Come un po’ in tutti i campi, il rivoluzionario 1968 ha portato cambiamenti anche in quello cinematografico, concedendo spazio ad artisti in erba dalle idee che intendevano sovvertire il linguaggio di allora. Tra questi, l’esordiente Salvatore Samperi, compianto autore noto per il cult Malizia con Laura Antonelli del 1973, e che proprio nel pieno del 1968 debuttò attraverso il provocante e provocatorio Grazie zia.
Utilizzando per protagonista il Lou Castel de I pugni in tasca, altra pellicola manifesto dell’epoca sessantottina, quella del film di Samperi è la storia di un ragazzo di nome Alvise, rampollo di un ricco industriale, il quale non ha alcuna intenzione di alzarsi dalla sedia a rotelle con cui va in giro. Non ha alcun handicap, la sua è solo una mera protesta che vorrebbe scuotere gli animi dei rigidi famigliari. Affidato alle cure della zia Lea (Lisa Gastoni), di professione medico, il giovane fa di tutto per rendere difficile il rapporto con lei, cercando innanzitutto di allontanare il compagno di quest’ultima, Stefano (Gabriele Ferzetti), per poi attuare un vero e proprio gioco di seduzione, fino alle inevitabili conseguenze.
Con i suoi venticinque anni sulle spalle, il giovanissimo Samperi grazie a questa opera prima mise immediatamente a nudo le proprie velleità artistiche, sfoggiando il suo consueto desiderio di scandalo, mai fine a se stesso, e l’accorta dimestichezza nel saper infrangere i muri della società borghese imperante.
Con Grazie zia mise a segno un’opera ancora oggi ricordata, con quel titolo altisonante e il suo sguardo morboso, sfruttando di tanto in tanto le parentesi sensuali dovute alla presenza della fascinosa Gastoni, bellezza matura che dà più di qualche prurito in determinate riprese di nudo accennato.
Col suo Alvise, invece, Castel impone la propria presenza simbolica, grazie anche a quello sguardo deciso ed emblematico, quasi folle in deterinati momenti, ma che non nasconde mai l’innocenza adolescenziale pronta ad essere infranta dal ciclone degli eventi che lo circondano e che, inoltre, la sua mentalità rivoluzionaria attira a sé.
La regia, poi, ricorre a trovate tecniche originali e atipiche per il cinema italiano di allora, dalle veloci carrellate alla splendida fotografia di Aldo Scavarda (premiata con il Nastro d’Argento), facendo sì che la visione di Grazie zia sia impressa ancora oggi nella memoria degli spettatori che vi assistettero ai tempi dell’uscita nelle sale. Colonna sonora a firma del mitico Ennio Morricone e in cui primeggia la cantilena Guerra e pace Pollo e brace.
Edito in dvd da Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it), con sezione extra rappresentata da trailer, undici minuti di dietro le quinte, dieci di intervista a Lisa Gastoni e otto di featurette Scusi, dov’è il set – Ritratto di Salvatore Samperi.
Mirko Lomuscio
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