Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it) prosegue il proprio recupero storico della produzione di Carlo ed Enrico Vanzina ristampando su supporto dvd Tre colonne in cronaca, che derivarono nel 1990 dall’omonimo romanzo scritto da Corrado Augias insieme alla compagna Daniela Pasti.
Un titolo che, diretto da Carlo e, come di consueto, co-sceneggiato al fianco del fratello Enrico, rientra tra quelli atipici della loro filmografia, come lo furono anche il precedente La partita e l’immediatamente successivo Miliardi.
Totalmente allontanatisi dai toni della commedia che finirono per renderli noti negli anni Ottanta, infatti, i figli di Steno partono stavolta dal ritrovamento del cadavere di un operatore di borsa che sembrerebbe inizialmente essersi ucciso dopo un sabato sera di sesso; ma la oltre ora e mezza di visione non si riallaccia neppure al filone argentiano del thriller con assassino già esplorato attraverso Mystère e Sotto il vestito niente.
Infatti, sebbene non manchino neppure il rinvenimento di una ragazza sgozzata all’interno di un’automobile e un nuovo caso di morte su cui indagare, Tre colonne in cronaca preferisce prendere la strada del cinema d’impegno civile reso grande tra gli anni Sessanta e Settanta da maestri della Settima arte tricolore quali Francesco Rosi, Damiano Damiani ed Elio Petri.
Non a caso, è proprio da quel cinema che recupera l’indimenticato Gian Maria Volonté per calarlo nei panni del direttore di un quotidiano (che qualcuno ha associato alla figura di Eugenio Scalfari) che, scaltro, ambiguo e pronto a tutto pur di mantenere il proprio posto di comando, vede il giornale messo in crisi dal momento in cui un onorevole napoletano dalle fattezze di Carlo Giuffrè manifesta la volontà di impadronirsene, ricorrendo perfino a poco raccomandabili intermediari.
Soltanto due dei nomi importanti inclusi in un ricco cast che, al di là di brevi apparizioni per Maurizio Mattioli e Ivano Marescotti e della presenza del grandissimo Tony Sperandeo e del mitico caratterista Sandro Ghiani, pone in particolar modo in risalto un giovane Sergio Castellitto – qui aggiudicatosi il David di Donatello come miglior attore protagonista – nel ruolo di un giornalista fanfarone romano e Massimo Dapporto in quello di un riflessivo commissario del nord Italia che legge i gialli di Agatha Christie e di Edgar Wallace.
Senza dimenticare una sexy Demetra Hampton allora fresca del successo della serie televisiva Valentina, ovviamente impegnata a fare da donna amante e godereccia di un facoltoso anziano in quello che, accompagnato da una colonna sonora proto-La piovra a firma di Ennio Morricone e destinato oltretutto a ribadire che la verità non è mai sui giornali, si rivela un film politico atto ad affrontare il fenomeno delle concentrazioni editoriali.
Film politico che, come già il testo di partenza, guarda in maniera non troppo velata ad una certa attualità berlusconiana dell’epoca, citando perfino il vecchio caso irrisolto del delitto Bebawi e approdando ad un tutt’altro che banale epilogo.
Ma non prima che venga osservato come il nostro sia un paese che ama più la Carrà che le Carré, offrendo la tipica critica sociale verbale che gli artefici di Vacanze di Natale, da sempre, sanno sfoderare attraverso memorabili battute.
Con sezione extra rappresentata da quindici minuti di intervista ad Enrico Vanzina e ventotto di introduzione a Tre colonne in cronaca a cura del critico cinematografico Rocco Moccagatta.
Francesco Lomuscio
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