i registi dell’horror contemporaneo italiano? E come hai vissuto il passaggio dal teatro al cinema?

Lavorare con i registi dell’horror contemporaneo italiano per me è una grandissima soddisfazione, soprattutto venendo dal teatro ed essendomi sempre sentita dire che un attore di teatro non può essere un buon attore di cinema. Niente di più sbagliato! Ho cominciato la mia carriera nel cinema col regista torinese Pupi Oggiano, il quale mi ha affiancato al grande attore Diego Casale, che come me veniva dal teatro. Diego mi ha aiutato a sottrarre, invece che aggiungere, dalla mia recitazione, rendendola più snella e meno carica di come viene richiesto in teatro. È stato poi bello lavorare anche con altri nomi, anche se, con il da te citato Davide Pesca, in realtà ho prestato solo la mia voce, in quanto interpreto una speaker radiofonica che però non si vede mai! Quello è stato forse il ruolo più facile di quelli che ho dovuto ricoprire, in quanto, come sai, sono speaker radiofonica su Radio Saigon ormai da diversi anni.

Cosa pensi dello stato attuale del cinema di genere italiano? Lo consideri ancora vivo e vitale?

Io sono una grande sostenitrice del cinema di genere italiano contemporaneo e non credo assolutamente che sia morto come tanti dicono. Dellamorte Dellamore di Michele Soavi è sicuramente il canto del cigno di un certo tipo di cinema di genere, ma non è certamente la fine di tutto. Il problema è che in Italia mancano le produzioni che vogliano investire sul genere, ed è per questo che tutti i tantissimi talenti giovani italiani, purtroppo, devono spesso o quasi sempre autoprodursi e quindi i loro film sono meno visibili e meno appariscenti rispetto ai film del passato. Ma io credo che il movimento underground horror italiano sia vivo ed in salute e che dovrebbe essere riscoperto da tutti coloro che, come dei dinosauri, restano ancorati a un passato che non c’è più e che perlomeno attualmente non potrà più tornare. Le cose sono cambiate, ma il fuoco brucia ancora!

Nel film Contro un Iceberg di Polistirolo interpreti un personaggio molto diverso da te. Come hai affrontato questa sfida? E com’è stato lavorare con Pupi Oggiano?

Contro un Iceberg di Polistirolo è l’ultimo film dell’esalogia del regista Pupi Oggiano. Per me è stato un grande onore lavorare con Pupi già dal suo quarto film, …e tutto il buio che c’è intorno, per passare poi a Svanirà per sempre, il suo quinto film, ed infine a questo ultimo capitolo. Come hai detto tu, il film gioca con la paura e con l’ironia, ma la mia parte non ha veramente nulla di ironico. Io sono un personaggio dalla dubbia moralità che, per il suo lavoro di giornalista, ha fatto cose di cui lei stessa non va fiera. Non è stato facile calarmi nei panni di Amy Radis, anche perché è veramente molto diversa da me, ma è stata comunque una bella sfida, perché in qualche modo questo personaggio è legato a quello di Katrina, che ho interpretato nei due film precedenti e a cui sono molto legata, essendo stato il mio primo ruolo cinematografico. Lavorare con Oggiano è sempre un enorme piacere, la sua squadra di lavoro è una grande famiglia affiatata e tutti aiutano tutti, e Pupi, se è preso per il verso giusto, è pronto ad ascoltarti e ad aiutarti, a farti sentire più a tuo agio possibile. Spero di lavorare ancora con lui per tanti tantissimi anni!

Qual è stato il ruolo emotivamente e fisicamente più impegnativo che hai interpretato?

Questa è una domanda molto difficile, però ti dirò che questi ruoli sono essenzialmente tre. Il primo è quello della Donna in Bianco di IVI ELV di Luigi Scarpa, un cortometraggio che abbiamo girato in Cilento a gennaio. Faceva freddissimo e io dovevo recitare solo con una semplice sottoveste e scalza, al freddo e sotto la pioggia. Inoltre, avevo una scena per terra nel bosco in mezzo ai ragni che io temo tantissimo e non si poteva rifare, bisognava che andasse bene la prima! Per fortuna così è stato, ma è stata veramente una prova impegnativa. Successivamente, sempre per le stesse ragioni, citerei Derico, il film di Alex Lucchesi. Ancora una volta girato a gennaio, interpretavo un demone dell’inferno con il corpo completamente dipinto di blu, e indossavo solamente un paio di slip. Eravamo in montagna a gennaio … puoi già immaginare da solo! Ma forse più di tutti il ruolo più difficile da interpretare a livello fisico ed emotivo è stato quello della Donna protagonista di Dariuss, il lungometraggio estremo del regista italiano che vive a Londra Guerrilla Metropolitana. Sono andata a girare a Londra in un periodo molto difficile della mia vita, dove avevo molti problemi, e questo personaggio di una mamma che ha perso la figlia in maniera violenta e non riesce più ad avere un rapporto col marito è stato veramente catartico per me. Ho pianto per tre giorni di fila, anche fuori dalla scena, e non sono servite lacrime artificiali e cipolle! Però devo dire che il ruolo mi ha aiutata a liberarmi da un po’ di zavorra e, nonostante il film non sia propriamente nelle mie corde come genere, sono molto contenta di averlo interpretato perché mi ha dato veramente tanto.

Come riesci a conciliare il tuo ruolo di attrice con quello di redattrice? Ti è mai capitato di dover recensire un film in cui hai recitato?

Non sempre è facile riuscire a combinare il mio ruolo di attrice e quello di redattrice. Talvolta mi trovo a dover recensire film che ho interpretato o dei quali conosco molto bene i registi per averci magari collaborato in passato. Certamente, essendo un’attrice che viene da un’accademia teatrale, questo mi aiuta a giudicare le prove interpretative meglio di un normale critico cinematografico, tuttavia ho dovuto imparare a non far entrare i sentimenti personali e le amicizie coi registi nelle recensioni, altrimenti si rischia poi di diventare di parte e di essere additati come non imparziali.

Come ti prepari per un ruolo? Hai un metodo specifico che segui?

Beh, a costo di essere ripetitiva, ti dico che venendo dal teatro la preparazione del personaggio avviene principalmente attraverso la sceneggiatura. Io mi immergo nella sceneggiatura e cerco di essere il più possibile il mio personaggio, finché poi esso diventa completamente me stessa una volta che mi trovo davanti alla macchina da presa. Ovviamente, se i personaggi hanno qualcosa che si avvicina a me, quel qualcosa viene sfruttato, come ad esempio il dolore di cui ti parlavo riguardo Dariuss, o anche per quel che riguarda il mio personaggio di Cassandra nell’ultimo film di Paolo Del Fiol, A Meltykiss Lost in the Abyss, che Paolo ha scritto direttamente su di me conoscendo la mia storia ed il mio passato. Ovviamente un personaggio così è più emotivamente semplice da interpretare rispetto ad una Amy Radis che, come ti dicevo prima, è completamente avulsa da me. In quel caso, mi affido molto alla guida del regista, che riesce pian pianino a farmi entrare dentro la sua visione del personaggio.

Come ti trovi a lavorare con Mondospettacolo e quali sono i tuoi obiettivi in questa esperienza?

Mi trovo molto bene su Mondospettacolo e vorrei continuare a concentrarmi sul cinema, sulle mie interviste e soprattutto sul cinema di genere italiano per farlo conoscere a più persone possibili e dargli visibilità.

Ci puoi dare qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri nel cinema?

Allora, il futuro è molto variegato ed interessante. Ti posso dire che a brevissimo sarò sul set del nuovo film di Francesco Tassara, con cui ho già recitato in Cose Nere, film che amo moltissimo. Questo nuovo lavoro sarà sempre girato a La Spezia e si impernierà sempre sui misteri avvenuti in quei luoghi durante gli anni ’70. Di più non posso dire, ma vi posso anticipare che toccherò finalmente i territori del Found Footage, genere che amo tantissimo dai tempi di The Blair Witch Project in avanti. Successivamente lavorerò finalmente col regista toscano Davide Cancila, che seguo da un po’; saremo nei territori del Demoniaco, ma altro non posso dirvi. Poi, se tutto va bene, andrò a girare finalmente a Roma in maniera seria! Sì, perché ho già girato a Roma, ma solo un piccolo cammeo in un film che non so nemmeno che fine abbia fatto! Questa volta invece sarò la coprotagonista di un bellissimo corto, anche questo a sfondo demoniaco, ma anche qui non dico niente per ragioni di riservatezza. Sarò poi una delle interpreti del nuovo film di Leonardo Barone, Droid House, regista con cui ho già collaborato in passato nel cortometraggio Quello che non vedo, di cui sono assoluta protagonista. Dopo l’estate dovremmo cominciare un altro film con un altro regista con cui ho collaborato molto, ma anche qui meglio tacere finché non abbiamo la certezza! Ci sono poi progetti in ballo anche con Davide Pesca ed Ivan Brusa. Insomma, come vedete i progetti non mancano! Inoltre sto lavorando al nuovo spettacolo teatrale della mia compagnia, dove questa volta avrò un ruolo molto drammatico, quello di una madre morta di parto. Mi chiedi che cosa vorrei interpretare nello specifico? Un’assassina, proprio come Clara Calamai in Profondo Rosso! Chiedo troppo? Chissà, però ti assicuro che qualcuno ci sta già pensando…

Quali consigli daresti a chi vuole intraprendere una carriera nel cinema horror?

I consigli che posso dare a chi volesse intraprendere questa strada è di credere fermamente in quello che si fa e di avere una grandissima passione per la materia. Io sono certa che se non amassi così tanto il genere probabilmente adesso non avrei fatto tutto quello che ho fatto e non continuerei ad essere chiamata da tutti questi registi di genere come accade. La passione trapela, è evidente, quindi mettetela sempre avanti a tutto, leggete, documentatevi, andate al cinema, guardate film e solo così potrete immergervi completamente nel mondo dell’horror a 360°.

Come riesci a bilanciare la tua passione per la critica cinematografica con il tuo lavoro da attrice?

Come ti dicevo in una domanda precedente, io riesco a conciliare questi due ruoli di attrice e redattrice proprio grazie alla mia grande passione per il genere, che mi porto dietro da quando ero bambina. Leggendo, ma soprattutto guardando film a batteria, ho cominciato a capire come deve essere un’interpretazione nel cinema horror, e mi sembra che per adesso stia andando bene. Poi staremo a vedere, ma per ora i due ruoli si sposano benissimo e non cozzano minimamente l’uno con l’altro.

Ci parli della rassegna Attraverso gli Occhi dell’Assassino? Com’è nata l’idea e come hai selezionato i film?

La rassegna che sto curando adesso presso La Stanza Rossa di Castelfiorentino è stata davvero una grande vittoria per me e ne vado fiera con tutta l’anima! Seguo questa piccola grande realtà paesana da tanto tempo, adoro il fatto che vengano proposte delle rassegne interessantissime anche in un piccolo paese e non solo in una grande città. La Stanza Rossa è sempre andata avanti nonostante tutto! Dopo una bellissima rassegna su Mario Bava ed un’altra altrettanto bella sul Polar, il proprietario della Stanza Rossa, Jaures Baldeschi, mi ha commissionato questa rassegna sapendo della mia enorme passione per il giallo e l’horror. Grazie all’aiuto del mio mentore Pupi Oggiano, e del grande sceneggiatore e critico Antonio Tentori, ho messo insieme nove titoli che rappresentano secondo me al meglio l’iter del giallo all’italiana dalla sua nascita negli anni ‘60 col grande Mario Bava fino ai giovani nomi di oggi che ancora vi puntano, come appunto Pupi Oggiano, di cui viene proposto in rassegna Svanirà per sempre, ma anche altri nomi come ad esempio Denis Frison o Luca Canale Brucculeri.

Hai collaborato spesso con Pupi Oggiano e Antonio Tentori. Com’è nata la vostra amicizia e collaborazione professionale?

La mia collaborazione con Pupi ve l’ho già raccontata e ormai siamo diventati grandi amici, scherzando diciamo quasi che ci consideriamo fratelli separati da bambini! Riguardo ad Antonio Tentori l’ho conosciuto tanti anni fa ad un festival: all’inizio lo guardavo con timore reverenziale perché sapevo che aveva lavorato con grandi nomi, quali Dario Argento, Lucio Fulci, Joe D’Amato. Tuttavia, man mano che si andava avanti nel tempo e lo incrociavo ai vari festival mi rendevo conto di quanto fosse simpatico e speciale e per niente presuntuoso, nonostante tutto quello che ha fatto per il cinema italiano di genere; pian pianino, una battuta tira l’altra, si può dire che siamo diventati amici. Antonio ha accettato con entusiasmo il nostro invito a Castelfiorentino, ed è stato importante averlo lì con noi, accanto alla nostra sindaca e all’assessore che hanno dato pieno appoggio del Comune alla nostra rassegna. Del resto, come poteva non essere così con dei nomi tanto importanti che ci supportavano?

Cosa rende il giallo all’italiana un genere così affascinante e ancora oggi influente nel cinema internazionale?

Il giallo all’italiana è un genere che, come dici tu, ha segnato profondamente la storia del cinema, tanto che anche oggi autori del calibro di Quentin Tarantino o Eli Roth citano i nostri grandissimi autori di gialli come Mario Bava, Sergio Martino o Lucio Fulci, senza scordarsi ovviamente il maestro Argento. Gli elementi più affascinanti di questo genere sono sicuramente gli assassini, le cui motivazioni non sono mai campate in aria, ma sono anzi sempre molto interessanti, l’estetica dei delitti, l’uso pregnante della colonna sonora ed il pathos e la tensione che ancora oggi si provano guardando questi film, che sono certamente vecchi ma sicuramente non datati, come spesso li sento definire da chi non ha un po’ di cultura cinematografica.

Com’è stato lavorare con Leonardo Barone e cosa ha significato per te il successo del cortometraggio Quello che non vedo?

Lavorare con Leonardo Barone, mio conterraneo, è stato molto bello, anche perché noi due ci siamo conosciuti dopo che io avevo fatto una recensione non completamente lusinghiera del suo primo lungometraggio, Negli Occhi della Preda. Credo che Leonardo abbia apprezzato la mia sincerità e schiettezza nel dargli consigli per migliorare il suo lavoro, cosicché pian pianino abbiamo cominciato a parlare molto ed a confrontarci sulle nostre varie idee di cinema. Quando mi ha proposto il ruolo di Samantha in Quello che non vedo, unico personaggio di tutto il cortometraggio, mi sono spaventata ma sono stata anche lusingata, perché era la prima volta in cui mi ritrovavo protagonista assoluta sullo schermo. Il fatto che il film sia stato premiato a Hollywood come Miglior Corto Horror ed io abbia ottenuto una nomination come Miglior Attrice Protagonista sicuramente non può che riempirmi di gioia e anche un po’ di orgoglio per il percorso che sto affrontando in questo mondo che amo tanto.

Come redattrice di Mondospettacolo, quale contributo senti di dare al mondo del cinema e cosa ti appassiona maggiormente nella scrittura di articoli e recensioni?

Non so se riesco a dare un vero e proprio contributo al mondo del cinema, perché ahimè, mi sembra sempre che le recensioni vengano lette da pochissime persone. Tuttavia, quello che posso dire è che quando qualcuno le legge e mi scrive che ha visto il film sollecitato da quello che ha letto, questo non può che spingermi a continuare perché, anche se pochi sono magari coloro che le leggono, perché in Italia ormai non si legge quasi più, tuttavia se anche in piccolo riesco a spingere le persone a vedere i film e, perché no, a conoscere i nuovi autori del nostro cinema underground, questo è sicuramente un enorme successo.

Sei stata giurata al La Spezia Film Festival. Come descriveresti questa esperienza e quanto è importante per te supportare il cinema indipendente?

Il La Spezia Film Festival è un festival molto particolare nel quale mi ha inserito una regista con cui ho lavorato più volte e con la quale sto collaborando anche adesso, Paola Settimini. Con Paola mi sono sempre trovata bene, abbiamo fatto spettacoli teatrali, film, documentari, e adesso ci siamo spinte in un nuovo territorio sui versi della famosa antologia di Spoon River. Entrare nella giuria del La Spezia Film Festival, di cui il presidente era niente meno che il grande Lamberto Bava, non può che essere stata un’esperienza importante, ma vorrei citare anche gli altri festival che hanno sempre creduto in me, dal FiPiLi di Livorno, di cui sono ingiuria web ormai da tre anni, al neonato Santecchia Horror Festival, diretto dal regista Luigi Scarpa, l’Italian Horror Fantastic Festival di Luigi Pastore, lo Spasmo Fest di Alex Visani, ed infine anche il premio cinematografico Vespertilio Awards diretto da Tania Bizzarro di Ore d’Orrore. Tutti questi festival mi hanno arricchito tantissimo perché mi hanno dato la possibilità di vedere opere altrimenti difficili da reperire, sia lungometraggi che cortometraggi, e farò di tutto affinché queste opere possano essere conosciute dal grande pubblico.

Cosa diresti a chi vive a Castelfiorentino e dintorni per invogliarli a partecipare alla tua rassegna alla Stanza Rossa?

Mi piacerebbe chiedere a tutti coloro che abitano a Castelfiorentino e dintorni di partecipare alla rassegna alla Stanza Rossa, perché rassegne come queste non sono facili da trovare, e vedere certi film, classici ed intramontabili, come Profondo Rosso o La Casa dalle finestre che ridono, ma anche film nuovi, come appunto quello di Oggiano, sul grande schermo è sicuramente un privilegio che non capita tutti i giorni. Gente, supportate e supportiamo tutti insieme il cinema, il cinema è arte, cultura, conoscenza, non facciamo orecchie da mercante, andiamo nelle sale, seguiamo le rassegne, compriamo i film in DVD o sulle piattaforme e soprattutto evitiamo di prenderli piratati, perché la pirateria è la morte del cinema! Vi aspetto quindi tutti alla Stanza Rossa!


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