Isabelle: segreti e non detti nel dramma agrodolce di Mirko Locatelli

Isabelle (Ariane Ascaride) è un’astronoma francese trasferitasi in Italia. Trascorre le sue giornate tra il lavoro in città e una vita tranquilla in una villa immersa nel verde dei vigneti e della campagna triestina, assolata e bagnata dal mare.

D’estate suo figlio Jérôme (Robinson Stévenin), con la compagna incinta Julie, la va a trovare per passare qualche giorno insieme. Ma l’incontro di madre e figlio è turbato dalla presenza di un segreto condiviso tra i due e dall’arrivo di Davide (Samuele Vessio), un ragazzo in difficoltà che prende ripetizioni di fisica da Isabelle e inizia a frequentare la sua casa. Avvicinandosi sempre di più alla donna, Davide la costringerà a una scelta difficile.

Con Isabelle il regista Mirko Locatelli ci mette di fronte a un film in cui tutto è timido, non detto. La tragedia, motore della storia e suo movente, si percepisce in ogni momento della narrazione ma mai si vede. Non è difficile immaginare il segreto che agiti gli animi della donna e di suo figlio. Eppure, Locatelli non concede che l’intuizione, non mostra apertamente l’avvenimento da cui tutto parte. Non è, quindi, all’intreccio, piuttosto semplice e lineare, che si deve guardare. Non è la vicenda il fulcro, ma un dramma che è tutto interiore.

L’azione resta sullo sfondo e l’attenzione non può che puntare ai protagonisti. Prima tra tutti Isabelle, quasi teatrale, stretta nella morsa di un violento senso di colpa con cui fare i conti e in lotta perenne con se stessa per far sì che le cose vadano bene a tutti i costi.

La sua fragilità e il suo caos interiore finiscono per spingerla in un rapporto, quello con Davide, tremendamente ambiguo. Carnalità e castità si intrecciano senza soluzione e la costante tensione corporea e sensuale tra i due, mai espressa, mantiene vivo l’interesse.

Eppure, la tragicità e la forza dei sentimenti, il turbine che attraversa l’animo dei personaggi non raggiungono mai la violenza di un pugno nello stomaco. Perché tutto, nel film di Locatelli, è come stemperato e attutito dallo sfondo di un paesaggio sereno, tranquillo, quasi ineffabile e immobile che fa da controcanto al dramma. Il risultato è un film meravigliosamente agrodolce che tanto meno soddisfa il desiderio di sapere e vedere e tanto più mantiene viva la voglia di rimanere davanti allo schermo, fino alla fine.

 

 

Valeria Gaetano