È l’artista giapponese vivente più famosa nel panorama contemporaneo mondiale: Yayoi Kusama.
Il docufilm Kusama Infinity, diretto da Heather Lenz, racconta la sua tormentata storia, fino al successo raggiunto negli ultimi anni.
Nata a Matsumoto, una città rurale giapponese, Kusama si dedica all’arte fin dall’eta di dieci anni. Ostacolata dalla severa madre prima e dalla rigida e conservatrice società giapponese poi, nel 1958 si trasferì a New York per realizzare il suo sogno di diventare una pittrice. Kusama era giovane e molto bella, ma donna e giapponese. In una società maschilista e razzista come era quella americana degli anni Sessanta, la giovane, nonostante le sue innegabili doti artistiche e innovazioni avanguardistiche, riuscì ad attirare solo l’attenzione, ma mai il successo.
Famose divennero le sue manifestazioni completamente nuda contro la guerra in Vietnam e le sue installazioni colorate e psichedeliche. In molti la copiarono guadagnando il successo, primo fra tutti Andy Warhol.
I continui fallimenti la resero fragile ed instabile, per cui, da trent’anni, vive in un ospedale psichiatrico.
Le sue produzioni artistiche a pois, le famose infinity room e le inedite sculture morbide oggi spopolano in tutto il mondo.
Attraverso le sue stesse parole, materiale d’archivio e inedito, interviste a galleristi, collezionisti e critici d’arte la regista Lenz racconta una storia d’arte tutta al femminile. È, come ha dichiarato la stessa regista: “La storia di una pioniera che ha dovuto superare il sessismo, il razzismo e la malattia mentale per perseguire il sogno di essere un’artista”.
Infatti Kusama è riuscita a plasmare e a trasformare i suoi labirinti mentali in vere e proprie creazioni artistiche psichedeliche, sicuramente eclettiche e innovative.
Le sue frustrazioni e problemi mentali, il tardivo riconoscimento la rendono sicuramente un’icona dell’arte d’avanguardia contemporanea. Kusama Infinity è la storia di una donna che ha dedicato drammaticamente tutta la sua vita all’arte.
Anastasia Mazzia
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