Se c’è un titolo che riesce a caratterizzare perfettamente una prima fase comica dell’attore Diego Abatantuono è sicuramente Attila – Flagello di Dio, rientrante in quel gruppo di circa tredici film che interpretò nei primi due anni del decennio Ottanta.

Un’opera che, con la sua ambientazione storica e il desiderio di abbracciare un certo linguaggio caro al monicelliano L’armata Brancaleone, diretta da Castellano e Pipolo ci porta in un contesto in costume tutto da ridere, tra personaggi bizzarri e un senso della battuta secca, tradotta in una lingua antica mischiata ai moderni gerghi dialettali tricolori.

Siamo nel quinto secolo D.C. e a Segrate, zona affine alla futura Milano, vige la legge del più forte istituita e gestita innanzitutto da tale re Ardarico detto Attila (Abatantuno), piccolo sovrano che, insieme al suo gruppo di scalcinati adepti, gira tra le campagne in cerca di cibo da portare al proprio villaggio. Lo stesso villaggio che un giorno, in assenza di Ardarico e i suoi seguaci, viene razziato dai romani guidati da Fusco Cornelio (Angelo Infanti), i quali portano via tutti i beni e rapiscono le donne del luogo, tra cui la bellissima Uraia (Rita Rusic). Preso dalla collera, Attila decide di vendicarsi insieme ai suoi “valorosi” e di mettersi alla ricerca dei romani per riprendersi ciò che gli hanno rubato; ma diverse sono le tragicomiche vicende che li attendono.

Siamo nel 1982 e, archiviata la loro esperienza lodata dal successo di pubblico di Grand Hotel Excelsior, Castellano e Pipolo insieme ai produttori Mario e Vittorio Cecchi Gori decidono di costruire su misura per un ruolo cult per la verve comica di Abatantuono, allora sulla cresta dell’onda grazie alla sua interpretazione del terrunciello milanese.

Ruolo cult destinato a rivelarsi, dunque, quello del protagonista di Attila – Flagello di Dio, opera che nel corso del tempo si è ritagliata uno spazio nella memoria degli spettatori nonostante il flop ottenuto ai tempi dell’uscita nelle sale.

Ed è così che i vari tormentoni come il creativo spelling del nome Attila e il continuo quesito “Chi è lo re!?” si sono fatti strada in tutti questi anni, lasciando emergere la forza ironica di un’operazione che intende prendersi gioco dei fatti storici dall’inizio alla fine, inventando un colorito universo barbarico immerso nelle campagne.

A completare la riuscita di questo bizzarro appuntamento con la risata grassa e liberatoria, poi, la presenza di un gruppo di comprimari all’altezza della situazione che, oltre ai citati Infanti e Rusic (allora compagna di Vittorio Cecchi Gori), comprende Mauro Di Francesco, Francesco Salvi, Vincenzo Crocitti, Massimo Pittarello, Mario Pedone (il noto Franchino di Fantozzi subisce ancora) e Franz Di Cioccio della band PFM, qui anche autore delle musiche insieme al fido Franco Mussida, tutti nella parte dei seguaci di Attila; mentre in svariati ruoli troviamo Anna Kanakis, Tony Kendall, Ennio Antonelli, Jimmy il fenomeno, Toni Ucci e Franco Diogene.

Per celebrare tutta l’ironia di Attila – Flagello di Dio Mustang Entertainment lo pubblica in blu-ray in una versione restaurata da master 4K e con ventitré minuti de L’epico viaggio nel cinema di Diego Abatantuono e dodici di incontro con il critico cinematografico Steve Della Casa quali contenuti speciali.


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