Intervista allo scrittore Giuseppe Lazzaro

Giuseppe Lazzaro è nato a Massafra in provincia di Taranto. Di formazione classica è specializzando in Psicologia Clinica. E’un imprenditore e si occupa di formazione. E’un uomo sposato ed ha due figlie.

Si è molto occupato di associazionismo e di relazioni d’aiuto in ambito esistenziale e sociale. Giuseppe Lazzaro. Le sue ricerche vertono su temi che riguardano le realtà psichiche come sviluppo omeostatico e adattivo della persona nel  proprio contesto sociale ed esperienziale. Nel 2019 , e noi di Mondospettacolo abbiamo il piacere di intervistarlo

 

Quando ha sentito la prima volta l’esigenza di scrivere?

Ricordo che già durante la scuola primaria, amavo dare eleganza a quello che scrivevo. Era un fatto importante. Ho sempre amato la letteratura, proprio per questo ho scelto gli studi classici. Ricordo però che durante il liceo, la professoressa spiegava la sua materia ma io fingevo di prendere appunti e scrivevo. Amavo comporre poesie, commedie, racconti. Nella sessione dell’esame di Stato portai alla commissione due testi. Il primo era una raccolta di poesie e il secondo un saggio sui colori. Mi ha sempre appassionato scrivere ed è stato per me un aiuto, un grande aiuto nelle vicissitudini della vita. Poi ho deciso pubblicare il mio primo libro. Ho sempre sognato immaginato dentro di me una scena ben precisa e cioè quella di presentare un mio libro di fronte ad una grande platea. Così è stato quando ho presentato il libro nella mia cittadina. Mi sono sentito attorniato da tanto affetto e questo mi ha fatto davvero un piacere immenso. Mi sono posto come progetto di vita, di scrivere e pubblicare e di non perdere altro tempo. Ormai è una vocazione che fa parte di me. So che scrivere mi porta ad una mia autorealizzazione.

“DEL TEMPO E DELLA VERITA’ “ è un titolo impegnativo, cosa vuole trasmettere ai suoi lettori con questo libro?

Questo scritto parte da un evento personale. Ho perso una persona a me cara ed ho vissuto l’esperienza della malattia e della morte. Si tratta di mio padre ed era proprio un evento inaspettato. Negli ultimi giorni della sua vita mi chiamò e mi disse che aveva raggiunto una dimensione di pace. Psichicamente aveva accettato quello che stava vivendo ma la sua espressione mi incuriosi’ tanto. Oggi siamo un po’ tutti impegnati a non accettare il tema della morte come un evento legato al ciclo di vita. Mi venne in mente che noi scopriamo la verità della nostra vita, quando fuoriusciamo dalla dimensione temporale delle nostre vicissitudini. Siamo tanto presi dagli impegni che la vita ci sfugge e poi passa. In realtà abbiamo un tempo da vivere e cerchiamo di viverlo al meglio ma succede che non riusciamo a trovare la formula giusta per vivere serenamente. Noi scopriamo la verità delle nostre vite nel momento in cui riusciamo a dilatare il nostro tempo. Il lavoro che ho fatto in questo libro è cercare di comprendere come il tema del tempo ha incuriosito alcuni autori nel corso della storia. È un tema fortemente legato alla nostra esistenza e di questo ho scritto. Il libro passa da riferimenti a diversi autori fino ad arrivare a scherzare con i nostri modi di fare comuni. A tratti il libro diventa ironico, provocante ma porta ad una profonda riflessione di quello che è il senso delle nostre vite. Penso che ognuno di noi abbia la propria verità scolpita nel profondo e che ognuno di noi fermando il proprio tempo debba sentire di cosa si tratta e portarsi a progettare la propria esistenza come protagonista. Nel libro ho accennato al teatro greco quando il governo pagava le persone per andare ad assistere alle rappresentazioni. Questo permetteva una distensione di tipo sociale ed allentava i livelli di rabbi. Era un fatto politico ma a pensarci bene la visione di una storia rappresentata permette una catarsi ed uno sblocco emozionale. Questo oggi quando andiamo al cinema o quando andiamo a teatro. Le storie rappresentate prendono delle parti di noi e le rendono vive. È un momento in cui il tempo si è fermato, si è dilatato ed ha assunto una connotazione non di quantità ma di qualità. In queste occasioni scopriamo e ci confrontiamo con noi stessi e con le nostre verità.

Lei crede che una scrittura possa davvero aiutare a superare alcuni momenti difficili dell’esistenza di una persona?

Sì. Lo credo fermamente anche alla luce del fatto che storicamente i libri hanno cambiato la mentalità di un popolo intero. Chi legge si confronta costantemente con la propria interiorità. Il mio intento mentre scrivevo era quello di raggiungere un animo che avrebbe provato sollievo nel leggere le mie parole. In realtà questo è accaduto. Alcuni lettori sconosciuti, mi hanno scritto dicendomi che il libro è stato loro di aiuto. Quando scrivi, lo fai per un pubblico immaginario. Chi legge non conosce la tua storia ma attraverso la lettura si crea un incontro di anime. un discorso che ha il suo fascino. Anticamente la prima forma di comunicazione era la pittura ma poi la scrittura ha permesso di comunicare le proprie idee e le proprie emozioni anche a persone lontane. Sento di far parte anche di chi mi ha letto. In realtà attraverso la scrittura si creano le basi per un incontro. L’incontro o la relazione ci salva dai momenti disperanti della nostra esistenza. Attraverso la scrittura, l’incontro diventa ancora più profondo. Subentrano grandi emozioni e si avvia un processo di catarsi. Con il mio libro cerco di entusiasmare alla vita, quella vera e reale fatta di relazioni. Una signora mi ha confidato che il mio libro le ha permesso di provare un po’ di sollievo dopo la morte del proprio marito. Questo mi ha riempito di gioia perché non conoscevo questa signora ma gli sono arrivato attraverso le parole e le parole sono ponti di comunicazione tra esseri umani. Ci credo profondamente!

Se sì, da studioso di psicologia, pensa che possa essere uno strumento terapeutico e liberatorio anche per chi scrive?

Ho scritto per accettare la morte di mio padre ed attraverso la scrittura sono riuscito a darmi dei significati nuovi alla mia vita. L’assenza di una persona cara, diventa poi, presenza costante nella propria interiorità, quando si ha la forza di lasciarlo andare. Non è semplice ma la scrittura mi ha aiutato tantissimo. Penso ai più grandi poeti arrivati a noi attraverso la scrittura. In realtà oggi molte persone scrivono per liberarsi di emozioni e di vissuti non belli. Molte tecniche psicoterapiche si strutturano anche attraverso la scrittura. Freud stesso associava l’atto dello scrivere all’entrare in contatto con la propria interiorità. Uno psichiatra molto seguito, Roberto Assagioli, consigliava ai suoi pazienti di scrivere delle lettere a delle persone con cui si era in conflitto senza mai spedirle. La tecnica delle lettere è molto utilizzata in alcuni studi di psicologia. Questo processo, accelera un processo di accettazione e di cambiamento.

Descriva in parole sue cos’è un libro.

Un libro è un ponte tra chi scrive e chi legge. In Italia negli ultimi anni si sta affermando la biblioterapia che è un modo per creare un confronto con la propria interiorità e permette uno scioglimento di nodi emozionali anche importanti. Un libro per me rappresenta una vittoria nel raggiungimento della libertà interiore. 

 Da quale scrittore si sente ispirato?

In realtà il mio modo di scrivere trova ispirazione in diversi autori perché cerco di cogliere i significati che hanno dato ad un tema in particolare. Il mio stile di scrittura appartiene alla mia formazione ma cerco di rendere un testo comprensibile perché il mio intento è quello di arrivare al lettore in maniera immediata. Durante gli studi ho amato molto i grandi poeti della nostra storia e scoprivo che ognuno di loro mi lasciava qualcosa di forte che facevo mio. Potrei dire che trovo ispirazione in diversi autori ma molto probabilmente mi affascinano i letterati ed i filosofi di ogni tempo. 

 Come vede lo scrittore dei nostri tempi rispetto a quelli del passato?

Sento di dire che noi abbiamo un po’ il mito del passato: quello che è stato è sempre migliore rispetto ai tempi odierni. Sicuramente in passato abbiamo avuto geni letterari che ci hanno aperto la mente ma credo che anche oggi, abbiamo scrittori validi e oserei dire profetici. Oggi non esiste solo il libro cartaceo l’editoria tradizionale ha subito grandi cambiamenti. Si scrive sui blog o sui social. Questo va un po’ a discapito di una certa igiene letteraria ma infine possiamo essere tutti critici e criticabili. 

 Che tipo di pubblico spera di raggiungere con il suo libro?

Il mio desiderio più grande è raggiungere persone che possano trovare un senso di speranza e di amore per la vita, leggendo il mio libro. La mia copertina è rappresentata da un viale alberato. La via simboleggia il nostro presente, gli alberi sono gli altri. È un’atmosfera autunnale che significa immettersi in un’atmosfera di cammino per raggiungere la primavera dentro di sé e considerare che gli altri, nella nostra vita, ci sono sempre. Questo è il senso del mio libro. Percepire la speranza di poter alleviare i propri pesi esistenziali per vivere con più libertà interiore e con più serenità. 

Ha già altri progetti in cantiere?

Ho tanti testi nei miei cassetti che aspettano di essere sistemati e resi pubblicabili. In maniera determinata sto lavorando su una pubblicazione che riguarda la figura del padre che pubblicherò nel prossimo anno. In particolare ho degli scritti che riguardano due temi in particolare. Il primo riguarda l’inconscio ed il secondo i colori in psicologia. Credo di dover sistemare anche una raccolta di poesie che al momento sono un po’ sparse nella mia abitazione e nel mio studio.