In libreria Il Procuratore muore di Luisa Valenzuela

Il Procuratore muore, romanzo scritto da Luisa Valenzuela, giornalista e scrittrice molto nota in Argentina, allude a un episodio di cronaca che la scrittrice non cita direttamente, ma che è di dominio pubblico e che ha sconvolto il Paese: il presunto suicidio di Alberto Nisman, celebre oppositore di Cristina Fernández de Kirchner, attuale presidentessa, accusata di aver coperto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato contro un centro ebraico a Buenos Aires nel 1994. L’ex commissario della Polizia Federale, Santiago Masachesi, costretto a un pensionamento anticipato, perché in disaccordo con la versione ufficiale del delitto, rivede dopo anni il suo primo amore con cui condivideva la passione per le letture poliziesche, e ora tra deduzioni e intuizioni può ricostruire liberamente l’omicidio del procuratore. Ma siamo di fronte a un giallo molto particolare, perché quasi a fare da contrappunto al delitto reale, l’autrice crea una finzione nella finzione: un’indagine molto personale, che richiama le atmosfere del realismo magico, così caro agli scrittori sudamericani, in cui ci prende per mano per mostrarci come si arriva a dar vita a personaggi e trame, in sostanza come nasce l’ispirazione propria a ogni scrittore.

Luisa Valenzuela (Buenos Aires) è scrittrice e giornalista. Nella sua lunga carriera ha pubblicato più di trenta libri fra romanzi, raccolte di racconti e saggi. Ha avuto un importante ruolo in ambito letterario impartendo corsi, laboratori, seminari e conferenze nei suoi molteplici viaggi. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra i quali il Dottorato Honoris Causa dell’Università di Knox (Illinois) e dell’Universidad Nacional de San Martín (Provincia di Buenos Aires), la Medaglia Machado de Assis dell’Academia Brasileira de Letras. Le sue opere sono state tradotte in più di diciassette lingue, vasta è la bibliografia di monografie dedicate alla sua produzione.

Dopo avere trascorso dieci anni a New York, dal 1989 risiede a Buenos Aires, città che l’ha nominata Personaggio Illustre delle Lettere e Cittadina Illustre.

 

Si descriva con tre aggettivi.
Avventurosa, anticonformista, pericolosamente ottimista.

Quando ha capito di avere la stoffa per diventare un autore?
Dopo aver desiderato essere qualsiasi cosa durante la prima adolescenza, come sfida ho scritto un racconto che circola ancora, ahimè. Scoprii allora che anche scrivere può essere un’avventura.

Chi è stata la prima persona a credere in lei?
Juan Goyanarte, un romanziere ed editore spagnolo che viveva in Argentina. Lui, non solo ha pubblicato quel mio primo racconto nella sua importante rivista letteraria Ficccion, ma mi spinse a scrivere un romanzo.

Ci parli della sua opera, come è stata concepita, quali sono i protagonisti principali? Quali invece i personaggi secondari?

In questo specifico romanzo ci sono due momenti. La comparsa del capo della polizia, la cui teoria riguardante la morte del procuratore è stata repressa a causa degli interessi politici di coloro che erano al potere in quel momento. E, dall’altro, c’è un manoscritto scritto dal suo ex (ora attuale) amore che agisce come una breccia per il riconoscimento della sua teoria. In questo romanzo all’interno del romanzo, i personaggi secondari innescano in maniera indiretta il risultato della trama principale.

Invece, per quanto riguarda le influenze, quali sono gli stili e i suoi scrittori di rifermento?
Sono una lettrice onnivora, interessata a tutti i tipi di conoscenza. Allora è per me impossibile stabilire precise influenze. Ma ho i miei autori preferiti che vanno da Arlt ad Agamben, da Bobal a Barrico e altri. Per quanto riguarda lo stile, in ogni caso ciò che mi preme è trovare la voce appropriata a ciò che preme per essere raccontato.

Quale consiglio darebbe a un autore emergente in merito alla pubblicazione di un primo libro?
Non pensare di avere una storia da raccontare, lasciare che fluisca liberamente da sola. Essere estremamente onesti, non con sé stessi, ma con i propri personaggi e con la trama. Assorbire tutti gli insegnamenti e poi dimenticarli.

Crede nel mercato editoriale italiano?
A dire il vero, non credo nemmeno in Dio…

Quali sono i suoi progetti futuri? Qual è il suo sogno nel cassetto?
Spero di poter continuare a scrivere fino alla fine, è il mio solo modo per raggiungere una qualche forma di conoscenza. In questo modo sono aperta a futuri progetti e spero di recepirli quando mi compaiono. Ma i miei sogni inesauditi hanno un focus diverso e a questo punto non sono più realizzabili, il che non è male finché ci sono sogni.