Intervista all’ attrice Natalie La Torre

Carissimi lettori vi voglio presentare Natalie La Torre. Classe 1998. Nata a Manfredonia in Puglia. Laureata in Mediazione linguistica e comunicazione interculturale. Nella sua vita è già stata modella, ballerina, conduttrice radiofonica ed infine bravissima e promettente attrice.

Il suo esordio nel mondo cinematografico avviene nel lungometraggio “L’ accordo” del regista indipendente Stefano Simone, che tratta il tema della biogenitorialità. Sempre con la regia di Stefano Simone nel 2020 è co-protagonista insieme a Rosa Fariello del mediometraggio “Il passaggio segreto”, un horror psicologico che ha ottenuto grande successo di critica e distribuzione.

Nello stesso anno, con lo stesso regista e con la stessa co-protagonista, recita con maestria nel lungometraggio “L’uomo col cilindro”, secondo capitolo della trilogia del mistero dopo il precedente mediometraggio, thriller metafisico a metà strada fra il noir e l’horror, già disponibile sulle principali piattaforme nazionali ed internazionali. Oggi è qua con noi per raccontarci di lei e del suo talento naturale come attrice.

Come nasce la passione per la recitazione?

Il tutto è nato casualmente da una semplice chiamata. Ricordo ancora: erano circa le ore 15:00, ero intenta a gustarmi una bevanda fresca a mare, sotto i raggi ardenti del tipico caldo estivo; mi ritrovai il pomeriggio stesso a parlare con un regista che, dopo 90 minuti abbondanti di chiacchierata, mi propose di ricoprire il ruolo di co-protagonista per un suo film. Non esitai un secondo. Precedentemente fui contattata per una comparsa in uno spot pubblicitario riguardante un festival del cinema tenutosi nel mio territorio. Per quanto riguarda la mia carriera nel mondo della danza, ho avuto comunque modo di approcciarmi al mondo della recitazione partecipando anche ad uno stage sul teatro nudo. Fu un’esperienza memorabile. Semplicemente sono del parere “Prendi l’arte e mettila da parte!”.

Quali sono state le difficoltà iniziali davanti alla macchina da presa?

Sin da piccola l’idea di essere al centro dell’attenzione mi ha sempre affascinato sia che si trattasse di salire su di un palco, di recitare, di presentare o essere la “star dei flash “di una macchina fotografica. Tra i tanti aspetti, quello che forse più mi ha destabilizzato è stato il vedermi proiettata su di uno schermo con movenze diverse, l’ascoltare la mia voce, l’essere calata in un mondo parallelo. Scrutavo in ogni singolo dettaglio Natalie, me stessa, il mio essere, il mio carattere, i miei lineamenti, la curva dei miei occhi e del mio sorriso. Nessuna difficoltà se non curiosità e stupore. Con “L’accordo “, di Stefano Simone, ebbi il primo approccio con il mondo del cinema, con il backstage di una produzione filmica con l’occasione di scoprire alcune delle tante tecniche cinematografiche e, come dirò sempre, tale esperienza fu un po’ come quella del noto diciottenne Marty McFly in “Ritorno al futuro “: non avrei mai pensato di sposarmi già all’età di 21 anni, di avere una figlia e trovarmi nello studio di un avvocato per ottenere il divorzio con Stefano . Che dire … la vita riserverà sempre delle sorprese dietro l’angolo!

Quanto è stata determinante la tua famiglia nella realizzazione dei tuoi sogni?

La mia famiglia è, è stata, è e sarà sempre al mio fianco nel seguirmi per ogni passo che farò in avanti, guardando al futuro. Il supporto di una mamma e di un padre è riflesso nella realizzazione degli obiettivi di un figlio. È la base su cui poter ergere un castello.

Qual è il ruolo che ti piacerebbe interpretare in futuro e con quale regista?

Parto dal presupposto che sono una ragazza piuttosto dinamica, amo la sana competizione, il mettermi in gioco e credo che interpretare un ruolo in un film d’azione potrebbe aiutarmi a sprigionare ciò che sono, il mio carattere. Un mix movimentato di lotte, acrobazie di ogni genere e perché no, essere a bordo di un’auto sportiva in preda ad un inseguimento. Sarà che ho visto troppi action movie? Chi lo sa, magari un giorno l’immaginazione potrebbe anche mutarsi in concreto. Per il nome del regista lascio una piccola reticenza a riguardo. Date le mie preferenze lascio a voi la scelta.

Come nasce la tua passione per la radio e quali programmi conduci?

Sembrerà strano ma anche l’esperienza in radio è sorta casualmente. Durante gli anni del liceo ero la “prescelta” nelle vesti di presentatrice per qualsiasi evento culturale si tenesse in collaborazione con la nostra scuola e proprio in una di tali circostanze un uomo sulla cinquantina volle conoscermi. Scesi dalle quinte del palco e da lì mi fu offerta la possibilità di lavorare in radio. La mia amica Radio mi conosce ormai da ben quasi cinque anni. Col tempo e con l’esperienza si matura, si è più disinvolti e spigliati nel tipico chiacchiericcio radiofonico. Nell’estate 2020 ho avuto l’inventiva di ideare e gestire per la prima volta un programma tutto mio, nuovo, sprizzettante che potesse sia divertire che suscitare interesse in un qualsiasi radio-ascoltatore: così nasce “Feel the sound “, un programma di musica inteso come excursus storico dei molteplici generi che hanno segnato l’evoluzione della musica nel tempo. Attualmente conduco un nuovo programma/format intitolato M.E.N.S. (medecine, exercise, nutrition and success) all’insegna di ottimi consigli pratici per una giusta cura della mente e del corpo: un mix di salute, sport, benessere e medicina a 360°. L’intera progettazione del programma così come i retroscena per la presa dei contatti, degli appuntamenti e degli argomenti da trattare richiedono tempo ma sarei bugiarda nel dire che non sono soddisfatta di ciò che faccio. Poi, purtroppo o per fortuna, la mia mente lavora h24: pensa, ripensa, costruisce, monta, smonta, ripensa ancora ecc … Non a caso ho in vista altri progetti ma , al momento, ci tengo a non spoilerare nulla.

 

Quali sono i registi che ti hanno più plasmato?

In realtà nessun regista mi ha per così dire “plasmato “. In qualità di attrice, mi viene spontaneo prendere come modelli d’esempio attori/attrici ma una cosa posso dirla: lavorando con Stefano Simone non ho potuto non ammirare i capolavori di Steven Spielberg. Come egli stesso affermava “Il vizio più costoso nel mondo non è l’ironia ma la celluloide ed io ho bisogno di una dose ogni due anni “: parallelamente mai riuscirei a non sentire il “Motore, azione!”. Questo si che mi ha plasmato ed è una formula diventata ormai parte integrante di me.

Com’è stato lavorare con Stefano Simone e quali sono state le difficoltà, se ce ne sono state, nel girare le scene?

Lavorare con Stefano Simone? Tutto è organizzato nei minimi dettagli, ogni cosa ha il suo tempo ed è tutto stranamente cronometrato … battuta, ora, secondo, minuto, ciak. È fondamentale lavorare al meglio così come anche l’essere affiancati da un’équipe esperta che condivide i tuoi stessi obiettivi e alimenta dentro di sé la voglia di crescere e apprendere come spugne.

Una domanda che faccio sempre: quanto c’è della bimba di ieri nella donna di oggi?

Sicuramente la voglia di continuare a stupirsi e stupire, migliorare e spingersi oltre il limite.

Quali sono le tue passioni?

Non parlerei di passioni ma di piaceri, interessi e curiosità che potrebbero guidarmi nel trovare quella giusta chiave per aprire la porta a me destinata.

Tra danza, recitazione, nuoto e giornalismo, quale fra queste attività metti al primo posto?

Collocherei al primo posto la danza e vorrei esplicitare il motivo di questa scelta: sin da piccola mi richiudevo in camera con la musica ad alto volume, ballavo senza tenere a mente uno schema coreografico ben preciso, non badavo alla sequenza dei passi … piuttosto prestavo attenzione alla melodia del brano stesso e alle tempistiche ritmiche. Misi piede in un’aula di danza all’età di 12 anni. Ricordo ancora quando a tarda sera riprovavo la coreografia del giorno davanti a uno specchio: era un modo per autocorreggermi ancor più nella fluidità dei movimenti. Non ho mai pensato ad un futuro da ballerina, non c’era spazio per la danza nel mio cassetto dei sogni ma mi ha dato l’opportunità di vivere momenti di ups and downs, di ballare di fronte ad una giuria, di conoscere celebrità e interfacciarmi in un mondo dove l’arte comanda. Un inizio da cui ha preso piede la mia carriera artistica che mi ha portato ad essere ciò che sono oggi.

 

Com’è stato vivere nel periodo di lockdown e come sono cambiate le tue priorità?

Stiamo ormai vivendo questo drammatico periodo storico da un anno e da ciò che ho vissuto personalmente ho messo in pratica un aspetto fondamentale: mentre sei in viaggio, non dovrai mai spegnere di getto il motore dell’auto, sarebbe un disastro … piuttosto deceleri anziché premere il piede sull’acceleratore. Il tempo vola ma ciò che conta sono le azioni e il modo in cui gestisci il tuo tempo. Come dico sempre “la logica fa pensare, le emozioni fanno agire “.

Quali sono i tuoi progetti nel mondo artistico e quali nella tua vita privata?

Spero ci possano essere nuove opportunità in ambito artistico, cinematografico e perché no, anche nel fashion world. D’altronde la passerella mi ha sempre affascinato così come il tipico cat walk da sfilata. Nella sfera privata punto il focus su me stessa e i miei obiettivi: dopo aver conseguito la laurea breve in mediazione linguistica e comunicazione interculturale l’estate scorsa, direi che il prossimo step sarà senza ombra di dubbio il raggiungimento di un ulteriore titolo di studio. Per quanto riguarda l’argomento “amore “: ci saranno occasioni migliori.

Ritieni più importante la professionalità o il talento?

Talento e professionalità: un connubio perfetto. Il talento è la materia prima. La professionalità vien da sé. È tutto strettamente correlato e l’uno non esclude l’altro.

Natalie, la nostra intervista finisce qui. Grazie per essere stata con noi. Io e la redazione ti aspettiamo per farci raccontare nuove luminose storie di lavoro e di vita.

Corinna Ivaldi

https://www.instagram.com/natalie98.rj/

L’uomo col cilindro disponibile in dvd e su Amazon Prime Video