Keanu Reeves torna per la quarta volta a vestire i panni dell’ex killer che nel 2014, in John Wick di Chad Stahelski e di un non accreditato David Leitch, scatenò nel 2014 la propria ferocia dopo che i tirapiedi di un sadico malvivente gli avevano rubato la Boss Mustang del 1969 e il cucciolo di beagle ricevuto in regalo dalla moglie recentemente deceduta.
Diretto dallo stesso Stahelski, occupatosi anche di John Wick – Capitolo 2 e John Wick 3 – Parabellum, in John Wick 4 trova una via per sconfiggere il consiglio criminale della Gran Tavola; ma, prima di guadagnare la libertà, deve affrontare un avversario che ha potenti alleanze in tutto il mondo e che è in possesso di mezzi tali da tramutare vecchi amici in nuovi nemici.

Quindi, mentre ritroviamo in scena sia il Bowery King di Laurence Fishburne che lo Winston di Ian McShane, senza perdere tempo si parte a suon di scontri corpo a corpo, nunchaku, colpi d’arma da fuoco e lame assortite all’interno dell’Hotel Continental.
Un coinvolgente momento d’azione che fa solo da preludio ai molti altri presenti nelle quasi due ore e cinquanta di visione, dalla frenetica situazione in mezzo al traffico di Parigi nei pressi dell’Arco di Trionfo alla sparatoria che si consuma su una scalinata.

Senza contare un conflitto decisamente bagnato e il movimentato confronto a fuoco interamente ripreso dalla macchina da presa a piombo; man mano che Bill Skarsgård incarna il villain Marchese de Gramont e che nello stuolo di nuovi personaggi troviamo il non vedente Caine incarnato da Donnie Yen e il Tracker di Shamier Anderson, provvisto di compagno a quattro zampe con una particolare propensione a mordere i testicoli (!!!).
Senza contare il Killa dai denti d’oro, cui concede anima e corpo un irriconoscibile Scott Adkins e che sembra suggerire influenze bondiane in John Wick 4; oltretutto infarcito di esplicito omaggio a I guerrieri della notte nel mostrare il dettaglio delle labbra di una speaker di colore impegnata a trasmettere una rilettura della Nowhere to run di Arnold McCuller che fece da colonna sonora proprio al capolavoro di Walter Hill.

Il resto, fino ad un’ultima sorpresa posta al termine dei titoli di coda, lo fa la consueta tendenza a rispecchiare sempre più l’universo videoludico sparatutto, con un John Wick sempre più inverosimilmente invulnerabile (si rialza tranquillamente in piedi dopo cadute dall’alto e investimenti da parte di automezzi) e overdose di pallottole volanti.
Quindi, se lo spettatore amante dell’intrattenimento da blockbuster all’insegna delle esagerazioni rimane probabilmente soddisfatto, il resto del pubblico non può fare a meno di avvertire che, sebbene il ritmo non risulti assente, John Wick 4 rischia non poco di apparire eccessivamente fracassone e caotico nell’essere tirato un po’ troppo per le lunghe.
Francesco Lomuscio
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