In blu-ray Arrapaho, il trash cult con gli Squallor

Nella sua versione integrale, Federal Video riscopre su supporto blu-ray Arrapaho, l’incredibile, inaspettato successo commerciale cinematografico che segnò nel 1984 l’incontro tra la band comica degli Squallor e il regista Ciro Ippolito, autore di Alien 2 sulla Terra e Lacrime napulitane.

Un’operazione che, accompagnata dall’immancabile, esilarante voce narrante tipica di molti brani del complesso, noto per i suoi testi particolarmente espliciti, il cineasta napoletano – il quale si ritaglia oltretutto nel film un cameo nei panni di un direttore d’orchestra – ha messo in piedi influenzato nientemeno che dalla visione in sala di Monty Python – il senso della vita.

Un’operazione il cui esile, folle plot tira in ballo le tribù degli Arrapaho, dei Cefaloni e dei Froceyenne (!!!) per strutturarsi a sketch, quasi alla maniera di un barzelletta movie decisamente lontano dall’ipocrita politically correct del terzo millennio (prese in giro ai gay e figure femminile apostrofate in modo nient’affatto elegante dominano buona parte dell’insieme).

E Arrapaho è anche il nome di colui che, interpretato dall’Urs Althaus che nello stesso anno fu Aristoteles ne L’allenatore nel pallone, di facili costumi ma di sani principi fa innamorare la bella Scella Pezzata dal volto e il corpo di una Tinì Cansino pronta anche ad offrire un frontal nudity sotto una cascata sulle note di ‘O tiempo se ne va.

Soltanto due dei grotteschi personaggi destinati a popolare una quasi ora e venti di folli fotogrammi che, tra un Palla Pesante grande capo mafioso di quei tempi, Cavallo Pazzo e il figlio cicciottello Capo di bomba, puntano a concretizzare in maniera autoironica il peggior film della storia della Settima arte.

Quasi riuscendoci, in quanto, pur non meritando di sicuro tale riconoscimento, Arrapaho si è inevitabilmente trasformato in un cult del trash su celluloide proprio grazie alle sue trovate apparentemente senza cervello ma, a loro modo, geniali; a cominciare dall’idea che, poi ripresa da Enrico Oldoini nel suo Anni ‘90, prevede l’inserimento di falsi spot pubblicitari. Il più divertente dei quali è, senza dubbio, il Tranvel trophy a puntate.

Il resto, al di là di peti, totem falliformi, un temporale invocato cantando La pioggia di Gigliola Cinquetti e analogie sessuali nello spirito tipico delle stesse hit squalloriane che accompagnano il tutto, strappa risate a suon di gag e battute metacinematografiche o riguardanti comunque i fenomeni noti dei primi anni Ottanta; dal presentatore tv Pippo Baudo all’imprenditore in soluzioni per calvizie Cesare Ragazzi, fino al lungometraggio The day after – il giorno dopo di Nicholas Meyer.

Fino agli assurdi titoli di coda di Arrapaho, corredato in questa edizione in alta definizione di sezione extra costituita dal trailer e da trentadue minuti di intervista effettuata dal critico cinematografico Marco Giusti al simpatico Ippolito.

 

 

Francesco Lomuscio