Direttamente dall’Oriente arrivano in dvd grazie a Blue Swan Entertainment Hellhound di Joshua Dixon, Bangkok dog – Missione finale di Chaya Supannarat e Steppenwolf di Adilkhan Yerzhanov, i primi due provenienti dalla Thailandia mentre il terzo dal Kazakistan.

Un triplice appuntamento con il cinema adrenalinico, intriso di action – sia tra le righe di una trama thriller che in un plot poliziesco – per dimostrare come, tra spettacolari e combattimenti all’ultimo sangue, anche nell’ambito di produzioni non occidentali è possibile regalare un certo intrattenimento spettacolare reso alla grande da studiati momenti che rasentano la perfezione per merito del notevole lavoro svolto dagli stunt.

Hellhound (2023)

Dopo aver passato anni a svolgere l’attività di sicario per conto di personaggi poco raccomandabili, il killer Loreno (Louis Mandylor) è ormai pronto per lasciarsi tutto alle spalle dirigendosi verso un pensionamento imminente, lontano dall’uomo spietato quale è stato; ma un’ultima missione per conto di un vecchio amico gli viene commissionata e, arrivato a Bangkok, si avventura un’intricata faccenda che lo vedrà faccia a faccia con vecchie conoscenze facenti parte del mondo criminale.

Per la regia dell’esordiente Joshua Dixon, questo action thriller dalle atmosfere torbide si fa notare grazie alla sua gestione dei ritmi e della tensione, portando lo spettatore nel mezzo di una storia pregna di personaggi moralmente offuscati: in primis il Loreno di Mandylor, un protagonista antieroe che nasconde più di una macchia sulla sua coscienza e che, per questo, si rende più intrigante di quanto previsto sulla carta. Un lungometraggio che giostra quindi questo tipo di marchingegno narrativo con fare diligente, alternando nel mezzo combattimenti a mani nude destinati a fare la loro buona figura, mantenendosi fedeli ad una narrazione costruita di momento in momento fino all’emozionate finale.

Completano attori del calibro di Ron Smoorenburg (Skin traffik, Never back down 3 – Mai arrendersi, Triple threat – Tripla minaccia) e di Van Quattro (Il ritmo del silenzio, Fight club, Giorni contati).

Bangkok dog – Missione finale (2024)

Stati Uniti. L’agente di polizia Andrew Kang (D.Y. Sao) è un tipo che ha fatto delle maniere forti una prassi nella sua professione, stanando e arrestando quanti più criminali possibili a suon di pugni e calci; fino al momento in cui una nuova missione lo porta al cospetto di una delicata operazione di copertura, dovendo arrivare a Bangkok per fermare una pericolosa organizzazione guidata da tale Dominic Mesias (Sahajak Boonthanakit) che si occupa del traffico di esseri umani.

Prodotto dalla garanzia in fatto di cinema action thailandese Prachya Pinkaew, cui dobbiamo titoli come la serie di Ong bak e The protector – La legge del Muay Thai, entrambi interpretati dalla star marziale Tony Jaa, quest’opera diretta da Chaya Supannarat cerca di tenere testa al filone a cominciare da un protagonista all’altezza della situazione quale è Sao (stunt man e controfigura per grosse produzioni quali Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli e Everything everywhere all at once), che si mostra costantemente in canottiera sfoggiando muscoli e mosse letali degne dello spettacolo in questione. E la Supannarat non lesina in intrattenimento e senso della macchina da presa in questa sua prima esperienza, mostrando mano ferma e gestione del ritmo sia nei dialoghi di taglio poliziesco che nelle adrenaliniche sequenze di combattimento. Completa poi la riuscita di Bangkok dog – Missione finale la presenza di comprimari in parte quali un glaciale Boonthanakit, il bravo Byron Bishop nei panni di Charn Cai e un buon Brian Le, cui spetta il ruolo del piccolo criminale Benz Wu, pericolosa controparte del protagonista Kang.

Steppenwolf (2024)

Siamo nel mezzo di una sanguinosa guerra civile, con la giovane Tamara (Anna Starchenko) che si aggira tra sparatorie e morti violente alla ricerca del suo disperso figlio o di un aiuto che possa portarla verso di lui, essendo stato rapito da alcuni trafficanti di organi. Aiuto che trova in un ex detenuto riformato chiamato il “lupo della steppa” (Berik Aytzhanov), individuo dalla discutibile moralità e dai metodi violenti che si improvvisa investigatore.

Con uno sguardo poco incline ad accomodamenti narrativi e happy ending a tutti i costi, il regista kazako dalla lunga carriera – cominciata nel 2011 – Yerzhanov mette in sena in Steppenwolf uno dei contesti più affascinante del cinema adrenalinico, contestualizzando una veritiera guerra civile come fosse un’epoca degna di un qualsiasi Mad Max. Uno scenario in cui si muovono quindi le fila degli atipici protagonisti, ognuno dalla moralità dubbia ed esclusione la donna interpretata dalla Starchenko e e ognuno emblema di un andazzo politico e sociale tipico di queste violente situazioni, in mezzo a scontri a fuoco e combattimenti all’arma bianca. E Yerzhanov non intende tirarsi mai indietro nella rappresentazione visiva di uccisioni ed esecuzioni, senza perdere mai, però, lo sguardo veritiero su cui si poggia il suo affascinante lungometraggio.


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