It – Capitolo due: il ritorno di Pennywise

A due anni di uscita dal primo film, risalente al 2017, It – Capitolo due conclude la trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Stephen King presentandoci i protagonisti ormai adulti, essendo trascorsi ventisette anni da quando affrontarono il diabolico Pennywise.

Dietro la macchina da presa abbiamo ancora una volta l’argentino Andy Muschietti, il quale intende evidententemente ricalcare in maniera fedele la struttura del best seller scritto dal creatore di Castle Rock.

It – capitolo due apre attraverso un’inqiuetante sequenza ambientata nel paesino di Derry, già teatro dei misfatti del primo lungometraggio, svelando il ritorno del sanguinario e demoniaco essere dai connotati clowneschi.

Per questo i “Losers” devono farvi ritorno e rispettare il patto di sangue stretto quando erano adolescenti, sebbene ognuno di essi si sia ormai creato una vita lontana da quel luogo colmo di sconvolgenti ricordi.

Essendo questa la premessa del film, ci si sarebbe aspettati che fosse totalmente incentrato su un presente ricco di nuovi eventi, seppur influenzato da un passato ingombrante, e che si proponesse di mostrare i protagonisti prevalentemente nella loro nuova dimensione di adulti.

Tuttavia, proprio per aderire fedelmente al romanzo di King, Muschietti ci presenta una storia molto più complessa del previsto, giocata su un continuo andirivieni tra le due timeline della narrazione.

Così, in un gioco di flashback che spezzano il susseguirsi degli avvenimenti presenti, il regista regala grande spazio e rilievo ai personaggi da giovani, e, se a beneficiarne è sicuramente l’atmosfera che permea tutto il film, a soffrirne sono proprio le loro versioni adulte.

Infatti, nonostante siano magistralmente interpretate da attori del calibro di James McAvoy (è Bill Denbrough) e Jessica Chastain (è Bev Marsh), appaiono opache comparse accanto ai loro alter-ego teen.

Anche Pennywise (Bill Skarsgård) è molto meno terrificante rispetto al capitolo precedente, mentre la violenza delle sue azioni viene neutralizzata da una macchina da presa troppo intenta a scandagliare l’animo, i timori e gli amori dei protagonisti.

È, dunque utile avvicinarsi alla pellicola di Muschietti con la consapevolezza di assistere più ad una storia di profonda amicizia che ad un terrificante e sanguinario horror.

 

 

Sara D’Agostino