In versione steelbook i primi quattro capitoli di Rocky in 4K UHD e blu-ray

A livello popolare capace di stare sempre in testa a qualsiasi altro titolo cinematografico, quella di Rocky è una serie che ha preso vita da un più che raro fenomeno culturale che risponde al nome di Sylvester Stallone: mente, corpo e anima di questo pugile dal cuore d’oro che aprì la propria strada del successo nella Hollywood anni Settanta e che ancora oggi genera proseliti nel mondo dell’entertainment, se pensiamo al franchise spin-off Creed.

Grazie a Warner Bros, i primi quattro capitoli della saga divenuta l’emblema dei titoli cinematografici incentrata sul self made man e che, paradossalmente, suggerisce tratti autobiografici dell’attore protagonista stesso (Rocky nacque come produzione a basso costo per esigenze economiche di Stallone, allora attore squattrinato in cerca di un lavoro nel cinema), sono ora disponibili in edizioni steelbook da collezione comprendenti ciascun film sia su disco 4K UHD che in formato blu-ray.

 

Rocky (1976)

Pugile di terza categoria della periferia di Philadelphia, Rocky Balboa (Stallone) è un sempliciotto dalla parlata facile e dalle buone maniere, innamorato della commessa di un negozio di animali Adriana (Talia Shire), sorella dell’amico Paulie (Burt Young), e che vede presto davanti a sé un’occasione senza eguali per potersi riscattare seguendo gli insegnamenti del manager Mickey (Burgess Meredith): il campione del mondo Apollo Creed (Carl Weathers) intende sfidarlo per il bicentenario della Festa d’Indipendenza.

Prodotta sfruttando pochi capitali da Irwin Winkler e Robert Chartoff, un’opera intramontabile diretta con grande mestiere da John G. Avildsen e che, pulsante tutta quella semplicità che gli ha consentito di essere amata dal pubblico (si pensi al corteggiamento di Rocky ad Adriana, agli allenamenti accompagnati dalla mitica musica di Bill Conti, ai duetti di Stallone con Meredith e Young), aprì la strada ad un modo di intendere un certo cinema sportivo quale metafora di una lotta esistenziale nel raggiungimento dei propri sogni. Un sogno americano in fotogrammi dall’epicità quasi favolistica che, aggiudicatosi i premi Oscar per il film, la regia e il montaggio, non avrebbe certo sfigurato nelle mani di Frank Capra.

Diversi commenti audio (di Stallone, di Avildsen, Chartoff, Winkler, Shire, Weathers, Young, dell’operatore steadicam Garrett Brown e del personal trainer Lou Duva insieme allo studioso storico sportivo Bert Sugar) accompagnano il disco 4K UHD, mentre, oltre agli stessi, il blu-ray offre molti extra estratti: un trailer, un teaser, tre spot tv, otto minuti di 8MM home movies of Rocky (1975) narrated by director John G. Avildsen and production manager Lloyd Kaufman, quattro di Three rounds with legendary trainer Lou Duva, sei di Interview with a legend – Bert Sugar author/commentator and historian, sedici dedicati agli avversari di Rocky nell’estratto The opponents, diciassette di Steadicam: then and now with Garrett Brown, quindici di Make Up! The art and form with Michael Westmore, undici di Staccato: a composer’s notebook with Bill Conti, nove di The ring of truth, dodici di Behind the scenes with John G. Avildsen, sette di Tribute to Burgess Meredith, tre di Tribute to James Crabe, ventotto di Video commentary with Sylvester Stallone, diciassette di Sylvester Stallone on Dinah! (1976), tre di Stallone meets Rocky e un esauriente making of diviso in tre parti.

 

Rocky II (1979)

Dopo l’incontro con Apollo (Weathers), che è terminato in pareggio e Creed vincitore ai punti, Rocky (Stallone) decide di appendere i guantoni al chiodo e di ritirarsi, per poi sposare l’amata Adriana (Shire) e dedicarsi al solo ruolo di marito amorevole e laborioso, fino a scoprire addirittura di stare per diventare padre; ma la vita, si sa, riserva sempre dei momenti difficili, quindi, per andare avanti, Balboa, sempre attento agli insegnamenti del proprio manager Mickey (Meredith), si vede costretto ad indossare di nuovo pantaloncini per accettare la sfida del suo sempre più rabbioso avversario, il quale vuole una rivincita risolutiva e definitiva.

Alla seconda occasione cinematografica per il pugile creato da lui stesso, Stallone passa dietro la macchina da presa per dirigere con mano propria le avventure di Rocky e mettere la sua visione al servizio del primo dei sequel da lui firmati, in modo da creare un tassello che, come il precedente, sia in grado di regalare forti emozioni e grandi interpretazioni. Un tassello che riesce ad innalzarsi grazie a momenti cult e dialoghi mitici (l’indimenticabile “Vinci” di Adriana), portando stavolta l’allegoria della boxe al cospetto di un discorso che punta sul ruolo di padre che Rocky dovrà affrontare e creando, allo stesso tempo, maggiore appeal per quanto riguarda la resa dei personaggi secondari, delineati e scritti con la tipica sincerità narrativa cara a Stallone, il quale sa ormai di poter fare affidamento su comprimari ben rodati come Meredith, Young, Weathers e la Shire.

 

Rocky III (1982)

Divenuto campione del mondo, Rocky (Stallone) cerca di difendere il titolo e di vivere la sua gloria insieme alla propria famiglia, costituita dalla moglie Adriana (Shire) e dal figlio Robert (Ian Fried), riuscendo sempre a mantenere la sua popolarità e la cintura incontro dopo incontro, sempre supportato dall’anziano Mickey (Meredith); fino al momento in cui l’ex avversario Apollo Creed (Weathers) si rivela un nuovo amico pronto a sostenerlo quando si presenta sulla strada una sfida decisamente difficile: quella con il boxer di nome Clubber Lang (Mr. T).

Diretto come il precedente da Stallone stesso, il terzo capitolo dell’epopea di Balboa si gonfia di pura gloria eighties tutta a stelle e strisce, sfoggiando sia in fatto di estetica che di contenuti un desiderio immenso di portare grandezza nel concetto di  spettacolo a tutto tondo. Infatti, assistiamo ad una veloce caduta e risalita del protagonista, incarnato da uno Stallone sempre più muscolare, oltretutto affranto dalla perdita del caro amico Mickey; mentre gli fa da perfetto contraltare emotivo la prova di un minaccioso Mr T, che grazie a quest’opera innalzò la propria fama (confermata l’anno successivo attraverso la serie televisiva A-Team), cui si affianca, oltre a volti mitici della serie quali la Shire, Young e Weathers, a partecipazione del wrestler Hulk Hogan nei panni dello scorbutico e manesco Labbra Tuonanti.

Candidato agli Academy Awards per la miglior canzone, ovvero l’indimenticabile Eye of the tiger eseguita dai Survivor.

 

Rocky IV (1985)

Rocky (Stallone) si vede costretto a tornare sul ring per vendicare la morte del caro amico Apollo (Weathers), avvenuta per mano del campione di pugilato russo Ivan Drago (Dolph Lundgren), una perfetta macchina da combattimento che viene dall’Est europeo; e decide di sfidarlo proprio nella sua fredda nazione, infilandosi dunque in territorio nemico con la convinzione di poter battere il micidiale avversario, nonostante Adriana (Shire) sia preoccupata per le conseguenze dell’incontro, la cui aurea porta anche un forte contrasto politico tra URSS e USA.

Alla quarta avventura la parabola esistenziale di Rocky si tinge dunque di pura politica, rivelandosi perfetta allegoria della Guerra Fredda vissuta tra Stati Uniti e Russia nel pieno degli anni Ottanta; e Stallone regista alza parecchio il tiro, realizzando una funzionale macchina emotiva figlia del decennio a cui appartiene, con eccessi narrativi ed estetici nei risvolti emotivi e nella resa degli incontri di boxe. Dall’affascinante povertà del primo capitolo, quindi, si arriva in questo caso a toccare la vetta della ricchezza visiva poggiando su una regia che guarda in maniera evidente ai videoclip allora in voga sul piccolo schermo, alzando anche il tenore generale tramite momenti cult a dir poco epici (il discorso finale di Rocky in mondovisione al cospetto di un “lusingato” Gorbaciov). Con Michael Pataki, Brigitte Nielsen (allora moglie di Stallone) e un indimenticabile Dolph Lundgren simil mostro di Frankenstein sovietico con i guantoni (storico il suo “Io ti spiezzo in due”) impegnati nel personificare la parte russa della pellicola.

Nell’edizione 4K UHD del lungometraggio, inoltre, in versione originale sottotitolata in italiano è possibile visionare anche la versione datata 2022 intitolata Rocky vs Drago: the ultimate director’s cut, voluta assolutamente da Stallone e che mostra un punto di vista alternativo alle vicissitudini di questo glorioso quarto capitolo.

 

Mirko Lomuscio