In dvd il rape & revenge made in Italy Alice was my name

Fin dall’apertura di Alice was my name apprendiamo che la ragazza suggerita dal titolo, interpretata da Melissa Di Cianni, ha ottenuto vendetta in seguito ad una violenza subita.

Prima che la narrazione si sposti a fatti precedenti rispetto a quell’incipit, risulta quindi immediatamente chiaro che lo spettacolo in fotogrammi cui stiamo assistendo appartiene al sottogenere del rape & revenge, tra i cui massimi esempi rientrano cult degli anni Settanta quali L’ultima casa a sinistra di Wes Craven e Non violentate Jennifer di Meir Zarchi.

Esempi basati, come lascia intuire la classificazione, su uno stupro al quale segue una violenta rivalsa attuata dalla vittima, in questo caso ventenne che sogna di diventare attrice affrontando un provino dietro l’altro.

Fino al momento in cui, a meno di venti minuti di visione, si scopre essere finita sul set di uno snuff movie, ovvero un filmato in cui le persone vengono realmente uccise davanti all’obiettivo della camera di ripresa, senza alcun effetto speciale.

In maniera molto veloce e semplice, dunque, Alice was my name passa dall’abuso subito dalla protagonista alla propria furia progressivamente scagliata nei confronti dei carnefici; man mano che viene precisato anche che il potere è un afrodisiaco per l’uomo e che il suo modo preferito per goderne consiste nel distruggere le donne, il sesso forte, di cui ha paura.

È quindi un messaggio di evidente taglio anti-maschilista ad attraversare la oltre ora e venti totale, che avanza lentamente trascinando oltretutto la fase post-stupro in un clima di follia accentuato da lunghe situazioni commentate esclusivamente dalla colonna sonora, mentre Alice vaga disperata.

Ma, ovviamente, ciò che più interessa allo spettatore di questa tipologia di produzioni è il modo in cui i violentatori vengono puniti, quindi al timone di regia Brace Beltempo – cui si deve anche lo slasher The carpenter’s house – non esita ad accontentarli; pur sfruttando una macchina da presa in continuo movimento che evita di immortalare proprio i dettagli maggiormente gore, nel pronanile tentativo di ovviare la pochezza di mezzi a disposizione.

E, tra utilizzo di pistole e mannaje, l’apice viene raggiunto nella particolarmente sofferta e feroce tortura con trapano attuata su un tizio legato.

Distribuito in dvd da Digitmovies, Alice was my name è accompagnato nella sezione extra dal suo trailer, da quelli di Wild Canary islands e del citato The carpenter’s house, dai cortometraggi L is for last e Shemaleficient e da tre videoclip.

 

 

Francesco Lomuscio