In blu-ray i Noomi Rapace e Nicolas Cage fanta-horror di Rupture e Il colore venuto dallo spazio

CG Entertainment (www.cgentertainment.it) rende disponibili su supporto blu-ray italiano gli inediti cinematografici Rupture e Il colore venuto dallo spazio.

Il primo comprendente tra i produttori nientemeno che il nostro Andrea Iervolino, il secondo tratto dal breve racconto di Howard Phillips Lovecraft già ispiratore, tra gli altri, de La morte dall’occhio di cristallo con Boris Karloff e Colour from the dark di Ivan Zuccon, rientrano entrambi nel filone della fantascienza a tinte horror.

 

Rupture (2016)

Steven Shainberg, regista dello scandaloso Secretary con James Spader e del Fur – Ritratto immaginario di Diane Arbus interpretato da Nicole Kidman, non perde tempo e, una volta mostrataci la Noomi Rapace di Uomini che odiano le donne nella sua quotidiana vita di mamma single impegnata a seguire il figlio dodicenne, la fa rapire da loschi individui.

Tutto ciò, a neppure quindici minuti della oltre ora e mezza di film, che prosegue con la donna risvegliatasi legata all’interno di un anonimo laboratorio, dove i rapitori le fanno una diagnosi medica scoprendo un’anomalia genetica che potrebbe scatenare in lei una natura aliena.

Rapitori tra cui Peter”Fargo”Stormare e il Michael Chiklis de I Fantastici 4, al servizio di un’interessante variante in fotogrammi della tematica delle invasioni extraterrestri che, anziché sfruttare consueti scenari futuristici o stellari, sceglie di chiudersi totalmente in interni illuminati con ampio ricorso a tonalità calde.

Una scelta che non può fare a meno di testimoniare una certa influenza proveniente dalla moda dei thriller d’inizio terzo millennio delineata dalla gettonatissima saga Saw e dalle sue innumerevoli imitazioni.

Tanto più che, proprio come in quei casi, è una forte sensazione di claustrofobia ad essere trasmessa allo spettatore nell’inscenare il lungo e teso tentativo di fuga attuato dalla protagonista.

Lungo e teso tentativo che, dunque, ci tiene in maniera efficace sulle spine consentendo difficilmente di chiudere occhio; mentre a trasmettere qualche brivido provvedono momenti decisamente sconsigliati agli aracnofobici ed effetti di morphing che ricordano, in un cero senso, le trasformazioni viste nel kinghiano I sonnambuli, diretto nel 1992 da Mick Garris.

 

Il colore venuto dallo spazio (2019)

Prodotta dall’Elijah Wood che fu Frodo nella popolarissima trilogia de Il Signore degli anelli, la circa ora e cinquanta di visione si concentra semplicemente sulla famiglia del Nathan Gardner interpretato dal vincitore del premio Oscar Nicolas Cage, appena trasferitasi in una remota fattoria per dare inizio ad una nuova vita.

Ma, giusto il tempo di conoscerne i diversi componenti che, improvvisamente, nei pressi della nuova abitazione cade un meteorite destinato a portare cambiamenti tutt’altro che rassicuranti.

Cambiamenti che vanno dalla nascita di frutti stranamente grandi alle mutazioni animali, fino ai preoccupanti atteggiamenti delle persone, sempre più manifestanti segnali di pazzia.

E l’aspetto interessante dell’operazione, almeno per i fan del genere, risiede nel fatto che a trovarsi dietro la macchina da presa è il sudafricano Richard Stanley che, dopo aver sfornato tra il 1990 e il 1992 il cult cyberpunk Hardware e il road movie dell’orrore Demoniaca, è stato cacciato dal set de L’isola perduta (poi terminato da John Frankenheimer), dedicandosi in seguito esclusivamente a cortometraggi e documentari.

Il colore venuto dallo spazio, quindi, rappresenta il suo gradito ritorno alla direzione di un lungometraggio di finzione, che gestisce, proprio come ci aveva abituati, costruendo una lenta evoluzione della vicenda occasionalmente tempestata di segnali dall’allarme. Prima che l’abbondanza di movimento venga riservata alla mezz’ora conclusiva dell’insieme, fascinosamente immerso nelle luci violacee della minaccia aliena e che, ricorrendo anche ad occasionali accenni di splatter, sfocia in un raccapricciante mix di body horror e creature indefinite non distanti da quelle viste nei migliori prodotti analoghi risalenti ai mitici anni Ottanta.

Il trailer italiano, tredici minuti di scene tagliate e ventuno di making of fanno da contenuti extra al disco.

 

Francesco Lomuscio