Nel 2012, a cinquant’anni esatti dal suo esordio alla regia avvenuto con La commare secca, il compianto maestro della Settima arte Bernardo Bertolucci ha realizzato quello che si è poi purtroppo rivelato il canto del cigno di una lunga e premiata carriera: Io e te.
Da un racconto di Niccolò Ammaniti, autore che al cinema aveva già avuto modo di essere trasposto da cineasti quai Gabriele Salvatores (Io non ho paura) e Marco Risi (L’ultimo Capodanno), Io e te è quindi rimasto l’unico lungometraggio firmato da Bertolucci dopo il 2010.
Uno spaccato generazionale in un piccolo film concepito a regola d’arte per inscenare la storia del quattordicenne Lorenzo (Jacopo Olmo Antinori), il quale non vive un rapporto tranquillo né con i propri genitori, né con il mondo che lo circonda. Stanco di tutto, un giorno decide di nascondersi in cantina, lontano dalle attenzioni di chiunque, facendo credere che sia andato via per una settimana bianca con la scuola. Nel suo universo isolato Lorenzo sembra ritrovare se stesso, proprio come ha sempre desiderato; fino al momento in cui la sua privacy viene violata dall’arrivo della sorellastra Olivia, la quale piomba in cantina quasi casualmente, scoprendo così il ragazzo nascosto e trascorrendo insieme a lui, in seguito, gran parte del tempo. E tra i due lo scontro emotivo sarà inevitabile, considerata la differenza dei caratteri, ma, a lungo andare, queste distanze lasceranno emergere uno spropositato desiderio di affetto che l’uno si aspetta di ottenere dall’altra.
Racconto intimista fatto di poche location e pochi personaggi (oltre ai due giovani, abbiamo le facce note di Sonia Bergamasco, Pippo Delbono, Tommaso Ragno e Veronica Lazar), Io e te è il commovente ritratto giovanil-moderno concepito da un decano del nostro cinema quale fu Bertolucci, che qui guarda ai ragazzi del XXI secolo con occhio incisivo e realista, delineando alla perfezione un paio di caratteri determinanti per la trasposizione filmica dello scritto ammanitico.
Ed è proprio alla presenza dei due esordienti Antinori e Falco che l’autore di Io ballo da sola intende affidare questo lungometraggio, marcando sui loro innocenti volti la rabbia di una generazione moderna che vive ostacolata da barriere emotive non definite, ma solide e invalicabili.
Un’opera toccante e affascinante, degna chiusura di carriera per un maestro che non poche volte è riuscito a concepire maestosi kolossal (Novecento, L’ultimo imperatore, Piccolo Buddha) e che, quasi per assurdo, decise di cimentarsi pian piano in opere sempre più piccole (prima di questo film vi erano state produzioni minimali come L’assedio e The dreamers).
Edito in dvd da Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it), il film è accompagnato nella sezione extra da quarantasette minuti di making of e le venti fotografie partecipanti al contest Concorso fotografico “Io e te”.
Mirko Lomuscio
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