Tratta dal libro Il marine, scritto da Pierluigi Vercesi e Raffaele Minichiello ed edito da Mondadori, Kill me if you can è l’opera di Alex Infascelli – regista di S is for Stanley e Mi chiamo Francesco Totti – che riporta “in volo” le imprese del secondo dei due citati autori. Nientemeno che un marine.
Il documentario sulla vita del dirottatore italiano parte con il raccontare la vicenda avvenuta nel 1969, quando le trasmissioni televisive di tutta l’America si interrompono annunciando che un uomo armato è salito su un aereo e ne ha preso il controllo.
La destinazione finale è Roma, partendo da Los Angeles. Ed ecco qua il dirottamento più lungo della storia. L’America è con il fiato sospeso e teme il peggio. Appena atterrato nella capitale italiana, Raffaele cerca la fuga a bordo di un’auto della polizia con all’interno il vice-sindaco; ma fallisce miseramente, poiché viene catturato successivamente nelle campagne.
Kill me if you can non è solo il titolo dell’opera in questione, ma anche la frase riportata sull’elmetto di Minichiello. La storia raccontata è incredibile e surreale, dal momento in cui il dirottamento non ha nessuno scopo terroristico o qualche violenta volontà.
Raffaele intendeva dimostrare al popolo americano che era uno di essi e voleva prendersi la giusta gloria dopo la guerra in Vietnam. Molti soldati infatti, appena rientrati dallo scontro erano stati accolti con indifferenza o rancore. La storia dell’italo-americano è segnata dalla condanna, dalle tragedie e dall’approvazione dell’opinione pubblica che lo vede come un eroe. Raffaele è amato da tutti, fuori e dentro il carcere. La gente non percepisce quello che ha fatto veramente, lo vede solamente come un ragazzo segnato dal conflitto bellico e nulla più.
Curiosità: oltre ad essere stato la fonte di partenza per Kill me if you can, il testo di Vercesi e Raffaele Minichiello pare abbia ispirato il personaggio di Rambo, interpretato da Sylvester Stallone nell’omonimo film cult degli anni Ottanta diretto da Ted Kotcheff e nei suoi quattro sequel.
Virginia Lepri
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