INUDE: la musica come percezione di altro

Quello degli INUDE è un lavoro che definirei esoterico. Un ascolto che mi riporta indietro nel tempo e nello spazio, di quando il passato cercava di immaginare un futuro spaziale, di quando l’equilibrio delle cose galleggiava in un surrealismo fatto di percezioni più che di concretezza. Il singolo che lanciano si intitola “Balloon” e io punterei il dito sul video ufficiale che a suo modo descrive a pieno tutte le sfaccettature delle visioni, delle percezioni, delle sensazioni. Sinonimi probabilmente, ma è anche vero che il confine che li divide è assolutamente sottile e significante. Musica lisergica, un down-tempo digitale che galleggia in uno spazio che non è il nostro, probabilmente appartiene solo alla sfera di un subconscio che latita dentro i nostri desideri. Sarà che potremmo continuare a parlarne per ore senza mai aver definito nulla. E difatti questo brano ha la meravigliosa forza di lasciarci in balia di tutto quel che può sembrare senza darci altro appiglio concreto che il rigore metrico di una musica esoterica. Un bellissimo nirvana…

Noi puntiamo il focus quasi sempre sull’estetica. In musica l’estetica è fondamentale e cerca sempre una via di definizione che sia caratteristica e caratteriale. Gli INUDE, a quanto dicono, segnano un momento di passaggio con questo singolo. Tra ciò che è stato e ciò che sarà… dunque cos’è che sarà?

Quello che sarà lo vedremo con il nuovo album e con il nuovo live. Ci piace cambiare, ci piace scrivere immergendoci totalmente in un determinato ambiente. Per la scrittura di quest’album abbiamo passato sei mesi di isolamento in una baita del centro-nord Italia. Sarà sicuramente un album riflessivo e spirituale, ma si noterà anche un avvicinamento al soul ed al folk.

Facciamo un passo indietro: per voi cos’è l’estetica?

L’estetica è l’insieme di elementi che caratterizzano noi stessi. Musicalmente parlando si esprime indubbiamente scegliendo i colori che andranno a dare carattere ad un brano, quindi suoni, ambienti, parole, ritmi. 

E dunque parliamo di “Balloon”: che personalità e che carattere avete inseguito e dato a questo nuovo brano degli INUDE? Cosa cercavate?

Il processo creativo di Balloon è stato naturale, a differenza di altri brani sin dal primo ascolto tutti avevamo ben chiare le idee su quale sarebbe dovuto essere il risultato finale. Volevamo che fosse delicato e intimo, in particolare volevamo dare una senso di sospensione.  

Bellissimo il video. Ecco cosa intendo io per psichedelia e visionarietà… ci date qualche buona chiave di lettura per farlo nostro?

Grazie mille, tutto merito dei ragazzi di Acquasintetica, anche loro come noi amano lasciare grande spazio all’interpretazione personale. Per onorare questa presa di posizione non amiamo dare chiavi di lettura o interpretative, e pensiamo sia bellissimo affrontare un viaggio senza avere direttive precise.

Certe scritture, come la vostra, sembrano quasi dare il permesso ad ognuno di poter andare per una tangente interpretativa tutta personale. Anche il mix della voce e quindi il testo, in questa sospensione post-atomica, sembra voler mettere poco in chiaro la vostra posizione ma lasciare un’ombra di visione in cui ognuno possa costruire la sua verità. Che ne dite? E in generale come rispondete a chi del brano vi da un’interpretazione assai lontana dalla vostra verità?

La libertà interpretativa è sicuramente la via migliore per fruire dell’arte, soprattutto quando il suo contenuto è qualcosa di intimo e personale. La canzone rimane tua fino a quando non è pubblica; successivamente diventa di tutti, ed è giusto che ognuno viaggi con la musica, indipendentemente dal motivo per cui è nato un pezzo.

E veniamo all’oggi che dell’estetica sfacciata e superficiale si nutre. Gli INUDE come convivono con questa superficiale attenzione alla musica?

Da sempre la musica è anche un modo per apparire e da sempre esiste il lato commerciale dell’arte, che spesso e volentieri punta proprio all’estetica in senso negativo, riducendo la sostanza artistica a zero. 

Conviviamo con questo lato della realtà cercando di dare sempre maggiore rilevanza alla nostra musica a discapito dell’immagine di noi stessi che, come tutti, siamo fatti di semplice carne e ossa.