Intervista a Luca Filippi il giovane protagonista dell’ultimo film di Stefano Calvagna: “Un Nuovo Giorno”

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Cari amici di MondoSpettacolo oggi la vostra Erika Kamese è in compagnia di un giovanissimo talento: Luca Filippi, protagonista del film “Un Nuovo Giorno” di Stefano Calvagna

Luca, com’è nata la tua passione per il cinema?

Alle superiori, mi ricordo che guardavo una quantità di film impressionante, anche 3 film al giorno. Guardavo di tutto, soprattutto i film più recenti. Adesso invece ricerco i capolavori del passato. Per esempio 12 Angrymen da noi tradotto come “La parola ai giurati” di Sydney Lumet è un film per me modernissimo, ed è del ’57.

Sei protagonista del film che racconta la storia di Sveva Cardinale. Chi è Sveva Cardinale, e che emozioni hai avuto ricoprendo questo ruolo?

Sveva Cardinale è il nome d’arte di Paola, una donna, che però è nata nel corpo sbagliato. È nata come un maschio. Ma si è sempre sentita donna. Questo ruolo ha cambiato molto la mia mente: la ampliata. Ho scoperto che cos’è l’identità di genere. È un concetto che appartiene a tutti non ad alcuni. È un fattore estremamente intimo e riguarda l’accettazione e l’affermazione di sé, con sé stessi e con gli altri. In una persona transessuale il sesso genetico (che hai dalla nascita) non combacia con la tua identità di genere. Per ovviare al senso di malessere che si prova, la persona decide di compiere il processo di transizione (iter di processi medici). Quello che più mi colpisce è che la transizione in Paola era una questione di vita o di morte. Nel film come nella vita lei dice: “Io non voglio sopravvivere io voglio vivere”. Solo per dire questa frase devi attrezzarti di un lavoro di consapevolezza impeccabile e di un carico emotivo enorme.

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È stato difficile per te interpretare, dato l’inizio di un percorso artistico, un personaggio così forte nella sua cruda realtà, ma nello stesso tempo così fragile e sensibile?

Non posso non ammettere che all’inizio ero preoccupato! È vero sono giovane. Ma ho studiato a Roma per 4 anni. Ho delle basi concrete e so come affrontare un ruolo. A scuola mi hanno detto che ognuno di noi può fare tutto perché è già dentro di noi basta saperlo liberare, e alla fine delle prove non avevo più dubbi.

Che cosa hai provato quando il regista ti ha scelto?

Un misto tra gioia e paura! è bello quando il regista ha piena fiducia in te!

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Cosa pensano i tuoi genitori della tua carriera d’attore?

Sono il mio primo sostegno. Ho una fortuna sfacciata ad avere dei genitori come i miei. Vivo a Roma ma ci sentiamo tutti i giorni.

Che cosa ti affascina di più in questo lavoro, e perché?

Perché quando sei in scena ti puoi permettere cose che non fai o non faresti nella vita quotidiana. Sei libero da ogni imposizione sociale e mentale. Nella vita hai il freno a mano tirato mentre vai. In scena no. Quindi quello che mi affascina di più è questo senso di inibizione che però è più un lasciarsi andare veramente.

Se potessi scegliere, quale ruolo ti piacerebbe interpretare?

Spiderman

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Qual è il regista con il quale ti piacerebbe avere un’opportunità lavorativa e perché?

Con ogni giovane regista italiano che cerca di stravolgere il cinema qui da noi. Gli darei una mano volentieri.

Progetti futuri?

Nell’immediato? teatro, teatro, teatro.

Erika Diamanti