L’amore secondo Isabelle, la ricerca della metà

L’amore secondo Isabelle è la ricerca, da parte della protagonista, dell’amore nella sua completezza.
Isabelle (Juliette Binoche), un’artista non più giovane ma sempre affascinante, vuole amare ancora, dopo il divorzio dal padre di sua figlia, desidera di nuovo essere felice accanto a un uomo.

Le sue relazioni sono volubili, alla maniera del proprio carattere: sembra prediligere situazioni complicate, come quella con il banchiere (Xavier Beauvois), con il quale tronca brutalmente dopo che questi, in un impeto di onestà e di disturbo ossessivo compulsivo con le bevande, le spiega che non avrebbe mai lasciato la moglie. Isabelle si sente tradita, ferita, come se lei avesse dimenticato di essere l’amante e che vi fosse una “signora banchiera”.

Isabelle ama senza essere ricambiata e sfugge da coloro che le vogliono veramente bene.
La sua ricerca dell’amore la spinge a cercare il conforto di un amplesso, nella speranza che da quello possa nascere un sentimento reale e duraturo, per poi trovarsi nuovamente a piangere e ad accogliere nel suo cuore e nel suo letto, per l’ennesima volta, l’ex marito (Philippe Katerine).

Isabelle insegue una chimera, un sogno che esiste solamente nella sua mente.
Consigliata, spesso malissimo, dal suo istinto, si getta a capofitto nelle relazioni, senza sapersene tirare fuori quando queste naufragano miseramente.

Isabelle è incapace di amare veramente, tanto che appena trova Sylvain, uomo disposto a sopportare i suoi sentimenti altalenanti, lo abbandona perché, aizzata da uno spasimante, vede nel suo nuovo compagno qualcuno che le è inferiore per cultura e ceto sociale.

La protagonista de L’amore secondo Isabelle vede girare attorno a sé una miriade di personaggi, alcuni senza nome, che servono unicamente a renderla centrale nella narrazione, ma che non funzionano, perché lei stessa non funziona.

Tra una crisi depressiva e l’altra, Isabelle insegue il sogno di innamorarsi, finendo nel letto di mezza Parigi, incredula, una volta finita la passione, quando l’amante di turno l’abbandona.

Isabelle sembra permeata di un’ingenuità degna di un’adolescente, più che di una donna matura, in quanto si concede subito, senza neanche tentare di conoscere l’uomo che ha di fronte a sé, innamorandosi della possibilità di amare.

Non appare, quindi, strano vederla seduta da sola di fronte ad un indovino (Gérard Depardieu) lasciato a sua volta la sera prima da una donna in auto (Valeria Bruni Tedeschi).

Nessuno dei due può aiutare l’altro, ma, mentre Isabelle è ancora strettamente aggrappata agli uomini del suo passato, l’indovino sembra quasi proporsi come papabile sostituto.
Nel finale il quadro generale sembra prendere una forma, in quanto Isabelle, gettatasi tra le braccia di ogni singolo uomo, sposato o meno, per colpa dei consigli poco avveduti dell’ indovino, viene consigliata ancora una volta da quest’ultimo.
I personaggi sono mostrati dalla regista Claire Denis in qualità di rappresentazione della nostra società, nella quale l’avere tutto, sempre, a disposizione rende le persone avide di avere, con la stessa facilità, anche il pieno possesso dei sentimenti altrui.

 

Mara Carlesi